Due ore a parlare di Gesù Cristo senza nessun cedimento da parte delle oltre 300 persone che hanno affollato il grande salone polivalente dell’oratorio di Rivarolo Mantovano. Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, uno dei grandI maestri della spiritualità contemporanea, è di casa nel comunità guidata da don Luigi Carrai: quello di martedì 28 maggio era infatti il tredicesimo incontro in terra rivarolese. Il monaco ha offerto una lunga e articolata catechesi sulla figura di Gesù a partire dalle sue relazioni con alcune particolari categorie di persone: le donne, gli ammalati e i peccatori. «Rileggo volentieri la vita di Gesù – ha esordito – perché in essa si percepisce la presenza di un’umanità vera, profonda, semplice, praticabile: abbiamo bisogno di una nuova grammatica dell’umano, di riscoprire l’umano, di reimparare l’abc delle relazioni umane e delle pratiche di umanità. E la figura di Gesù, anche quando è rinarrata in maniera molto distante dal testo evangelico, appare come simbolo di umanità e di senso, appare indicatrice di una via che coglie l’essenziale dell’esistenza e aiuta a orientarsi nella vita».
Dopo aver incorniciato storicamente la vicenda terrena di Cristo – la nascita in una famiglia povera, ma non misera, il probabile studio delle Scritture nella comunità di Qumran nel deserto, la formazione di una comunità dove si condividevano i beni, la sua predicazione per tre anni, le amicizie speciali con alcune persone -, Bianchi ha riflettuto sulla sua umanità – perchè solo attraverso di essa si può conoscere chi è e che cosa vuole Dio – partendo dai suoi incontri. «Egli ha voluto accostare tutti anche se una certa ritrosia l’ha avuta con i sacerdoti, considerati corrotti per il loro legame con Roma, e con i farisei interessati più a condannare il peccato degli altri che a mostrare il volto misericordioso di Dio».
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La relazione forse più scandalosa di Gesù è con le donne. Gli stessi Vangeli provano un certo disagio nel registrare questo rapporto: tranne la Maddalena, il gruppo delle donne non è citato mai nelle pagine dedicate all’Apparizione del Risorto. In una società che disprezzava le dolnne – il Talmud ebraico sosteneva che insegnerà loro la Parola è come bestemmiare! – Cristo si circonda di molte di esse e addirittura ne fa sue discepole. Maria di Betania che si pone ai piedi del Maestro per ascoltare i suoi discorsi – invece che stare in cucina a lavorare – è un esempio eloquente di questo cambiamento totale di prospettiva.
Gesù poi ha un rapporto privilegiato con i malati: il Vangelo è pieno di racconti di guarigione e di liberazione dal demonio. Il gesto più profetico, col quale si attirerà l’odio dei capi del popolo, Cristo lo compie quando invita nel tempio di Gerusalemme ciechi, zoppi e paralitici. La legge ebraica, infatti, vietava l’ingresso a queste categorie di persone nello spazio sacro: erano considerati impuri, non degni di accostarsi al Dio vivente. Gesù ne fa invece i suoi amici prediletti.
Infine il Figlio di Dio frequenta i peccatori: «Egli ostinatamente va alla loro ricerca – ha spiegato Bianchi -. Non gli interessavano i giusti, loro non avevano bisogno di lui, ma le persone ferite dalla vita: la Maddalena, Zaccheo, la prostituta che gli lava i piedi con le lacrime».
Il priore di Bose ha invitato a leggere con assiduità e semplicità il Vangelo perchè solo lì è possibile conoscere Cristo e solo attraverso Cristo è possibile giungere a Dio. Tutte le altre vie sono assolutamente incomplete.
È seguito un breve dibattito nel quale si è parlato del valore storico e teologico dei Vangeli apocrifi, delle virtà teologali della fede-speranza-carità e delle ultime ricerche su Gesù condotte dal controverso e «settario» Corrado Augias.
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