Il Vangelo in casa, con mons. Willy Volontè, dal parco del Collegio Diocesano Pio XII
Produzione Caritas Ticino
Quella gloria che solleva noi, e le nostre idee, di Cristiano Proia
Cristo “sollevato dallo sguardo fisico dei suoi discepoli”. Sospinto verso l’alto, fino a sottrarsi alla loro vista. Ora non c’è più nemmeno la presenza di quel corpo risorto, che avevano incontrato dopo la Pasqua, con cui avevano desinato. Diverso, ma fino a quel momento presente. La partenza di Gesù però non è una scomparsa, ma un ritorno al Padre, che apre una nuova modalità. Il senso dell’Ascensione celebrata questo giovedì è tutto nelle parole di monsignor Willy Volontè, che anche questa settimana commenta le Scritture dal Collegio Pio XII di Lucino davanti alle telecamere della trasmissione televisiva “Il Vangelo in Casa” di Caritas Ticino.
“Questa nuova realtà in cui Cristo è dentro la Storia” continua don Willy “è la Chiesa, che diventa segno sacramentale e visibile della permanenza di Cristo nelle vite dei suoi discepoli. Questa domenica si descrive proprio questa nuova vita comunitaria, in cui Cristo non è più visibile: quella comunità che ora ha bisogno di una coscienza nuova, come un luogo dove gli altri possano incontrare la presenza di Gesù. La nuova dimensione” sottolinea ancora monsignor Willy Volontè “fa fare un salto di qualità immenso ai discepoli. La loro comunione è una realtà visibile, incontrabile: è gente che vive proprio per ciò che ha vissuto e toccato. E in mezzo a loro c’è una presenza eccezionale: quella di Maria, che garantisce ai discepoli la possibilità di vedere una Chiesa costantemente abitata dal loro Signore.
Ma il Vangelo di questa settimana” chiude don Willy “è un brano di Giovanni di notevole spessore teologico. Quell’ora di Gesù è l’ora della glorificazione. Non intesa come fama, ma come l’atto del Padre di accogliere tutto ciò che Cristo ha donato, per portarne la bellezza di fronte al mondo. Una glorificazione che passa attraverso la Croce: un insegnamento per la nostra vita. Dove un atto d’amore è glorificante, anche se passa spesso proprio attraverso ferite che sanguinano. Come in questi giorni”.