p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 16 Ottobre 2022

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La parabola del giudice iniquo e della vedova nel vangelo di Luca è collocata nella cornice di un invito a pregare senza stancarsi nel tempo dell’ingiustizia. Una vedova, espressione di coloro che sono i più fragili e sena difese, si rivolge con forza ad un giudice che non prende le sue difese e si dimostra indifferente. Il monologo interiore del giudice tra sé e sé – un artificio letterario che consente al lettore di conoscere l’attitudine del giudice – manifesta come solo l’insistenza della vedova abbia smosso la sua attenzione e la motivazione del suo interessamento stia nel desiderio di non essere importunato. E’ un comportamento iniquo, e la vedova è la figura del debole, senza difese e senza appoggi umani. Il suo coraggio e la sua insistenza superano il senso di impotenza e la delusione che interviene in queste vicende. La donna non smette di recarsi, in modo insistente e continuativo, dal giudice con la richiesta: ‘Fammi giustizia contro il mio avversario’. La sua insistenza non viene meno di fronte all’attesa prolungata a cui è sottoposta e non viene minata dalla percezione di non essere ascoltata. Questa scena rinviava certamente a situazioni quotidiane che erano ben conosciute agli ascoltatori di Gesù – e anche oggi sono la sofferta attesa di verità e giustizia da parte di tante persone offese e ferite -. Ad un certo punto però il giudice cede alle insistenze: ‘le renderò giustizia, perché non venga a seccarmi’ espressione che si potrebbe anche leggere così: ‘le farò giustizia perché alla fine non mi colpisca in faccia’ – un veloce tratto di Luca che accenna alla giusta rabbia degli oppressi di fronte alla prepotenza di chi ha il potere -. E’ la descrizione di un ascolto, alfine, da parte di un giudice iniquo.

Il centro della parabola sta nella presentazione del volto di Dio con un argomento a fortiori: se il giudice iniquo si è comportato in questo modo dando alla fine ascolto per l’insistenza della vedova, quanto più Dio stesso, che è fedele, farà giustizia ai suoi poveri: se quell’uomo senza timore di Dio e senza rispetto per gli altri è giunto a prestare ascolto, Dio, che è fedele, ascolterà i poveri che gridano a lui.

Altrove Luca aveva presentato il medesimo stile di argomentazione: “Se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre celeste darà lo Spirito santo a chi glielo domanda” (Lc 11,13).

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Un primo messaggio della parabola può essere letto nel proporre il volto di Dio che rimane fedele, anche se sembra che non ascolti, anche se l’attesa è faticosa. Gesù probabilmente nel parlare ai discepoli aveva presentato il volto di Dio che pone difficoltà perché rimane in silenzio, richiamando alla radicalità di una fede nuda di affidamento. Rivolgendosi alla sua comunità Luca riprende la parabola di Gesù e pone accento sul volto di Dio che molto più farà giustizia e ascolta ponendolo in rapporto di contrasto rispetto al giudice disonesto.

Un secondo messaggio della parabola riguarda il volto del discepolo: la vedova nelle parole di Gesù è donna forte che insiste e lotta per la giustizia. Non smette di invocare, di sperare: sempre, senza stancarsi. La vedova è esempio del credente che non ha altri sostegni, che ha fiducia in Dio. Ed è anche donna forte che non viene meno ad esigenze di giustizia.

La preghiera è talvolta questa lotta che tiene insieme sguardo alla storia, compassione e grido a Dio portando la sofferenza delle vittime: non tanto una battaglia come per Israele contro un altro popolo (ved. prima lettura), ma una lotta esistenziale. E’ questo il combattimento che i cristiani sono chiamati a compiere: perseguire la giustizia nello stare davanti a Dio con fiducia. La sfida è mantenersi vigilanti contro l’ingiustizia nel tempo dell’attesa e custodire la fiducia nel ritorno del Signore. E’ la fatica del tempo della chiesa. Luca indica che il cammino dei discepoli e delle discepole è quello di questa vedova, senza appoggi, che porta nella sua invocazione la sete di giustizia dei poveri. E’ incoraggiamento nel tempo faticoso della storia a non venir meno nella speranza anche di fronte alle contraddizioni e al silenzio di Dio che suscita la nostra responsabilità.

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Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.