PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 5 DICEMBRE 2016 NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE
L’intuito di Maddalena
Con il suo intuito Maddalena ha capito che Gesù voleva “ri-crearla”, non coprire semplicemente i suoi peccati con un’operazione di maquillage: e proprio lei, che ha avuto il coraggio di dare «nome e cognome» ai propri peccati, è stata indicata da Papa Francesco — nell’omelia della messa celebrata lunedì 5 dicembre nella cappella della Casa Santa Marta — come esempio per lasciarsi davvero rinnovare dal Signore nel profondo.
La prima lettura, tratta dal libro di Isaia (35, 1-10), «ci parla di rinnovamento: la steppa gioisca e fiorisca perché le sarà data la gloria», ha fatto subito notare Francesco. Dunque «la steppa fiorirà e quello che era deserto, quello che era brutto, quello che era scartato sarà pieno di fiori, nuovo: si rinnoverà». Così «la profezia di Isaia preannuncia la venuta del Salvatore: è il cambio dal brutto al bello, dal cattivo al buono». E «questo ci darà gioia, ci aiuterà giacché preannuncia le guarigioni: “Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà» e anche nel deserto «ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa»: sarà «una via che il suo popolo potrà percorrere». Sono parole, ha spiegato il Pontefice, che raccontano «un cambiamento in meglio; e così il popolo aspettava il Messia, aspettava questo che il profeta Isaia aveva annunciato».
E infatti «Gesù è venuto — ha affermato il Papa — e Gesù guariva e Gesù insegnava e Gesù faceva vedere una strada di cambiamento alla gente e per questo la gente lo seguiva». Ma «non lo seguiva perché era di attualità: lo seguiva perché il messaggio di Gesù arrivava al cuore». La Bibbia dice «che lui parlava con autorità, non come parlavano i dottori della legge, e il popolo capiva». Inoltre «il popolo vedeva che Gesù guariva e lo seguiva anche per questo: tanti malati li portavano lì perché lui desse loro la salute». Tutto questo è raccontato nel passo evangelico di Luca (5, 17-26) proposto dalla liturgia.
Tuttavia, ha messo in evidenza il Papa, «quello che faceva Gesù non era soltanto un cambiamento dal brutto al bello, dal cattivo al buono: Gesù ha fatto una trasformazione». Infatti «non è un problema di far bello, non è un problema di maquillage, di trucco». In realtà, il Signore «ha cambiato tutto da dentro, ha cambiato con una ri-creazione: Dio aveva creato il mondo; l’uomo è caduto in peccato; viene Gesù a ri-creare il mondo».
Ecco «il messaggio del Vangelo che si vede chiaro: prima di guarire quell’uomo, Gesù perdona i suoi peccati» ha affermato Francesco. Così il Signore «va lì, alla ri-creazione, ri-crea quell’uomo da peccatore in giusto: lo ri-crea come giusto». In sostanza «lo fa nuovo, lo rinnova e questo scandalizza». Perciò «i dottori della legge incominciarono a discutere, a mormorare: “Ma chi è questo che fa queste cose? Con quale autorità fa questo?”».
Gesù «scandalizzava» perché «è capace di farci — noi peccatori — persone nuove», ha insistito il Pontefice. Proprio «questo intuì la Maddalena quando andò da lui, pianse e lavò i piedi con le sue lacrime, li asciugò con i suoi capelli». Lei «intuì lì il guaritore della sua piaga: era una donna sana, aveva salute, ma aveva una piaga dentro, era una peccatrice». Così «intuì che quell’uomo poteva guarire non solo il corpo, ma la piaga dell’anima: poteva ri-creala». Ma «per questo ci vuole tanta fede». Tanto che per capirlo, ha spiegato Francesco, «abbiamo pregato oggi il Signore, nell’orazione colletta, affinché ci aiuti a prepararci al Natale con grande fede».
«Per la guarigione dell’anima , per la guarigione esistenziale, la ri-creazione che porta Gesù, ci vuole grande fede, non è facile» ha affermato il Papa. E a questo proposito ha fatto riferimento a un dialogo evangelico: «“Tutto è possibile a coloro che credono” aveva detto Gesù al papà di quel bambino dopo la trasfigurazione; “Credo, Signore, ma aiutami ad avere più fede” ha detto quel povero uomo». Perché anche lui aveva capito «che c’era qualcosa di più».
«Essere trasformati: questa è la grazia della salute che porta Gesù» ha proseguito il Pontefice, aggiungendo: «Tante volte, quando pensiamo a questo, diciamo: “ma, io non ce la faccio!”», perché «incominciare una vita nuova, lasciarmi trasformare, lasciarmi ri-creare da Gesù è molto difficile». Lo stesso «Isaia profetizza: “Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio”».
Ecco perché, ha aggiunto il Papa, «“coraggio” è la parola di Dio: “Coraggio, lasciatevi ri-creare”». Dunque «non guarire soltanto, ma ri-creare: ri-creare il cuore: tutti siamo peccatori, ma guarda la radice del tuo peccato e che il Signore vada laggiù e la ri-crei; e quella radice amara fiorirà, fiorirà con le opere di giustizia; e tu sarai un uomo nuovo, una donna nuova».
Francesco ha quindi messo in guardia dalla tentazione di non lasciarsi ri-creare dal Signore, limitandoci a riconoscere che «sì, sì, io ho dei peccati», però «vado, mi confesso, due paroline e poi continuo così». Insomma «soltanto due pennellate di vernice e crediamo che con questo sia finita la storia». Invece no, si tratta di riconoscere «i miei peccati, con nome e cognome: io ho fatto questo, questo, questo, e mi vergogno dentro il cuore». Così «apro il cuore: “Signore, l’unico che ho, ri-creami, ri-creami!”». Solo in questo modo «avremo il coraggio di andare con vera fede — come abbiamo chiesto — verso il Natale». Senza mai cercare «di nascondere la gravità dei nostri peccati».
Il Papa ha anche voluto fare un esempio concreto a proposito del peccato di invidia, suggerendo a chi ammette di averne avuta solo «un po’» di pensare invece che è «una cosa bruttissima, come il veleno del serpente», perché si cerca «di distruggere l’altro». Per questa ragione, ha aggiunto, è opportuno «andare al fondo dei nostri peccati e poi darli al Signore, perché lui li cancelli e ci aiuti ad andare avanti con fede».
Prima di riprendere la celebrazione, il Papa ha voluto raccontare «una storia: un grande santo, studioso della Bibbia, aveva un carattere troppo forte con tanti moti di ira». Ma «lui chiedeva perdono al Signore, sempre, facendo tanta penitenza e offriva al Signore tante rinunce e fioretti». Quel «santo, parlando col Signore diceva: “Sei contento, Signore?” — “No!” — “Ma ti ho dato tutto!” — “No, manca qualcosa”. Allora il povero uomo faceva un’altra penitenza, un’altra preghiera, un’altra veglia: “Ti ho dato questo, Signore, va bene?” — “No, manca qualcosa” — “Ma cosa manca, Signore?” — “Mancano i tuoi peccati, dammi i tuoi peccati!”».
Proprio questo, ha concluso il Pontefice, «è quello che, oggi, il Signore ci chiede: “Coraggio, dammi i tuoi peccati e io ti farò un uomo nuovo e una donna nuova”». Che «il Signore — ha auspicato — ci dia fede per credere a tutto ciò».