p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
Nel suo agire Gesù rinvia in ogni suo gesto alla presenza del Padre. Al punto che il progetto della sua esistenza terrena può essere riassunto nei termini di compiere la volontà di colui che lo ha mandato (Gv 6,38). E così chiede ai suoi discepoli di fare altrettanto per essere suoi fratelli e sorelle nel mettere tutta la cura in scelte che siano trasparenza di tale accoglienza: ‘chi fa la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre’ (Mc 3,35).
Soprattutto il quarto vangelo evidenzia il rapporto unico, di dono, relazione e reciprocità tra Gesù e il Padre. Nel percorso esistenziale di Gesù si può scorgere il racconto del volto di “Dio che nessuno ha mai visto”. Per questo il IV vangelo utilizza l’espressione di ‘verbo’ ‘Parola’ per dire che nella vita di Gesù si è attuata la comunicazione piena del Padre a noi. La Parola, sapienza del Padre, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, si è fatta carne. In tale espressione il IV vangelo indica come nel volto di Gesù si può scorgere il dimorare di una presenza che affonda le radici nel mistero stesso di Dio. Il mistero più profondo dell’identità stessa di Gesù sta nella relazione con il Padre.
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Prima della sua morte Gesù lasciò ai suoi la promessa di non lasciarli soli annunciando il dono dello Spirito di verità: “egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,14-15). Lo Spirito che aveva spinto Gesù nella sua missione è lo Spirito che lo guida nell’annunciare una bella notizia ai poveri, nel dare la vita in dono. Ancora il IV vangelo ricorda le promesse di Gesù sullo Spirito come presenza di cura che sta accanto, avvocato e consolatore, presenza vicina che ricorderà tutto quello che lui ha detto. Lo Spirito è il grande maestro e suggeritore che apre ad un incontro con Gesù, via verità e vita, in modi nuovi, nel cammino della storia: “egli vi guiderà alla verità tutta intera”. Ancora non abbiamo accolto pienamente quella verità che è la presenza di Gesù nella nostra vita. Lo Spirito è dono della Pasqua: il soffio di Gesù in mezzo ai suoi reca i doni dello Spirito e della pace. E’ il soffio di una nuova creazione, respiro di una vita nuova. In quel respiro i discepoli e le discepole saranno mandati a portare pace. La grande azione dello Spirito è ricordare la vita di Gesù, le sue parole e le sue scelte, il suo dono fino alla fine.
La presenza dello Spirito è dono che apre ad entrare in una relazione: “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
La tradizione teologica cristiana ha cercato di esprimere questo mistero di relazione e di amore parlando di tre persone unite insieme nell’essere un solo Dio, non come entità lontana ma come luce che permea ogni esistenza, non uno dei tanti nomi delle cose, ma il Nome che dà senso e permea tutti i nomi.
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La nostra vita può aprirsi ad accogliere questo dono di comunione, a riconoscere come nel cuore, cioè nell’intimo di ogni persona può essere dato spazio a tale presenza. Da qui sorge un modo nuovo di intendere l’esistenza nella responsabilità e si apre la possibilità di sperare. La nostra vita è chiamata a fiorire nella comunione che sulla terra si realizza in percorsi di pace ed è destinata non alla solitudine ma all’incontro e all’amore: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi