Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
Il termine chiave del IV vangelo è ‘segno’: a Cana è presentato il primo dei sette segni posti fino al momento della croce a Gerusalemme. Non di ‘miracoli’ si parla nel IV vangelo ma di segni. C’è qualcosa che sta oltre, da scorgere dentro e oltre l0’agire di Gesù, i suoi gesti e le sue parole. A Cana la gioia delle nozze, la bellezza di un incontro, la convivialità di una festa, il sapore del vino, l’attesa di fronte ad un intoppo… sono tutti segni. Ci sono gli sposi e la loro festa ma tutto diventa segno per indicare Gesù stesso che viene ad incontrare una umanità in attesa come colui che ama e si dona per i suoi amici.
Accanto a Gesù sta Maria che non viene mai chiamata per nome ma è presentata come ‘madre di Gesù’. A lei Gesù si rivolge con una espressione che sorprende: “Che ho da fare con te, donna”. Un senso di distanza e di ripulsa? oppure un ritrarsi cordiale di fronte ad una proposta che Gesù non intende accettare. Chiama Maria ‘donna’ e questo termine ritorna quando sotto la croce vi è la consegna a lei del discepolo amato: ‘Donna, ecco tuo figlio’. Anche ‘donna’ è una parola-segno che rinvia ad altro.
Non è ancora giunta l’‘ora’ dice Gesù. Il tema dell’ora è un altro filo che attraversa interamente il quarto vangelo con rinvii continui ad un’ora da venire (Gv 7,30; 8,20; 12,23.27). L’ora decisiva, quella della croce, è identificata con la glorificazione. Lì, in modo paradossale, la gloria di Dio si manifesta nel volto del crocifisso. Ora e gloria stanno insieme. Gesù nel suo cammino più volte dice che ancora non è giunta la sua ora, ma fino al momento dell’inizio dell’ultima cena che viene introdotta dalle parole: ‘sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine’ (13,1). L’ora di Gesù diviene così il punto decisivo in cui convergono tutte le scelte della sua vita. I suoi gesti sono indicazioni dirette all’ora della croce quale ora dell’amore fino alla fine. Gesù a Cana si rifiuta di compiere un gesto sorprendente: non segue la logica dei miracoli. Il suo esserci a Cana, facendo sì che la festa possa continui e vi sia una gioia condivisa nell’incontro è segno di quanto sarà manifestato sulla croce.
Maria suggerisce: ‘fate quello che vi dirà’. Non è un rifiuto quello di Gesù ma invito ad entrare in un percorso nuovo guardando i segni. Sei giare piene di acqua divengono contenitori di un vino tanto buono da suscitare stupore: le giare che servianoper la purificazione, per i gesti dell’osservamza, divengono contenitori di un annuncio di gioia: il segno di Cana è segno del vino che porta gioia e rallegra il banchetto.
Ed il banchetto nella Bibbia è immagine evocativa della gioia e della novità portate dal messia (Is 25,6). L’incontro stesso di Dio con il suo popolo era presentato nell’immagine di uno sposalizio: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.” (Is 62,4-5). Il vino buono e prezioso alla festa rinvia quindi al tempo della venuta del messia “Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente, poiché la mia ira si è allontanata da loro. Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano. Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, fioriranno come le vigne, saranno famosi come il vino del Libano.” (Os 14,5-8)
Il segno di Cana è orientato all’ora di Gesù indicato come il messia: arreca gioia nuova come vino nuovo nella storia. Maria ha i contorni della ‘donna’ che si affida e rinvia alla chiesa che vedrà affidati i discepoli di Gesù sotto la croce. Cana è quindi epifania: invita a ricercare la gioia che proviene dal dono di vita di Gesù che vince ogni situazione di buio e di morte.