Quando il discorso con il rabbi Nicodemo,
che verso Gesù ha mostrato non solo interesse
ma anche l’apertura del suo cuore,
si concentra sul tema della salvezza
Gesù non si risparmia ma dice chiaramente
che davanti al Figlio, che il Padre ha inviato
non per condannare ma per salvare il mondo,
non è possibile rimanere indifferenti:
o si crede in lui e si ottiene la salvezza
oppure ci si autoesclude scegliendo la condanna.
La salvezza, infatti, arriva come luce sul filo della fede,
quella che fa tuffare direttamente fra le braccia di Dio
e non domanda altro che d’essere con lui.
Il contrario, che significa rifiuto, prevede
la scelta delle tenebre, del vuoto, della menzogna
e delle opere malvage.
La cosa più importante da capire
è che il tuffo è personale:
nessuno potrà scegliere al posto di un altro.
- Commento a cura dell’Oasi Mariana Betania.
- Fonte – Diocesi di Sora
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Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3, 16-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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