QUINTO GIORNO 03 DICEMBRE 2017
ANTIFONA
È questa la preghiera del giusto sofferente. Nel dolore, nelle afflizioni, nelle molteplici povertà, nelle incertezze, solo il Signore può salvare la nostra vita.
A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)
Nel Signore però si deve confidare. A Lui ci si deve affidare. Ci si affida e si confida nella grande certezza di non restare mai delusi.
Il giusto sofferente chiede che i nemici non trionfino su di lui. Come i nemici trionfano? Se lui viene condotto alla morte. Con Gesù cambia questa speranza.
Con Gesù, il Giusto Sofferente, il Servo Sofferente del Signore, nemico dell’uomo è solo la morte e il peccato. Gesù ha vinto la morte con la risurrezione.
La risurrezione è la vittoria vera su ogni nemico dell’uomo. Il cristiano è pronto per subire anche la morte per Cristo. Sa che dalla morte sarà liberato.
COLLETTA
Cristo Gesù viene. La sua venuta a nulla serve, se noi non andiamo incontro a Lui. Lui viene verso di noi, noi dobbiamo andare vero di Lui.
Il Figlio che ha lasciato la casa paterna va verso il Padre. Il Padre va verso il Figlio. Vi è un incontro di pentimento e di amore. Ci si accoglie vicendevolmente.
O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli.
Anche andare incontro a Cristo che viene è purissima grazia del Signore. Al Signore questa grazia va chiesta per noi e per ogni altro uomo.
Nessuno pensi di essere già con Cristo. Ogni giorno si va verso Cristo. Si va con le buone opere, anche essere frutto della grazia di Dio.
Noi andiamo verso Cristo. Cristo viene verso di noi e ci accoglie. Noi gli chiediamo si essere acanto a Lui nella gloria e possedere il regno in eterno.
Il Figlio va incontro al Padre. Il Padre va incontro al Figlio e prepara per Lui un banchetto di festa. Noi a Cristo chiediamo di ammetterci al suo banchetto eterno.
PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaia (Is 63,16-17.19; 64,2-7).
Il profeta ora si fa voce del suo popolo. Manifesta qual è la sua fede in Dio. Dio è il Padre del popolo. È il suo Redentore. Dio è confessato Padre e Redentore.
Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.
Se Dio è confessato Padre e Redentore cosa si chiede, anzi cosa si deve chiedere a Lui? Che mai smetta di essere Padre e Redentore.
I figli a volte si dimenticano di essere figli. Ma Dio mai dovrà dimenticarsi di essere Padre, mai dovrà smette di essere Redentore. È la sua natura.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Quando Dio appare agli occhi dell’uomo che Lui non sia più Padre, è obbligo dell’uomo che lo invochi e gli chieda di ritornare ad essere Padre.
Come Dio dovrà ritornare ad essere Padre? Scendendo sulla terra con la sua divina onnipotenza, sconvolgerla e convincere l’uomo della sua paternità.
Isaia pensa ad un intervento di Dio sul modello del passato. I tempi dell’esodo non sono però l’unica modalità di Dio per rivelarsi come Padre.
Con Cristo Gesù il Signore rivela la sua paternità dalla Croce. È il Crocifisso la più alta manifestazione e rivelazione della divina paternità del nostro Dio.
Non vi è manifestazione più grande, rivelazione più alta, dono più immenso. Ora chi vuole conoscere il Padre, lo potrà solo contemplando il suo Crocifisso.
Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Ora il profeta rivela la sua verità. Mai Dio si è dimenticato dei suoi servi fedeli. Mai li ha lasciati senza la sua protezione, difesa, salvezza. Il mai è assoluto.
La seconda verità è questa: se il popolo di Dio si sente abbandonato da Dio, è segno che lui ha abbandonato il suo Dio. Non vive più nella sua alleanza.
L’uomo ha abbandonato il suo Dio, ma può il Signore abbandonare il suo popolo. Lui è Dio. Non è un uomo. Lui deve continuare a manifestarsi.
La manifestazione di Dio può avvenire sempre secondo una sola modalità: per offrire all’uomo ogni dono di grazia perché si converta e viva.
Dio non può custodire l’uomo nella sua benedizione, protezione, cura, se l’uomo non si converte alla sua Parola. Nella conversione tutto sarò possibile.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ora il profeta rivela al Signore qual è lo stato miserevole del suo popolo. È come un panno immondo dinanzi a Lui, una cosa impura.
Se è cosa immonda e cosa impura, mai il Signore la potrà gradire. È necessario che l’uomo dall’impurità passi nella purità e da immondo divenga mondo.
Questo avviene per mezzo del pentimento, la richiesta di perdono, il ritorno nella Parola del Signore. Tuttavia la condizione del popolo è altamente miserevole.
Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Purissima confessione di fede. Il popolo è solo argilla. Il Signore è l’artista che prende l’argilla e le dona forma. Il popolo è opera delle mani del Signore.
Quanto Isaia rivela è una profezia assoluta, senza tempo, vale per i secoli eterni. Solo il Signore è il Creatore, il Formatore, il Salvatore del suo popolo.
Quando Dio potrà prendere l’argilla e formarla? Quando l’uomo vuole mettersi nelle sue mani, vuole lasciarsi formare dal suo Dio.
Dio irrompe nella storia con potenza. Offre all’uomo ogni grazia di conversione. L’uomo si converte. Torma a Dio. Si consegna nelle sue mani. Viene modellato.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Sal 79).
Al Signore viene chiesto di fare splendere il suo volto. La salvezza è dalla visione del volto di Dio. Il volto di Dio attualmente è la manifestazione della sua Gloria.
- Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Dio è il Pastore d’Israele. La sua trascendenza è altissima. Lui sta seduto sui cherubini. Si pensi al carro di Dio e al suo trono secondo la visione di Ezechiele.
Se Dio, il Pastore, ritornerà a risplendere, risvegliandosi e mostrando la sua potenza, il suo popolo sarà salvo. Dio, solo Lui, è la salvezza del suo popolo.
Tu, pastore d’Israele, ascolta seduto sui cherubini, risplendi. Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
La vigna è di Dio. L’ha piantata Lui. Non può dimenticarla. Deve intervenire. Ma anche il figlio dell’uomo che da Lui è stato reso forte per lui, necessita di aiuto.
Tutti hanno bisogno dell’aiuto del Signore. Se il Signore non scende nella sua vigna, non vi è salvezza per alcuno. La vigna sarà devastata.
Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Ora si chiede una particolare assistenza dal Signore per l’uomo della sua destra. L’uomo della destra di Dio è il suo Messia. Lui ha bisogno di Dio.
Nessuno potrà fare le opere di Dio, compiere la sua volontà se Dio non è con Lui. Solo il Signore può compiere le sue opere. Le compie per mezzo dell’uomo.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. R.
Questa verità mai va dimenticata. Solo Dio può compiere le opere di Dio. Non è di nessun uomo, neanche del Messia, la capacità di compiere le opere di Dio.
Dio dona tutta la sua forza, tutto il suo Spirito, tutta la sua grazia, al Messia e Lui potrà compiere ogni opera. Dio è l’Agente nell’uomo. Senza Dio nessuna opera.
SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 1,3-9).
Quanto i Corinti possiedono in grazia e arricchimento in doni spirituali è opera del Signore. Tutto è da Dio dall’origine fino al suo perfetto sviluppo.
Questa verità mai va dimenticata. La grazia è dono di Dio. I frutti della grazia sono dono di Dio. Sono un frutto della sua grazia. Tutto è da Lui e per Lui.
Paolo vedendo la multiforme grazia di Dio che agisce nei Corinti ringrazia a sua volta il Signore. Lo ringrazia perché la sua grazia è stata abbondante in essi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
Cosa ancora Paolo vede nei Corinzi: che la testimonianza di Cristo si è stabilita così saldamente in essi da non mancare in alcun carisma.
Quanto è necessario per la loro vita spirituale essi lo hanno avuto da Dio. Se tutto Dio ha dato loro, essi possono attendere la manifestazione del Signore.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
La grazia di Dio non è solo quella iniziale. Tutto ciò che avviene nel cammino del cristiano verso il raggiungimento della sua speranza è per grazia di Dio.
Qual è il cammino della speranza cristiana? Il raggiungimento in Dio della perfetta comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.
Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
Tutto nel cristiano deve viversi in funzione di questa comunione con Cristo Gesù. Dalla perfetta comunione con Cristo si giunge alla comunione con Dio.
Non si vive la comunione con Cristo, mai si potrà vivere la comunione con Dio. Cristo Gesù è il Mediatore unico e universale di ogni nostra relazione con Dio.
È questo uno dei peccati più grandi del nostro tempo: la separazione di Dio da Cristo e di Cristo da Dio. Si vuole un Dio senza Cristo.
Le conseguenze di tale scelta sono di vera catastrofe. In un istante vengono meno tutte le promesse di Dio. La redenzione dell’uomo non si compie più.
L’uomo ritorna nella sua natura di peccato. Il suo cuore senza Cristo mai diventerà di carne. Il peccato devasterà l’umanità.
Cristo è la sola arca nella quale l’uomo potrà trovare salvezza. Si toglie Cristo, ci si priva dell’arca. Annegheremo tutti tra i flutti del male.
La società già sta annegando nei flutti del male, ma nessuno sembra volerlo vedere. O ritorniamo nell’arca o per noi non ci sarà salvezza.
ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Si pensi per un istante alla vigna devastata di Isaia. Chi può risollevare le sorti della vigna? Solo il Signore per la sua immensa misericordia.
Alleluia, alleluia. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8) Alleluia.
Al Signore che può risollevare le sorti della vigna si chiede che mostri la sua misericordia e doni la salvezza. Questa preghiera deve elevarsi da ogni cuore.
VANGELO – Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37).
Con la morte, l’uomo si presenta dinanzi a Dio per il giudizio. Il giudizio sarà di accoglienza e di esclusione eterna. O per il Paradiso o per l’inferno.
Poiché nessuno sa quando giunge l’ora della sua morte, deve essere sempre preparato in ogni istante perché possa affrontare il giudizio del Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Come si è pronti per affrontare il giudizio del Signore? Compiendo ogni comando che il Signore ha dato a noi, cioè vivendo tutta la sua Parola.
Se usciamo dalla Parola, il Signore non potrà accoglierci nel suo regno eterno. Per questo è necessario che Lui ci trovi al nostro posto, in obbedienza.
È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Vegliare non è obbligo di alcuni, ma di tutti. Tutti domani si presenteranno al cospetto di Dio per il giudizio e saremo giudicati in base alle nostre opere.
Le opere dovranno essere di pura obbedienza ad ogni sua Parola, ma anche in relazione al carisma, a ministero, alla vocazione ricevuta.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Oggi una grave eresia sta distruggendo ogni Parola di Gesù. Si insegna da più parti che alla fine della vita, tutti saremo accolti nel regno eterno del cielo.
Questa è una grande falsità. Chi la professa, la dice, la insegna è responsabile di tutti i mali che si commettono nel mondo. Sta distruggendo la verità di Dio.
Quello che spaventa non è l’eresia o la falsità, ma è la soggezione, la dipendenza psicologica dell’uomo dall’uomo. È questa la peggiore delle schiavitù.
Quando un uomo non è libero di professare la verità per rispetto dell’uomo, non solo rinnega Dio, rinnega la sua umanità e rinnega ogni suo fratello.
Dinanzi alla verità vi è solo una via percorribile: il martirio. L’adeguamento alla falsità è tradimento del proprio cuore e della propria anima.
Mai questo dobbiamo permettere che accada. Condanniamo noi alla perdizione eterna e per la nostra parola condanniamo una moltitudine di fratelli.
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Pane e vino sono doni della benevolenza di Dio. Lui li ha dati a noi. Noi li diamo a Lui perché li doni a noi trasformati in corpo e in sangue di Cristo.
Accogli, Signore, il pane e il vino, dono della tua benevolenza, e fa’ che l’umile espressione della nostra fede sia per noi pegno di salvezza eterna.
Noi crediamo sia che i doni sono grazia di Dio e crediamo anche che saranno trasformati da Lui per noi in pegno di salvezza eterna. Tutto è dalla fede.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Altissima professione di fede. Ogni frutto è insieme opera di Dio e dell’uomo del cielo e della terra. O meglio: è opera di Dio per mezzo dell’uomo e della terra.
Il Signore elargirà il suo bene e la nostra terra produrrà il suo frutto. (Sal 85,13)
Questa fede dice che come è necessario Dio per il frutto così è necessario l’uomo ed è necessaria la terra, sempre in via ordinaria. L’uomo è strumento.
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
L’uomo cammina sulla terra ma sempre con un solo fine da raggiungere: la vita eterna. Se questo fine non è raggiunto, tutto è vano per noi.
La partecipazione a questo sacramento che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni.
Non solo è vano, è anche dannoso perché ci attende la perdizione eterna. L’Eucaristia deve essere la forza che orienta l’uomo sempre verso i beni celesti.
Leggi l’approfondimento alla Novena