Nico Guerini – Commento al Vangelo di domenica 5 Gennaio 2020

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ยซNel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metร  del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, รจ sceso dal cielo, dal tuo trono regaleยป (Sap 18,14-15). Questa antifona dโ€™ingresso, che parla di silenzio e di notte, mi รจ rimasta nella memoria fin dai tempi della mia adolescenza, credo perchรฉ, nel pieno di giorni che ribollivano di fracasso e di baldorie, mi riportavano alla pace della quiete e della contemplazione, accompagnata dal dolce ondeggiare del canto gregoriano.

Una serie di paradossi

Mi colpisce โ€“ e mi fa bene โ€“ questo procedere dellโ€™anno liturgico che sembra marcare un tempo โ€œaltroโ€, un modo di vivere i giorni che si inserisce nel calendario usuale, ma per inserirvi un livello diverso, uno sguardo diverso, che dร  un senso piรน alto che ci strappa dalla noia della banalitร . รˆ la novitร  che si nasconde nella forma del paradosso: nel โ€œsilenzioโ€ e nella โ€œnotteโ€ risuona una parola, un โ€œVerbo onnipotenteโ€, che viene dal โ€œcieloโ€, da un โ€œtrono regaleโ€, per inabissarsi nel nostro nulla e dargli vita e voce!

I paradossi sono quelle espressioni che mettono assieme due elementi che normalmente si respingono, e che, invece, nel loro incontrarsi, producono una veritร  nuova. Il piรน grande di tutti i paradossi lo troveremo nel vangelo di oggi, che proclama come il ยซLogos/Verboยป si fa ยซcarneยป, o โ€“ per dirla con tanti scrittori della tradizione โ€“ si ยซaccorciaยป, diventa un Verbum abbreviatum per essere accessibile alle nostre misure.

Ma, per capire tutto ciรฒ, รจ necessario il silenzio, premessa necessaria e ineludibile allโ€™ascolto. Lโ€™aveva ben compreso T.S. Eliot che, nel poema penitenziale intitolato Mercoledรฌ delle Ceneri scrive: ยซDove troveremo la parola? Dove potrร  la parola / risuonare? Non qui, non cโ€™รจ abbastanza silenzio / Per quelli che camminano nelle tenebre / Sia durante il giorno che durante la notte / Il tempo giusto e il luogo giusto non sono qui / Non cโ€™รจ luogo di grazia per quelli che evitano il volto / Non cโ€™รจ tempo di gioia per quelli che camminano nel chiasso e negano la voceยป.

Preparati dal silenzio, siamo pronti ad ascoltare lโ€™elogio che la Sapienza fa di se stessa (Sir 24,1-4.12-16). Cercare di definire cosa sia questa Sapienza รจ compito arduo, e supera lo spazio e lโ€™uditorio di unโ€™omelia. Quello che si puรฒ cogliere subito รจ che si tratta di unโ€™โ€œentitร โ€ che sta a mezzo tra Dio e lโ€™umanitร , e che, proprio per questa sua posizione intermedia, permette lโ€™aggancio tra due realtร , quella divina e quella umana, che sembrano non avere alcun punto di contatto.

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Potremmo anche dire, forse con maggiore chiarezza, che รจ la presenza dellโ€™invisibile nel visibile, una presenza cosรฌ rilevante da poter essere identificata con un soggetto parlante, quasi fosse una persona. รˆ una realtร  che โ€œparlaโ€, nei cieli e tra gli angeli, che ยซviene esaltata in mezzo al suo popoloยป, che riceve ordine da Dio, che lโ€™ha creata, di ยซpiantare la tenda in Giacobbeยป.

Un altro paradosso ci soccorre a questo punto, perchรฉ alla tenda, la piรน fragile e la piรน posticcia tra le abitazioni, viene comandato di ยซprendere ereditร  in Israele e di affondare le sue radici tra gli elettiยป!

Con simile premesse, il credente non puรฒ non ricordare lโ€™eco esatta che queste parole trovano in quanto proclama il quarto vangelo: ยซIl Verbo si fece carne, e piantรฒ la sua tenda in mezzo a noiยป (Gv 1,14), e questo nella pagina che sarร  proclamata proprio nellโ€™eucaristia odierna.

Infine, a dare soliditร  al messaggio, tenda, radici, ereditร  e molte altre parole ritornano come un canto di conferma nella seconda parte della lettura.

Un cantico di benedizione

Una pagina di quella grandiosa sinfonia che รจ la Lettera agli Efesini (1,3-6.15-18) ci trascina in un vero e proprio cantico di benedizione e di rendimento di grazie che caratterizza quel linguaggio su Dio che si chiama โ€œteologia dossologicaโ€, cioรจ parola che non discute e non argomenta, ma glorifica, inneggia, proclama la grandezza di ciรฒ che รจ bello e buono.

Basta mettere in fila le parole di questo mirabile cantico, a cominciare da quel ยซBenedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristoยป. Sembra un attacco trionfale di una ouverture sinfonica, un violento zampillo di vita che inizia cosรฌ la sua corsa, unโ€™acqua che sgorga impetuosa e che ha tutte le premesse per diventare un fiume inarrestabile, perchรฉ รจ โ€œspiritualeโ€, e dunque non ha la fragilitร  della materia, โ€œnei cieliโ€, e dunque rimane stabile nellโ€™eternitร , โ€œin Cristoโ€, e dunque ha la certezza e la concretezza legata alla vita di uno che era morto ed รจ risorto!

Cosa puรฒ fare unโ€™omelia se non ricamare con altre parole su queste parole che andrebbero semplicemente cantate? Dallโ€™esultanza suscitata in noi da questa cascata di benedizioni, lโ€™autore della lettera espande il motivo del rendimento di grazie trasformandolo in preghiera perchรฉ questo atteggiamento di gratitudine ispiri tutta la vita del credente.

Il vertice di questa sinfonia di benedizioni che sono le letture odierne รจ raggiunto dal Prologo di Giovanni (1,1-18).

Non si sa da che parte cominciare nel presentare questa pagina densissima. Ricordo che una volta, perchรฉ non sfuggisse la sua ricchezza e intensitร  al semplice ascolto, chiesi allโ€™assemblea di ripetere frase per frase quello che io andavo proclamando, creando cosรฌ una sorta di risonanza, come un dialogo tra solista e coro.

Venendo a un possibile utilizzo di tale testo per lโ€™omelia, credo che si possa estrarne le linee e i temi di fondo fissando lโ€™attenzione su due punti.

Le tenebre non hanno vinto la luce

Il primo รจ la creazione messa sotto il segno della luce, che รจ come dire lโ€™alba del mondo (si ascolti cosa fa di questo sorgere Haydn nel suo oratorio La Creazione), da un soffio sommesso fino alla sorpresa di unโ€™esplosione che traduce la meraviglia di scoprire che la notte รจ vinta e il sole torna a splendere.

Rimane perรฒ la certezza del ritorno del buio, e dunque tutto รจ messo sotto il segno di una lotta incessante tra bene e male, tra vita e morte, legge che governa la storia del mondo e dellโ€™umanitร  che lo abita. Ma rimane a rassicurarci la profezia di una vittoria, perchรฉ ยซla luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non lโ€™hanno afferrataยป (cosรฌ significa il greco katรฉlaben). Il verbo รจ cruciale, e significa anche ยซnon lโ€™hanno compresaยป e ยซnon lโ€™hanno accoltaยป. Credo che tutti e tre i significati vadano tenuti assieme, ed รจ possibile che il verbo sia stato scelto proprio per la sua polivalenza semantica.

Torno ai versi di Eliot, che ben dipinge questo dramma: ยซLa Parola senza parola, la Parola entro / Il mondo e per il mondo; E la luce splendette nelle tenebre e / Contro la Parola lโ€™inquieto mondo quieto ruotava / Attorno al centro della Parola silente. / O mio popolo, che cosa ti ho fatto?ยป (Mercoledรฌ delle ceneri).

Non stupisca questo aggancio con la Pasqua, perchรฉ in quei giorni si compirร  il destino della Parola giร  preannunciato nel Prologo di Giovanni. Il segno di contraddizione โ€“ che รจ Gesรน secondo la profezia di Simeone โ€“ fa sรฌ che il mondo โ€œinquietoโ€ ruoti โ€œquietoโ€ sia contro sia attorno a lui! Con una felice immagine, Eliot paragona lโ€™umanitร  a una folla di ยซfanciulli al cancello / che non se ne andranno e non riescono a pregareโ€ฆ E sono spaventati e non riescono ad arrendersi / E affermano di fronte al mondo e negano tra le rocceยป.

Dio alla ricerca dellโ€™uomo

Il secondo punto illustra precisamente il dramma che si instaura tra la luce e le tenebre, tra incomprensione e rifiuto, con le relative conseguenze. In questo siamo tutti coinvolti, perchรฉ ยซla luce vera, quella che รจ venuta nel mondo, illumina ogni uomoยป. Il tragico รจ che lโ€™uomo puรฒ non riconoscere colui che lโ€™ha fatto ยซa sua immagine e somiglianzaยป (Gen 1,27), non accogliere colui che viene in casa sua.

Questo rigetto perรฒ non stanca Dio, non interrompe la sua volontร  di guarire chi รจ malato, di salvare chi si perde. Ritorna ancora una volta la bellezza dellโ€™annuncio udito nel Natale: Dio ci rigenera facendoci diventare suoi figli e, perchรฉ sia piรน facile riconoscerlo e accoglierlo, si fa uno di noi, uno come noi, facendosi un tuttโ€™uno con la nostra finitezza e la nostra miseria, Gesรน diventa Emanuele, colui che salva diventa nostro compagno, nostro fratello.

La Sapienza, che si era attendata nel corpo dellโ€™umanitร , si materializza fino a risplendere nel bambino di Betlemme, nel volto di Gesรน di Nazaret, perchรฉ ยซIl Verbo si รจ fatto carne, e venne a piantare la sua tenda in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di veritร ยป. La grazia รจ lโ€™amore gratuito con cui Dio ci ama, la veritร  รจ la fedeltร  di Dio alla sua promessa, se solo noi siamo disposti a crederci e farla nostra.

E, per finire, in Gesรน la luce che rivela Dio diventa piena: ยซDio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che รจ Dio ed รจ nel seno del Padre, รจ lui che lo ha raccontatoยป.

Nei versi della poetessa inglese E. Jennings, sotto il titolo di Contraddizioni, ho trovato una delle piรน belle sintesi del senso dellโ€™Incarnazione: ยซScelse il nostro destino, fu diverso soltanto perchรฉ vide la cattiveria ma non fu cattivoโ€ฆ Morรฌ per liberare lโ€™umanitร  dallโ€™acredine / poichรฉ tutto ciรฒ che ebbe a soffrire era ingiusto, / e mostrรฒ amore ove amore cosรฌ di rado appare: / nel buio, nel dolore, nella morte. Prese la nostra polvere / e le insegnรฒ a benedireยป.

Tradurre la nostra fragilitร  in benedizione, il nostro nulla in pienezza. Questa รจ la grazia che ci รจ stata rivelata nella luce che si รจ accesa nella notte del Natale, questa รจ la nostra missione di apostoli della luce (cf. Mt 5,14-16): quella che viene a illuminare le nostre tenebre, e ci mette in grado di essere cosรฌ luce per il mondo.

A cura di Nico Guerini, studioso di letteratura, esperto di testi di mistica, ha pubblicato vari libri di spiritualitaฬ€.

Fonte


Letture della
II Domenica dopo Natale โ€“ ANNO A
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

La sapienza dio Dio รจ venuta ad abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Sirร cide
Sir 24,1-4.12-16, NV 24,1-4.12-16

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti รจ benedetta, mentre dice:
ยซAllora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi ereditร  in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternitร  non verrรฒ meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e cosรฌ mi sono stabilita in Sion.
Nella cittร  che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme รจ il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore รจ la mia ereditร ,
nell’assemblea dei santi ho preso dimoraยป.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Sal 147

Il Verbo si รจ fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perchรฉ ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Cosรฌ non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

Seconda Lettura

Mediante Gesรน, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella caritร ,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesรน Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontร , a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciรฒ anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesรน e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinchรฉ il Dio del Signore nostro Gesรน Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua ereditร  fra i santi.

Parola di Dio

Vangelo

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto รจ stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente รจ stato fatto di tutto ciรฒ che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.]
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perchรฉ tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti perรฒ l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, nรฉ da volere di carne, nรฉ da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di veritร .]
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi รจ passato avanti, perchรฉ era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perchรฉ la legge fu data per mezzo di Mosรจ, la grazia e la veritร  vennero per mezzo di Gesรน Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che รจ nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore