Un ramoscello dalla cima del cedro: è una piccola fronda presa e piantata su di un monte e lì cresce fino a diventare un grande albero. Sui suoi rami gli uccelli faranno il loro nido. Questa immagine è simbolo che racchiude un annuncio riguardo l’agire di Dio ed il rapporto con Lui.
La creazione stessa, la fronda di un grande albero suggerisce che Dio sceglie i piccoli. Il suo sguardo si pone su realtà fragili e le conduce ad una crescita che supera ogni attesa. Dio guarda i piccoli e la sua azione è dono di vita, apre ad una fecondità che va oltre i pensieri umani.
L’incontro con il Dio liberatore è scoperta che non la grandezza umana, ma la vicinanza di Dio è sorgente d fecondità e di vita. Un piccolo ramoscello diviene un grande albero perché una mano l’ha preso e piantato altrove su di un alto monte. Così Israele scopre che al cuore della sua esistenza sta la presenza del Signore che è vicino al povero e alla vittima, a chi è piccolo per dargli vita, al di là di ogni previsione e aspettativa.
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Così il salmo canta: “il giusto fiorirà come palma / crescerà come cedro del Libano / piantati nella casa del Signore / fioriranno negli atri del nostro Dio”. C’è un fiorire possibile perché radicato in un affidamento nel Signore che dà vita e porta fecondità.
Gesù presenta la vita di incontro con Dio come un seme che cresce dopo che è posto nella terra. E cresce in modi che nemmeno colui che l’ha seminato conosce. C’è un dono al cuore dell’esistenza. La crescita del seme nel segreto della terra non è esito di particolari opere, ma deriva da una forza che sta dentro il seme stesso.
La crescita del piccolo seme proviene solo dall’accoglienza di un dono, nella fiducia di quel gesto di affidare il seme alla terra. Il seme posto sulla terra è così immagine che indica l’agire di Dio: dono che non deriva dalle capacità umane e da una conquista, ma è gratuità da accogliere. Chi scopre la presenza di un amore gratuito nella sua vita può intendere l’esistenza in modo nuovo e aprirsi ad un cambiamento che investe ogni suo ambito.
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E così ancora Gesù paragona il regno di Dio ad un granello di senapa, il più piccolo dei semi che quando cresce diviene il più grande di tutte le piante dell’orto e gli uccelli possono fare lì il loro nido. E’ il seme più piccolo e c’è una sproporzione tra la piccolezza del seme e la grandezza dell’albero che cresce. Più grande di tutte le piante dell’orto.
C’è un particolare da non perdere. L’orto è alla portata di mano di tutti, è davanti a casa. Gesù parla di qualcosa che tocca la vita e non è distante dalla quotidianità. L’incontro con Dio non è riservato a particolari categorie di persone, non implica eroismi e non richiede imprese eccezionali. Sta al cuore della vita, non è lontano e inaccessibile, ma esige solamente occhi e cuore per scorgere la forza di vita racchiusa nella piccolezza.
E’ dono che si rende presente vicino, nell’orto di casa, se si scopre la presenza di un dono piccolo ma che reca in sé una promessa di vita dalle proporzioni impensabili. E’ realtà fragile, come un granello di senapa ma può diventare albero dove gli uccelli fanno il loro nido.
Gesù annuncia la parola come potevano intendere coloro che lo ascoltavano. Gesù narratore di parabole, nel suo linguaggio narrativo e nell’indicare paragoni che parlano all’esperienza di chi lo ascolta apre a scorgere una parola di vita nella propria esistenza, ad un incontro che cambia e conduce ad orizzonti di ospitalità, come un albero su cui gli uccelli possono fare il loro nido.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.