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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 2 Giugno 2024

Domenica 2 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 14,12-16.22-26

“Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole”. Il sangue di animali, simbolo della vita, è versato da Mosè insieme su tutto il popolo e sull’altare. Unisce insieme Dio e il popolo dopo la lettura del libro: un’unica corrente di vita unisce il popolo con il Dio dell’alleanza.

La parola dell’alleanza sta nella promessa:  ‘Io sono il tuo Dio’. Esprime una relazione che non viene meno perché fondata sulla fedeltà del Dio liberatore. Il rito esprime la consapevolezza di un dono e richiama tutto il popolo a lasciarsi trasformare da quella parola. Da qui sorge un impegno: quello che abbiamo ascoltato lo eseguiremo.

Gesù svolse la sua ultima cena con i discepoli nei giorni vicini alla festa della pasqua. Questa festa ricorda il passaggio dalla schiavitù alla libertà e l’agnello è uno dei segni del rito. Con il sangue dell’agnello erano state segnate le porte e l’agnello era stato mangiato prima di partire, pronti per un cammino nuovo e sconosciuto.

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Annualmente nel plenilunio della primavera la pasqua è così memoria degli eventi dell’esodo e li rinnova. In una cena vissuta nei giorni della Pasqua, Gesù riprende gesti e parole del rito e presenta pane e vino rendendoli segno dell’intera sua esistenza e della sua morte: ‘Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio” (Mc 14,22-25)

L’intera sua esistenza è racchiusa nei segni del pane spezzato e del vino versato. Le parole di quella cena manifestano l’orientamento di tutta la sua vita: Gesù l’ha intesa come dono e come servizio per gli altri. Il suo agire ha posto una radicale critica al potere religioso fondato su progetti di dominio e sulla violenza.

L’ostilità del potere religioso e di quello politico sono sorte contro di lui perché il suo messaggio apriva a rapporti nuovi di riconoscimento dei piccoli, di uguaglianza e solidarietà. Scardinavano privilegi e forme del potere. Nelle parole dell’ultima cena Gesù ribadisce che la sua vita è intesa come pane spezzato per tutti: donata al Padre e spesa per l’accoglienza facendosi solidale con gli esclusi. Si attua un’alleanza nuova che ha il suo centro nel dono di Gesù stesso: la sua morte rivela l’amore di cura dell’Abba.

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L’Eucaristia diviene segno di un dono di amicizia e di vicinanza ma è anche profezia di rapporti nuovi aperti senza confini, di pace e di fraternità tra i popoli. Gesù convoca la comunità; alla vigilia della sua morte conferma la sua speranza e il suo affidamento alla causa del regno: chiama i suoi a seguirlo sulla sua strada e ad intendere la vita come pane spezzato per gli altri.

Non possiamo vivere la festa del corpo del Signore senza pensare chi non può partecipare al pane della vita. Non possiamo in questi giorni rimanere indifferenti verso la popolazione affamata e devastata di Gaza. Facciamo nostra la preghiera di mons. Sabbah del 30 maggio us (dal sito http://www.bocchescucite.org):

“Ed io prego: “Egli mette pace nei tuoi confini”. Ma dov’è la pace, Signore, nella nostra Striscia assediata e rasa al suolo? Dove sono le nostre frontiere che nessuno dovrebbe violare, se chi ci tiene in gabbia chiude i valichi perfino al pane? “Egli ti sazia con fior di frumento” Dov’è il pane, Signore, quello per sfamare i nostri piccoli e gli anziani allo stremo? A che mani hai affidato il cibo, le medicine, il gasolio, per non farci morire tutti oltre ai 36.000 già uccisi? 

Padre nostro, Sia santificato il tuo nome in ogni persona che abita la Terra santa. Tu che sei nei Cieli, abbassa lo sguardo verso la tua Palestina. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Il pane e la pace. Guarda le 600.000 persone spostate da una zona all’altra, bombardate sulle loro tende e denutrite. I piani degli uomini sono manifesti: sterminare tutti i palestinesi di Gaza. Venga il tuo regno invece di questi piani genocidiari”.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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