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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 17 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 1,6-8.19-28

“Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri”. Il profeta riconosce al cuore della sua vita un invio: mandato a portare il lieto annuncio ai poveri nella forza dello Spirito. E’ inviato per la gioia: deve porre gesti di cura e liberazione, fasciare piaghe dei cuori, liberare i prigionieri. Il suo annuncio si rende vicino in gesti di liberazione.

La prassi da attuare indica lo stile di Dio, la misericordia ed apre un tempo segnato dalla misericordia. Questa novità segna la vita del profeta e lo coinvolge per primo: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza”.

Il mantello della giustizia lo avvolge perché “il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Lo sguardo si allarga a comprendere un sogno di giustizia e di pace che coinvolge tutte i popoli chiamati ad accogliere una azione di Dio stesso che pur tra le contraddizioni sta facendo germogliare una novità nella storia.

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Nella pagina del vangelo Giovanni il battista è chiamato a rendere testimonianza in rapporto a Gesù. Giovanni sperimenta il rifiuto della sua azione ed è accostato con ostilità e sospetto. Ma le sue risposte a chi lo interroga sono tutte rivolte ad un altro: la sua missione di ‘testimone’ lo orienta in rapporto alla luce ed in questo si oppone alle tenebre della violenza.

“Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce”. Così parla di se stesso quale ‘voce’ che richiama a preparare una via: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore”. La sua esistenza è rivolta verso, indica qualcuno, è protesa ad una preparazione e suscita una ricerca: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me”.

Il gesto da lui proposto a tutti, l’immersione come battesimo intende coinvolgere in questa ricerca e attesa. E’ preparazione e chiede cambiamento e conversione. Attesa e disponibilità per un cambiamento della vita. Tutta l’attenzione è fatta convergere su Gesù. Nei tratti del Battista si può ritrovare il profilo dell’uomo di Dio: nella prova, consapevole della propria fragilità, pur affrontando le delusioni per il mancato riconoscimento e le sofferenze per il rifiuto, si mantiene fedele, testimonia la luce. Vive la testimonianza di una gioia che viene da Dio, dal suo dono. E prepara un incontro.

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“Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4,4-5): Paolo indica una gioia che non è fuga dalla storia e nemmeno chiudere gli occhi di fronte a tutto ciò che angustia e opprime. Rallegrarsi non è l’attitudine dei superficiali e degli indifferenti ai drammi ed alle tragedie della stori e del vivere, ma lo stile di chi accoglie il venire del Signore.

Non è illusione vana ma lo sguardo profondo che trae la sua forza dal fatto che il Signore è vicino. E il Signore è vicino perché è entrato in questa nostra storia legandola a sé in modo definitivo. Continua a farsi vicino nelle chiamate all’interno della storia personale e collettiva. E’ vicino perché attendiamo il suo ritorno come raduno e come incontro, fine della storia, porto di ogni navigazione. La radice più profonda della gioia sta nella consolazione di una presenza che viene.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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