Is 7,10-14: il bambino che nasce, l’Emmanuele, viene a indicare la presenza di YHWH in mezzo al suo popolo.
La parola che Isaia comunica al re risuona nei vv. 7-9 (ad eccezione del v. 8b). Essa assicura anzitutto: Ciò non avverrà e non sarà (v. 7b). Le capitali dei due regni alleati (cfr. vv. 8a e 9a) sono governate da re umani, mentre il capo di Gerusalemme è il Signore stesso che ha scelto Davide. La richiesta di aiuto all’Assiria, perciò, non è necessaria. In realtà il progetto di deporre la casa di Davide non potrà riuscire perché antitetico alla promessa divina (cfr. la tradizione di 2Sam 7).
Solo il disegno di Dio e la parola, che lo manifesta, si realizzano sempre (cfr. Is 14,24; 40,8; 46,10). Tale annuncio di salvezza, però, richiede di essere accolto con fiducia. Mancando l’abbandono fiducioso nella Parola del Signore l’uomo perde la propria sicurezza e diventa schiavo della sua paura. È questo il senso profondo del v. 9b, dove il gioco creato da due forme verbali della radice ‘mn (essere stabile, sicuro) può rendersi: Se non accettate la sicurezza (che viene dal Signore, che è il Signore stesso) non avrete nessuna sicurezza.
La versione dei LXX, che rende la forma se non accettate la sicurezza con la locuzione se non credete, mette significativamente in luce la fede in quanto atteggiamento esistenziale dell’uomo che si abbandona con fiducia al Signore (cfr. Sal 131,2) e alla sua parola di salvezza (cfr. Es 14,31).
Lc 1,26-38: annuncio a Maria
Maria concepirà un figlio, che chiamerà Gesù (= Dio salva), Egli sarà grande e Figlio dell’Altissimo: Dio darà a Lui il trono di Davide, suo padre, ed Egli regnerà sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (il suo è un regno che dura per sempre!).
L’annunzio fatto a Maria dall’angelo Gabriele nella cornice del villaggio di Nazareth: il suo compito, altissimo, è di concepire e generare Gesù, Figlio di Dio e Messia davidico. Per questo lo Spirito Santo scende in lei in pienezza, come presenza efficace e vitale di Dio stesso. Luca sembra rappresentare Maria come l’arca dell’alleanza del tempio di Sion, sede della presenza del Signore in mezzo al suo popolo.
È per questo che l’angelo evoca l’ombra della nube che avvolgeva il tempio indicando l’irruzione del mistero, ed è anche per questo che chiama Maria «piena di grazia», letteralmente: “ricolmata di grazia”, da Dio stesso per essere la madre di suo figlio.
L’Emmanuele, cioè il Dio in mezzo a noi, è proprio il figlio nato da Maria per opera dello Spirito Santo: Egli regnerà definitivamente.
A cura di P. ERNESTO DELLA CORTE biblista – File PDF completo