La storia di Samuele inizia con il pianto di Anna avvilita per la sua sterilità . Ed insieme con un rimprovero del sacerdote perché Anna nel suo piangere davanti a Dio non aveva un contegno religioso.
Tutto si capovolge quando Anna partorisce un figlio e si manifesta il volto di un Dio che rovescia i modi di pensare umano, sta dalla parte dei ‘poveri’ e spezza le armi dei violenti. Samuele dopo la nascita è consegnato al Signore e vive presso il tempio. La pagina della sua chiamata è centrata sull’irrompere della parola e sull’ascolto.
Samuele accoglie una voce ma non sa da dove proviene; solo dopo vari tentativi può aprire il cuore e dire ‘eccomi’ a Dio stesso. Nel racconto si rende presente Dio che rivolge la sua parola e chiama per nome. Come per Abramo e Mosé anche Samuele viene raggiunto in modo inatteso e vive la fatica discernere  da dove proviene quella voce che lo inquieta.
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Il suo itinerario trova aiuto nel vecchio sacerdote Eli, paziente nel lasciare spazio alla ricerca del giovane, attento e discreto nell’indicare l’apertura ad un incontro e l’ascolto dell’Ineffabile.
Un grande messaggio di questa pagina è che Dio chiama, rivolgendo la sua parola, continua a chiamare nella storia e suscita attenzione e ascolto. E’ una voce debole, può sempre essere confusa con altre voci. Ma c’è un altro messaggio: ascoltare le chiamate di Dio non può compiersi senza un confronto, senza un’altra parola, questa volta umana.
La parola di Dio richiede la fatica dell’ascolto e dell’interpretazione, da attuare continuamente ed insieme. Le chiamate di Dio sono parola che raggiunge non in modo impersonale e asettico, ma come invito personale. Per ogni persona si apre la via di compiere il proprio nome, con originalità e immaginazione creativa: il dono ricevuto può germogliare in modi inediti.
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Nella pagina del vangelo i primi discepoli sono fermati nel loro iniziale seguire Gesù. C’è all’inizio un incrocio di sguardi e di inviti a ‘vedere’. Per accogliere Gesù è richiesto camminare dietro a lui: ‘venite e vedete’. Si tratta del ‘credere’ come esperienza e coinvolgimento dell’esistenza, che apre ad nuovo vedere. L’invito che Gesù è seguito da una domanda: ‘che cosa cercate?’ Gesù non si impone con le sue risposte: apre una ricerca, lascia spazio ad una inquietudine oltre ogni pretesa di chiudere anche la sua presenza entro i ristretti confini di una ‘religione’ o di un tempio.
Da qui si apre una strada che condurrà fino alla domanda rivolta a Maria di Magdala in pianto nel giardino (Gv 20,11): ‘Donna, perché piangi? Chi cerchi?’. L’intero vangelo si presenta come itinerario per giungere alla domanda ‘chi cerchi?’. Ed apre ad un vedere quale sguardo dell’amore che vince la morte. Tutto ciò nel racconto avviene all’interno di una rete di relazioni.
Sono gli incontri della quotidianità , della parentela e dell’amicizia: Andrea è fratello di Simone, Filippo è della città di Andrea, Filippo incontra Natanaele…L’esperienza dell’incontro con Gesù si genera all’interno di un quotidiano  di relazioni e di incontri nel tessuto ordinario della vita.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.