โChe giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede puรฒ salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: โAndatevene in pace, riscaldatevi e saziateviโ, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Cosรฌ anche la fede, se non รจ seguita dalle opere, in se stessa รจ mortaโ.
La lettera di Giacomo รจ stata spesso, e superficialmente, letta come testo di decisa affermazione dellโimportanza delle โopereโ nella vita cristiana in contrasto con le affermazioni di salvezza solamente in virtรน della fede. Si trattava di posizioni forse presenti che estremizzavano la linea di Paolo che aveva dato accento al primato del dono di grazia e allโaccoglienza di questo dono senza alcuna condizione. Cosรฌ la lettera di Giacomo รจ stata valorizzata in una prospettiva polemica o, al contrario, svalutata perchรฉ troppo legata ad una mentalitร legalistica. Ma tale lettura non rende ragione del messaggio racchiuso in questo testo, rivolto ad una comunitร che viveva il rischio di snaturare la propria fede in Gesรน Cristo (Gc 1,1; 2,1; 5,14-15) in fondo di perdere lโessenziale. Il rischio piรน grande รจ nellโintendere la fede in modo indifferente alla sofferenza e alla sofferenza degli altri, delle vittime. Lโinsistenza di Giacomo sulle โopereโ รจ da intendere alla luce di tale preoccupazione di apertura allโaltro. Solo nella relazione allโaltro si puรฒ incontrare il senso profondo della vita e lโannuncio del regno che Gesรน ha posto al centro del suo cammino.
Per questo Giacomo insiste: โReligione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre รจ questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondoโ (Gc 1,27). Lโincontro con Dio passa nellโincontro concreto con lโaltro sofferente. Lโesperienza di fede appare sin dallโinizio connessa al rapporto con lโorfano, la vedova, e con il povero. Il volto di Dio incontrato da Israele nellโesodo ha i tratti di chi si china per liberare, per aprire vie di uscita dallโoppressione. La sua scelta diviene il paradigma di ogni percorso di incontro con lui: non esiste fede in Dio senza un rapporto nuovo, di giustizia, che promuova solidarietร e ascolto del grido degli schiacciati. Cosรฌ Giacomo dice: โAmerai il prossimo tuo come te stessoโ (Gc 2,8).
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Lโautore sembra presentare ad un certo punto il quadro di una assemblea liturgica: lโinvito โAndate in paceโ รจ una formula antica per sciogliere lโassemblea. In questo contesto si richiama alle โopereโ indicandole come modo di rapportarsi agli altri. Confessare la fede e celebrare la liturgia rimangono vuote se non comprendono un rinvio agli altri, di sollecitudine, di cura.
Eโ questo il cammino di Gesรน. Quando Pietro lo riconosce come โmessiaโ, Gesรน รจ preoccupato di specificare che tipo di messia: non il messia della gloria e del potere, ma il messia che vedrร venire incontro a lui rifiuto e violenza. Ciรฒ perchรฉ ha annunciato con le parole e i gesti un mondo in cui vi รจ una alternativa radicale allโoppressione, al potere che schiaccia, allโuso dei beni per generare iniquitร . Eโ lo stile di relazioni nuove, da fratelli e sorelle. Gesรน parla di un modo di vivere insieme che รจ alternativo alle logiche della sopraffazione e della violenza: annuncia felicitร per chi sceglie lโamore come orizzonte della propria esistenza, perchรฉ ha scoperto il volto di misericordia di Dio: โchi perderร la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverร โ.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
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p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.