Con molta speranza, e anche con un poco di trepidazione, ho la gioia di annunciare che si terrà nella Cattedrale di Torino, nel 2015, un’ostensione straordinaria della Santa Sindone. Ho, infatti, ricevuto nei giorni scorsi dalla Segreteria di Stato della Santa Sede la comunicazione dell’assenso, da parte del Santo Padre, a tale ostensione pubblica nell’ambito delle celebrazioni per il secondo centenario dalla nascita di San Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei giovani, il cui fecondo carisma è oggi più attuale e vitale che mai, anche nelle opere da lui avviate e nel servizio che i suoi figli e le sue figlie delle congregazioni salesiane svolgono a favore della Chiesa universale.
L’ostensione si terrà dunque nella primavera del 2015, in un periodo di circa 45 giorni, compreso tra il tempo pasquale (dalla metà di aprile 2015) e la chiusura delle celebrazioni del bicentenario (il 16 agosto 2015). Confidiamo che in questa circostanza Papa Francesco possa venire a pregare davanti al sacro Lino e a onorare San Giovanni Bosco, suggellando così un anno straordinario per le nostre comunità ecclesiali e civili.
L’apertura dell’ostensione nel tempo pasquale fa riferimento alla morte e risurrezione del Signore, e con essa all’inizio della missione della Chiesa. La Sindone, lenzuolo della morte, diventa per i credenti una testimonianza che richiama, con grande efficacia evocativa, proprio la vittoria del Signore della vita. Sì, perché la Sindone ci conduce nel buio del sepolcro di Cristo, ma lascia anche intravvedere la luce della sua risurrezione, ci mostra le profonde ferite causate al Signore dalla sua passione e morte in croce, ma annuncia ad un tempo la vittoria della grazia sul peccato, del perdono sull’odio e la violenza, della fiducia in Dio sulla disperazione. Il mistero più oscuro della fede che il sabato Santo ci ricorda, è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che va oltre la morte.
Così ci ha invitato Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della recente ostensione televisiva della Sindone: «il Volto della Sindone lascia trasparire un’energia contenuta, ma potente, come se dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza, la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto». Se devastante è il peccato che ci allontana da lui e profonde sono le sofferenze che ci opprimono o le prove che dobbiamo affrontare, ben più grande e feconda di gioia e di speranza è la vittoria pasquale che ci viene donata.
La Sindone in questo tempo di crisi può ridare forza e speranza a tante persone, famiglie e popoli, a chiunque sa contemplarla e venerarla con fede e con amore e si impegna a viverla.
Questa ostensione si presenta davvero come straordinaria, ravvicinata nel tempo all’ultima del 2010 perché si collega a una circostanza particolare come il Giubileo salesiano: una ricorrenza che per Torino e il suo territorio significano moltissimo, poiché sono qui le radici della santità e dell’esperienza dei figli di Don Bosco; e perché qui i Salesiani e le Salesiane, in tutte le loro componenti, offrono anche oggi un servizio prezioso nei settori più vari, dall’educazione allo sport all’animazione delle comunità parrocchiali, al mondo dei mass media. L’ostensione della Sindone è avvenimento ed esperienza distinta dalle celebrazioni salesiane, pur collocandosi nel contesto di quanto si realizzerà nel 2015. Credo, in ogni caso, che potremo procedere in un clima di reciproca e fraterna collaborazione con la famiglia salesiana.
Ho parlato di speranza e di preoccupazione. Speranza perché l’ostensione è sempre una grande occasione di pellegrinaggio e meditazione che raggiunge il cuore delle persone e produce frutti spirituali anche inattesi e insperati. Preoccupazione, trepidazione perché conosco bene, dai miei collaboratori e dall’aver seguito le ostensioni precedenti, che cosa significa organizzare una simile mobilitazione, che coinvolge la città e l’intero territorio della Regione. Anche per questo mi richiamo, fin da ora, alla stretta collaborazione con le persone, comunità ed Enti che hanno già fattivamente ed efficacemente collaborato nell’organizzazione delle ostensioni precedenti; e al fattivo servizio dei mass media, per aiutarci a diffondere tutte le informazioni necessarie. Già nelle prossime settimane andranno a costituirsi quegli organismi d’indirizzo e di gestione che hanno lavorato alle ostensioni passate; e di questi atti, come dell’avanzamento dei lavori, naturalmente diffonderemo via via notizia.
Credo che proprio la situazione difficile che stiamo vivendo richieda il coinvolgimento qualificato di tutti, a Torino e in Piemonte: le parrocchie in primo luogo e le realtà ecclesiali e ogni singolo fedele, gli Enti territoriali come le istituzioni dello Stato, le fondazioni bancarie come il mondo dell’impresa e del lavoro. Chiediamo anche ai fratelli e sorelle di altre confessioni cristiane di unirsi alla nostra preghiera affinché questo evento favorisca un comune sentire di quella fede nel Cherigma cristiano della morte e risurrezione del Signore che tutti professiamo. Ai fedeli delle altre religioni va il nostro rispettoso invito ad accompagnare con amicizia e benevolenza il tempo dell’ostensione. Con tutti vogliamo cominciare un dialogo concreto per scoprire quali risorse possiamo mettere in comune per la riuscita di un evento che, lo so bene, ha una sua chiara natura ecclesiale ma è diventato anche importante occasione per promuovere e offrire a tutti i grandi valori di accoglienza, rispetto, solidarietà e amore che Torino e il suo territorio hanno posto a fondamento del proprio vissuto religioso e sociale. L’ostensione del 2015 desidero che eccella anche per un’altra scelta da attuare con il massimo rigore: quella della sobrietà ed essenzialità. L’ostensione della Sindone non è la risposta alla crisi economica, sociale etica e culturale contro cui lottiamo. Ma esprime la volontà che, appunto, dalla crisi intendiamo uscire mettendo in gioco tutte le nostre risorse e impegnando tutte le nostre responsabilità. L’ostensione è pertanto un’opportunità che ci viene data per provare – a noi stessi prima di tutto – che siamo capaci di lavorare insieme, intorno a un progetto concreto che anche sul piano delle risorse offra un esempio di quella povertà a cui sempre ci richiama Papa Francesco. I poveri, gli ammalati, i disabili, le persone in difficoltà, gli anziani e le famiglie, avranno pertanto il primo posto.
C’è un’altra parola importante che voglio porre fin da subito, ed è «accoglienza». Siamo impegnati a far trovare, ai pellegrini e ai visitatori che verranno, una città che «li aspetta», che ha voglia di incontrarli. Le comunità cristiane hanno sperimentato varie forme di scambio e conoscenza reciproca durante le ostensioni mettendo in gioco la grande risorsa del volontariato. In tutte le ostensioni del dopoguerra, i volontari si sono rivelati la vera ricchezza di questi pellegrinaggi: le giacchette viola della Sindone ma anche tutti gli appartenenti alle altre organizzazioni che hanno garantito l’assistenza medica e sanitaria, l’accompagnamento dei gruppi, gli infiniti sistemi di servizi che occorre attivare in occasioni come questa. Senza dimenticare i tanti partner che hanno contribuito con offerte e servizi.
Preghiera e fede, accoglienza, coinvolgimento, organizzazione sobria ed essenziale delle risorse mi pare che siano le parole chiavi su cui fondarsi per prepararci a realizzare insieme, ciascuno nel proprio ruolo e con le proprie competenze e responsabilità, l’ostensione della Sindone.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo metropolita di Torino
Custode pontificio della Sindone