La Domenica della Parola di Dio, voluta da Papa Francesco ogni anno alla III Domenica del Tempo Ordinario,[1] rammenta a tutti, Pastori e fedeli, l’importanza e il valore della Sacra Scrittura per la vita cristiana, come pure il rapporto tra Parola di Dio e liturgia: «Come cristiani siamo un solo popolo che cammina nella storia, forte della presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre. Il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti. Per questo abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità».[2]
Questa Domenica costituisce pertanto una buona occasione per rileggere alcuni documenti ecclesiali[3] e soprattutto i Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae, che presentano una sintesi dei principi teologici, celebrativi e pastorali circa la Parola di Dio proclamata nella Messa, ma validi anche in ogni celebrazione liturgica (Sacramenti, Sacramentali, Liturgia delle Ore).
1. Per mezzo delle letture bibliche proclamate nella liturgia, Dio parla al suo popolo e Cristo stesso annunzia il suo Vangelo;[4] Cristo è il centro e la pienezza di tutta la Scrittura, l’Antico e il Nuovo Testamento. [5] L’ascolto del Vangelo, punto culminante della Liturgia della Parola,[6] è caratterizzato da una particolare venerazione,[7] espressa non solo dai gesti e dalle acclamazioni, ma dallo stesso libro dei Vangeli.[8] Una delle modalità rituali adatte a questa Domenica potrebbe essere la processione introitale con l’Evangeliario[9] oppure, in assenza di essa, la sua collocazione sull’altare.[10]
2. L’ordinamento delle letture bibliche disposto dalla Chiesa nel Lezionario apre alla conoscenza di tutta la Parola di Dio.[11] Perciò è necessario rispettare le letture indicate, senza sostituirle o sopprimerle, e utilizzando versioni della Bibbia approvate per l’uso liturgico.[12] La proclamazione dei testi del Lezionario costituisce un vincolo di unità tra tutti i fedeli che li ascoltano. La comprensione della struttura e dello scopo della Liturgia della Parola aiuta l’assemblea dei fedeli ad accogliere da Dio la parola che salva.[13]
3. È raccomandato il canto del Salmo responsoriale, risposta della Chiesa orante;[14] perciò è da incrementare il servizio del salmista in ogni comunità.[15]
4. Nell’omelia si espongono, lungo il corso dell’anno liturgico e partendo dalle letture bibliche, i misteri della fede e le norme della vita cristiana.[16] «I Pastori in primo luogo hanno la grande responsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura. Poiché essa è il libro del popolo, quanti hanno la vocazione ad essere ministri della Parola di Dio devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità».[17] I Vescovi, i presbiteri e i diaconi debbono sentire l’impegno a svolgere questo ministero con speciale dedizione, facendo tesoro dei mezzi proposti dalla Chiesa.[18]
5. Particolare importanza riveste il silenzio che, favorendo la meditazione, permette che la Parola di Dio sia accolta interiormente da chi l’ascolta.[19]
6. La Chiesa ha sempre manifestato particolare attenzione a coloro che proclamano la Parola di Dio nell’assemblea: sacerdoti, diaconi e lettori. Questo ministero richiede una specifica preparazione interiore ed esteriore, la familiarità con il testo da proclamare e la necessaria pratica nel modo di proclamarlo, evitando ogni improvvisazione.[20] C’è la possibilità di premettere alle letture delle brevi e opportune monizioni.[21]
7. Per il valore che ha la Parola di Dio, la Chiesa invita a curare l’ambone dal quale viene proclamata;[22] non è un arredo funzionale, bensì il luogo consono alla dignità della Parola di Dio, in corrispondenza con l’altare: parliamo infatti della mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo, in riferimento sia all’ambone sia soprattutto all’altare.[23] L’ambone è riservato alle letture, al canto del Salmo responsoriale e del preconio pasquale; da esso si possono proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera universale, mentre è meno opportuno che vi si acceda per commenti, avvisi, direzione del canto.[24]
8. I libri che contengono i brani della Sacra Scrittura suscitano in coloro che li ascoltano la venerazione per il mistero di Dio che parla al suo popolo.[25] Per questo si chiede di curare il loro pregio materiale e il loro buon uso. È inadeguato ricorrere a foglietti, fotocopie, sussidi in sostituzione dei libri liturgici.[26]
9. In prossimità o nei giorni successivi alla Domenica della Parola di Dio è conveniente promuovere incontri formativi per evidenziare il valore della sacra Scrittura nelle celebrazioni liturgiche; può essere l’occasione per conoscere meglio come la Chiesa in preghiera legge le sacre Scritture, con lettura continua, semicontinua e tipologica; quali sono i criteri di distribuzione liturgica dei vari libri biblici nel corso dell’anno e nei suoi tempi, la struttura dei cicli domenicali e feriali delle letture della Messa.[27]
10. La Domenica della Parola di Dio è anche un’occasione propizia per approfondire il nesso tra la Sacra Scrittura e la Liturgia delle Ore, la preghiera dei Salmi e Cantici dell’Ufficio, le letture bibliche, promovendo la celebrazione comunitaria di Lodi e Vespri.[28]
Tra i numerosi Santi e Sante, tutti testimoni del Vangelo di Gesù Cristo, può essere proposto come esempio san Girolamo per il grande amore che egli ha nutrito per la Parola di Dio. Come ha ricordato recentemente Papa Francesco, egli fu un «infaticabile studioso, traduttore, esegeta, profondo conoscitore e appassionato divulgatore della Sacra Scrittura. […] Mettendosi in ascolto, Girolamo trova se stesso, il volto di Dio e quello dei fratelli, e affina la sua predilezione per la vita comunitaria».[29]
Questa Nota intende contribuire a risvegliare, alla luce della Domenica della Parola di Dio, la consapevolezza dell’importanza della Sacra Scrittura per la nostra vita di credenti, a partire dal suo risuonare nella liturgia che ci pone in dialogo vivo e permanente con Dio. «La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana».[30]
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 17 dicembre 2020.
Robert Card. Sarah
Prefetto
✠ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario
[1] Cf. Francesco, Lettera Apostolica in forma di Motu proprio Aperuit illis, 30 settembre 2019.
[2] Francesco, Aperuit illis, n. 8; Concilio Vaticano II, Costituzione Dei Verbum, n. 25: «È necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi “un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé”, mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia. Parimenti il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo”».
[3] Concilio Vaticano II, Costituzione Dei Verbum; Benedetto XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini.
[4] Cf. Sacrosanctum Concilium, nn. 7, 33; Institutio generalis Missalis Romani (IGMR), n. 29; Ordo lectionum Missae (OLM), n. 12.
[5] Cf. OLM, n. 5.
[6] Cf. IGMR, n. 60; OLM, n. 13.
[7] Cf. OLM, n. 17; Caeremoniale Episcoporum, n. 74.
[8] Cf. OLM, nn. 36, 113.
[9] Cf. IGMR, nn. 120, 133.
[10] Cf. IGMR, n. 117.
[11] Cf. IGMR, n. 57; OLM, n. 60.
[12] Cf. OLM, nn. 12, 14, 37, 111.
[13] Cf. OLM, n. 45.
[14] Cf. IGMR, n. 61; OLM, n. 19-20.
[15] Cf. OLM, n. 56.
[16] Cf. OLM, n. 24; Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio omiletico, n. 16 .
[17] Francesco, Aperuit illis, n. 5; Direttorio omiletico, n. 26.
[18] Cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, nn. 135-144; Direttorio omiletico.
[19] Cf. IGMR, n. 56; OLM, n. 28.
[20] Cf. OLM, nn. 14, 49.
[21] Cf. OLM, nn. 15, 42.
[22] Cf. IGMR, n. 309; OLM, n. 16.
[23] Cf. OLM, n. 32.
[24] Cf. OLM, n. 33.
[25] Cf. OLM, n. 35; Caeremoniale Episcoporum, n. 115.
[26] Cf. OLM, n. 37.
[27] Cf. OLM, nn. 58-110; Direttorio omiletico, nn. 37-156.
[28] Institutio generalis de Liturgia Horarum, n. 140: «La lettura della Sacra Scrittura, che per antica tradizione si fa pubblicamente non soltanto nella celebrazione eucaristica, ma anche nell’Ufficio divino, dev’essere tenuta nella massima considerazione da tutti i cristiani, perché viene proposta dalla Chiesa stessa, non a scelta di singoli o secondo la disposizione più favorevole del loro animo, ma in ordine al mistero che la Sposa di Cristo svolge attraverso il ciclo annuale […]. Inoltre nella celebrazione liturgica la lettura della Sacra Scrittura è sempre accompagnata dalla preghiera».
[29] Francesco, Lettera apostolica Scripturae sacrae affectus, nel XVI centenario della morte di san Girolamo, 30 settembre 2020.
[30] Cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 174.