LA ZIZZANIA È NEL CAMPO, MA NON SARÀ NEL GRANAIO
In continuità con il vangelo di domenica scorsa, Cristo si sofferma ancora una volta sulla semina e, con la parabola del grano e della zizzania, fa emergere il tema antico e sempre nuovo del bene e del male, dei buoni e dei cattivi.
Quante volte nel nostro campo del mondo siamo rattristati per le ingiustizie e per coloro che sono come zizzania che uccide.
Ma Cristo oggi ci offre speranza: il male non avrà mai l’ultima parola. L’ultima parola è di Dio.
Prima di entrare, però, più approfonditamente all’interno del tema dei buoni e dei cattivi, cerchiamo di esporre il significato nascosto dei simboli enunciati da Gesù: il seminatore è Cristo, il nemico il diavolo, il grano i buoni, la zizzania i cattivi, i servi i profeti e gli apostoli, il padrone di casa Dio, i mietitori gli angeli, il campo è il mondo e il granaio il regno dei cieli o il paradiso.
Una delle domande che spesso ci facciamo è: si può essere buoni in un mondo pieno di cattiveria? Vale ancora oggi il principio del bene?
Eppure è triste e difficile fare il bene tra azioni tendenti sempre al male.
Ancora una volta il vescovo di Ippona ci aiuta a comprendere in maniera sublime la pagina evangelica di questa domenica e – rivolgendosi ai buoni – scrive: “O voi, cristiani, che vivete bene, voi siete pochi e sospirate in mezzo a molti altri, gemete in mezzo a moltissimi altri. Ma passerà l’inverno, verrà l’estate ed ecco che ci sarà il raccolto”.
Il male purtroppo crea le sue strutture di peccato; tant’è vero che il male genera altro male.
Ma il nemico quando e dove ha seminato zizzania?
Il vangelo è molto chiaro: il nemico ha seminato il male dappertutto, soprattutto in mezzo al grano, e “mentre tutti dormivano”.
Il nemico agisce di notte perché il male è amante della notte e del buio. Il male – per dirla con il salmista – è come un cane accovacciato alla porta, sempre pronto ad entrare in azione, ma tu puoi dominarlo. Il bene, invece, anche quando agisce silenziosamente, è luce che rischiara le tenebre.
Ancora Agostino scrive: “Ma dove mai il nemico non ha seminato la zizzania? L’ha seminata forse tra i laici e non tra i chierici o tra i vescovi? L’ha sparsa dappertutto, l’ha seminata in ogni luogo. Ma ringraziamo Dio, poiché Colui che si degnerà di separare, non può sbagliare”.
Dio non può sbagliare, ma l’uomo sì, anche l’uomo buono. Ecco perché Agostino ammonisce: “Noi siamo uomini, i mietitori sono gli angeli. Saremo bensì anche noi uguali agli angeli se compiremo la nostra corsa; ma ora, quando ci irritiamo contro i cattivi, siamo ancora uomini. Noi inoltre adesso dobbiamo udire: Perciò, chi si crede di star saldo, stia attento a non cadere. Quando verrà trovi frumento anche voi. Perché vi stizzite? Perché sopportate a malincuore i cattivi frammisti ai buoni? Possono stare con voi nel campo, ma non saranno nel granaio. Tollerate nel campo quel che non avrete con voi nel granaio”.
Ed ecco che sorge la domanda delle domande: perché Dio di fronte al male non agisce?
Ed è sempre Agostino a rispondere: “Dio non perde la potenza, ma da te esige la penitenza”.
È questo il tempo di cambiare. Il campo per passare dal male al bene è il tempo di ora, della vita presente, ben consapevoli che – come proclama il libro della Sapienza – “Dio ha dato ai suoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, concede il pentimento”.
Conclude nel suo commento ancora il Padre della Chiesa Agostino: “Nel campo del Signore, cioè nella Chiesa, chi era frumento si cambia talora in zizzania, e quelli ch’erano zizzania si cambiano talora in frumento: poiché nessuno sa cosa avverrà domani.
Non essere oggi quello che sei stato ieri, ma neppure devi essere domani come sei oggi. È quaggiù, nel campo, che si diventa o da zizzania buon grano o da buon grano zizzania; quaggiù questo è possibile, altrove invece, vale a dire dopo questa vita, è tempo di ricevere ciò che si è fatto, non già di fare ciò che uno non ha fatto. I mietitori non sbaglieranno.
Passa la lode umana; talora uno loda un individuo cattivo ma non lo conosce; alle volte un altro accusa un fedele servo di Dio ma non lo conosce. Dio perdoni a coloro che non sanno; venga in aiuto a coloro che soffrono”.
N. Montereale