Il piรน grande comandamento e gli altri
Al centro della liturgia odierna cโรจ quello che comunemente si chiama il โcomandamento dellโamoreโ.
Confesso che, quando mi trovo a dire qualche parola su questo brano evangelico, mi sento vagamente imbarazzato. Soprattutto quando si discorre di โnormeโ che riguardano la vita di fede, da parte di persone che hanno abbandonato la pratica religiosa perchรฉ in dissenso con la โstruttura Chiesaโ, giustificando la loro scelta dicendo che tutto รจ relativo, quello che conta รจ โamareโ, dove รจ implicito il riferimento alla parola che รจ il cuore del vangelo letto oggi.
Temo che tale risposta celi un presupposto di โvaghezzaโ che non porta molto lontano, quasi un alibi per non affrontare seriamente il problema, che, alla fine, รจ quello dei โvaloriโ, chiari e indubitabili, e delle โpraticheโ che li incarnano. Il termine โamoreโ, come โlibertร โ e altri consimili, ha uno spazio di significato che puรฒ voler dire tutto e il contrario di tutto.
Peraltro, proprio questa esigenza ha portato alla creazione di norme concrete chiamate โcomandamentiโ, che servissero almeno a dare delle indicazioni piรน precise su come dare forma allโamore, che รจ e resta lโanima della Legge.
Quelle norme Gesรน ha detto di non volerle abolire, neanche le piรน piccole (Mt 5,17-19), ma ha fatto subito seguire una serie di dichiarazioni dove ha dato chiaramente a intendere che cโera modo e modo di leggerle. E la sua spiegazione, a mezzo di esempi, insegna che il loro โorizzonteโ รจ molto piรน vasto di quello che appare a tutta prima. Se si dimentica questo, si cade facilmente nel โlegalismoโ, governato dalla legge del minimo sforzo che basta a mettersi in pace con Dio.
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Lโamore come โorizzonteโ
ร importante, a questo proposito, ricordare che lโamore, piรน che una legge o un comandamento, รจ un orizzonte, che segna un orientamento, una direttrice di marcia, e lโorizzonte, come si sa, non ha confini. Come ha detto Thomas Traherne (1637-1674), uno degli autori piรน significativi di quella grande corrente di scrittori e poeti che formรฒ nel โ600 la gloriosa spiritualitร della Chiesa dโInghilterra nota come Pietas anglicana, ebbe a dire in uno splendido aforisma: ยซLโamore non รจ mai troppo, puรฒ solo essere sbagliatoยป. Ecco cosa significa amore come orizzonte.
Trovo utile, a proposito, ricordare una grande svolta nella prassi penitenziale della Chiesa, quella che partรฌ da un decreto del Concilio Lateranense IV (1215) che stabiliva il precetto per i fedeli di confessarsi una volta allโanno e di comunicarsi almeno a Pasqua.
Per la felice coincidenza dello sviluppo in quegli anni dei nuovi ordini mendicanti, in particolare francescani e domenicani, si andรฒ producendo unโabbondantissima letteratura che intendeva insegnare ai fedeli come fare lโesame di coscienza e ai confessori come trattare i penitenti.
Era stata in voga, fino ad allora, la cosiddetta ยซpenitenza tariffataยป, avviata a partire dallโuso della confessione frequente importato dal monachesimo celtico, che consisteva nellโimporre qualche opera buona a prescindere dal tipo di peccati commessi. Tale prassi, forse perchรฉ piรน facile e piรน spiccia, ha resistito ed รจ arrivata fino a noi, e forse dura ancora da qualche parte, dove la penitenza era standardizzata nelle tre Ave Maria o nel Pater, Ave, Gloria suggeriti prima dellโassoluzione.
Quali erano la novitร portate dai frati del XIII secolo? Ne posso parlare con cognizione di causa per aver studiato e fatto studiare molti manuali penitenziali dei secoli XIII-XIV, una letteratura sterminata che sarebbe utilissimo conoscere.
Le principali novitร sono tre: lโesame di coscienza non era condotto sui comandamenti, che apparivano spesso in brevi appendici, ma sui sette vizi capitali; la penitenza era di riflesso legata alla letteratura dei โrimediโ che descrivevano le virtรน opposte ai vizi; infine, al confessore si raccomandava saggezza ed equilibrio nel proporre il modo di riparare il peccato commesso.
Che differenza fa? Mentre i comandamenti che, in gran parte, sono โazioniโ da fare o da evitare, i โviziโ e le โvirtรนโ sono il fondo emotivo che sta dietro le azioni, una zona piรน difficile da โcosificareโ, conteggiare e controllare (onde il rischio di legalismo), un territorio piรน ambiguo e nebuloso, che esige unโabitudine coltivata al discernimento.
Peraltro, anche nei comandamenti ce ne sono alcuni che lasciano largo spazio allโesplorazione e alla realizzazione, tipo ยซonora il padre e la madreยป, o ancor piรน i due finali che chiedono di fare attenzione alla cura del โdesiderioโ!
Comunque, giร il Concilio parecchi anni fa suggeriva, tra lโaltro, di condurre lโesame di coscienza non su una schedina prefabbricata sulla lista dei comandamenti, ma su un testo della Scrittura. Il mio favorito รจ Romani 12, usato anche solo in parte.
Mi rendo conto che tale โdigressioneโ puรฒ sembrare eccessiva, ma mi importava che si capisse cosa intendo quando definisco il duplice precetto dellโamore un โorizzonte di sensoโ che deve orientare le nostre scelte.
Tanto per cominciare, la prima lettura (Es 22,20-26) offre non tanto norme generiche ma una serie di comportamenti pratici dietro i quali รจ facile vedere atteggiamenti di attenzione e di benevolenza che devono essere coltivati nel fondo del cuore.
Li elenco: lโattenzione al ยซforestieroยป, mettendosi nei suoi panni, magari facendo riferimento ad esperienze analoghe; il rispetto per chi vive una condizione di fragilitร , come ยซlโorfano e la vedovaยป, categorie tipo che, insieme a quella dello ยซstranieroยป, percorrono tutta la Bibbia, in particolare i Salmi; lโaiuto allโindigente che chiede un prestito in denaro, che non va trattato con mentalitร da usuraio, o ancora piรน se รจ costretto a dare in pegno un mantello, questo gli deve essere restituito ยซper la notteยป, perchรฉ non ha altro con cui coprirsi. Non sono โprecettiโ particolari, ma sono esempi di come lโorizzonte dellโamore deve gettare la sua luce sul nostro quotidiano, da misurare sui bisogni degli altri.
Se noi adoriamo un Signore che รจ descritto nel Salmo 17 come ยซforza, roccia, fortezza, liberatore, rupe, rifugio, scudo, potente salvezza, baluardoยป, che sono le forme in cui egli manifesta il suo โamoreโ nei nostri riguardi, il nostro amore non puรฒ percorrere strade diverse da questa.
Lโesempio della comunitร cristiana di Tessalonica (Ts 1,5c-10) che, ยซavendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santoยป, รจ diventata un ยซmodello per tutti i credenti della Macedonia e dellโAcaiaยป, reca un messaggio in linea con quanto stiamo dicendo: lโamore che ispira i discepoli di Gesรน diventa una forza contagiosa, e una forma di amore del prossimo, se non la prima, puรฒ essere proprio il bisogno di dare buon esempio e, allโopposto, la necessitร di non creare difficoltร alla fede di chi รจ debole a causa di cattivi comportamenti dei cristiani.
Il grande comandamento
ยซQual รจ il grande comandamento?ยป chiede un fariseo, dottore della Legge, per mettere alla prova Gesรน (Mt 22,34-40). La domanda รจ nella serie dei tentativi, uditi nelle ultime domeniche, di cogliere Gesรน in fallo.
Il problema esisteva, e prevedibilmente non era di facile soluzione: i rabbini contavano fino a 613 comandamenti nella Torร , 248 positivi (tu devi) e 365 negativi (non devi)! Pane per i denti dei fedeli zelanti, che forse avrebbero anche potuto utilizzare meglio il loro tempo piuttosto di faticare ad enumerarli.
La risposta di Gesรน รจ troppo nota: ยซโAmerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua menteโ. Questo รจ il grande e primo comandamento. Il secondo poi รจ simile a quello: โAmerai il tuo prossimo come te stessoโยป. Radicale semplificazione, che non รจ una riduzione ma, al contrario, una dilatazione senza confini.
Alla fine restano due, anzi, uno solo con due facce interdipendenti. Lโamore, nella sua forma duplice, รจ il ยซgrande e primo comandamentoยป perchรฉ costituisce ciรฒ che li deve irrorare tutti con la sua forza, cosรฌ che ogni comando, o norma, o precetto deve avere come primo requisito quello di essere manifestazione dellโamore in tutti i gradi che esso puรฒ rivestire, dallโoffrire un bicchiere di acqua fresca al dare la vita per gli altri. Perchรฉ Gesรน ha pure detto: ยซDa questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profetiยป.
Non bastava la Legge? No, perchรฉ le figure e i libri dei Profeti mostrano a piรน riprese come lโosservanza puntuale della Legge, che riduce i comandamenti a un โconfineโ entro il quale ripararsi, che puรฒ essere la regola del minimo sforzo o varie forme di alibi, rischia di strozzarne il senso fino a contraddirlo.
Tra i tanti ricordo solo il caso di Geremia 7,9-11, che denuncia come il tempio, luogo del culto al Signore, si รจ trasformato in una spelonca dove i ladri si rifugiano dopo i loro furti credendosi al sicuro, parole che Gesรน, โilโ Profeta per antonomasia, ha giร utilizzato nella cacciata dei mercanti dal tempio (Mt 21,12).
Per non parlare del fariseo della parabola, che va al tempio, dove, stando eretto, ringrazia Dio per lโelenco puntiglioso delle opere compiute, persino con qualche aggiunta, in rispetto della Legge (Lc 18,9-14), concluso con uno sguardo sprezzante al pubblicano, che invece confessa il suo peccato. Ma รจ il fariseo che torna a casa con un peccato in piรน, perchรฉ ha dimenticato il ยซgrande comandamentoยป, quellโamore che gli doveva suggerire di render grazie a Dio e di avere misericordia per il fratello peccatore.
ร poco concludere che il suo amore per Dio, se anche poteva sembrare persino โtroppoโ, era perรฒ certamente โsbagliatoโ?
Fonte – Settimana News
Commento a cura di Nico Guerini