Respiro spirituale, terza domenica di Quaresima
Un pensiero sconveniente
Prima nel deserto a sopportare gli assalti del nemico che intuisce la pericolosità di una fede che non si accontenta, non usa gli strumenti di marketing, gli effetti speciali, la pretesa di inscatolare Dio con le proprie piccole esigenze.
Poi il Monte della gloria, il presagio di un mondo nuovo in cui lo stupore e la bellezza ci potrebbero confondere e illuderci di vivere sempre nell’incanto di una presenza straordinaria, in cui la fede non è mai messa alla prova.
E ora, in questa terza domenica di Quaresima, sulla strada di Gerusalemme, lo scandalo, che in origine ricorda don Willy Volonté è una pietra, di quelle che rompono il ritmo della corsa, che azzoppano il pensiero lineare di una fede vittoriosa.
Lo ricorda san Paolo: la nostra fede non è facilmente sopportabile.
Gesù il Messia, il liberatore, il salvatore, ha scelto infatti il dono di sé, fino alla morte, la morte di croce.
Per i suoi correligionari è un segno di maledizione, perché l’appeso è una maledizione agli occhi di Dio (Dt 21, 22-23), dunque uno scandalo inaudito, tanto più se condannato fuori dalla città, per mano degli invasori romani.
Ma per i greci non è molto diverso: un morto con infamia non è certo un salvatore, al massimo è un folle, tanto più se pretende di essere risorto. San Paolo lo sa bene, ricordando il suo fallimento ad Atene, quando gli risposero con sufficienza: “su questo ti ascolteremo un’altra volta.”
Eppure questa è l’unica strada per la nostra fede, se vuole riconoscere la salvezza.
“Bisogna passare attraverso questa strettoia così difficoltosa, per capire il dono di sé di Cristo per ciascuno di noi. molto spesso attraverso la sofferenza capiamo cosa vuol dire amare veramente una persona. Passando attraverso la croce, giungiamo alla resurrezione, cioè ad un significato più grande per la nostra vita.”
Produzione Caritas Ticino