Il contesto – che molte volte può essere di aiuto
per comprendere certi insegnamenti –
questa volta è quasi indispensabile.
È per questo che il liturgista ha ritenuto opportuno
riportarlo tra parentesi all’inizio del brano ascoltato.
Siamo dopo la lavanda dei piedi. È detto tutto.
Gesù trova facile spiegare ciò che, in un certo senso,
lui ha appena fatto. Per questo se la cava
con una beatitudine per quei servi che si faranno
servi di altri servi. Non padroni, pur potendolo,
e, forse, anche desiderandolo; ma servi
come ha fatto lui.
La conclusione però lascia a pensare,
perché riguarda soprattutto lui,
il rifiutato, tradito e abbandonato,
che come preoccupazione più importante
non ha quella di farsi accogliere ad ogni costo,
ma che si accolga il Padre che lo ha mandato.
Il tutto in un passaggio di consegne
attraverso le quali egli sembra non stare in alcun conto.
Si sente accolto in colui che egli ha mandato
e nello stesso tempo, afferma
che in questa semplice accoglienza
si accoglie colui che ha mandato lui.
Come se il suo compito fosse quello di essere
– ma senza neppure essere visto –
nella profonda relazione tra il Padre e noi.
- Commento a cura dell’Oasi Mariana Betania.
- Fonte – Diocesi di Sora
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Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13, 16-20
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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