Opus Dei – Commento al Vangelo del 6 Febbraio 2022

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Secondo il racconto di san Luca, Gesù conosceva Simone da poco. Aveva preso alloggio nella sua casa e aveva guarito la suocera, che aveva la febbre[1]. Ora Gesù, mentre sta predicando nel porto di Cafarnao, si prende la libertà di salire sulla barca di Simone, e gli chiede anche di lasciare il lavoro che ha tra le mani (stava lavando le reti) e di scostarsi un poco dalla riva. Simone era stanco e scoraggiato perché, dopo una notte di duro lavoro, non aveva pescato nulla, però lo fa senza lamentarsi.

Quando Gesù finisce di parlare, gli chiede ancora una cosa, molto singolare in quel momento: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca. Anche ora Simone obbedisce, ma di malavoglia, e può verificare che le sue povere reti si riempiono con una quantità enorme di pesci. Quante volte succede lo stesso nella nostra vita, quando ascoltiamo quello che Gesù ci dice e lo facciamo!

La scena è di grande attualità. Anche ora, senza dare molta importanza alla stanchezza e alla apparente infecondità dell’impegno dei suoi, Gesù ripete a ogni cristiano la stessa richiesta: prendi il largo! “Anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli Apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini al Vangelo – a Dio, a Cristo, alla vera vita”[2].

“Questa è la logica che guida la missione di Gesù e la missione della Chiesa: andare alla ricerca, “pescare” gli uomini e le donne […] per restituire a tutti la piena dignità e libertà, mediante il perdono dei peccati. Questo è l’essenziale del cristianesimo: diffondere l’amore rigenerante e gratuito di Dio, con un atteggiamento di accoglienza e di misericordia verso tutti, perché ognuno possa incontrare la tenerezza di Dio e avere pienezza di vita”[3].

Gesù prepara a poco a poco Simone per la chiamata. Sulla base di un’amicizia che costruisce giorno dopo giorno, mette alla prova la sua generosità e il suo amico verifica con i fatti che, alla fine, il Signore è più generoso e dà molto più di ciò che chiede. Nel tirare su le reti strapiene di pesci rimane stupito e impressionato. Riconosce la potenza di Dio, che opera attraverso le parole di Gesù, e questo incontro diretto con il Dio vivo, che è capace di compiere tale prodigio avvalendosi del poco che può apportare un pover’uomo, lo impressiona profondamente.

Simone ha paura, ma Gesù elimina qualsiasi drammaticità alla situazione, lo invita a una grande avventura e gli chiede una dedizione assoluta, una sequela incondizionata. La risposta di Simone e di quelli che stavano con lui non si fa attendere: lasciarono tutto e lo seguirono. “Prima di essere apostolo, pescatore; dopo essere stato eletto apostolo, pescatore. Prima e dopo la stessa professione. Che cosa cambia allora? Cambia l’orizzonte dell’anima – perché in essa è entrato Cristo, così come è salito sulla barca di Pietro –; il panorama diviene vasto e il cuore si riempie di ambizione di servire”[4].

Quello che successe con quegli uomini è singolare, ma molto indicativo della chiamata che Dio fa a ciascuno, con una particolare chiarezza in alcuni momenti della vita, affinché scopra il fine per cui è stato fatto e dove troverà la felicità. La vocazione è una chiamata divina. L’uomo non la crea, ma la scopre quando dà una risposta positiva alla proposta che il Signore gli fa.

L’esperienza delle proprie limitazioni e della debolezza personale non è di alcun ostacolo. Simon Pietro era consapevole di tutto questo e, malgrado la paura iniziale, non esitò a seguire Gesù. Anche ora, come è successo con lui, la forza di Dio supplice alle nostre povere condizioni, purché confidiamo nel potere della sua misericordia e nell’azione della grazia divina che ci trasforma e rinnova.

[1] Lc 4, 38-39.
[2] Benedetto XVI, Omelia all’inizio del Pontificato, 24-IV-2005.
[3] Papa Francesco, Angelus, 7-II-2016.
[4] San Josemaría, Amici di Dio, 264-265.


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