mons. Willy Volontè – Commento al Vangelo di domenica 17 Ottobre 2021

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Respiro Spirituale , XXIX domenica del tempo ordinario con mons. Willy Volonté

Produzione Caritas Ticino

..Nemmeno nel giardino del re

Di Dante Balbo

Abbiamo un Dio onnipotente, generoso e buono, misericordioso e ricco di grazia. abbiamo un fratello che ben conosce il patire, che ha condiviso tutto con noi, che è morto per noi, anzi, per noi è risuscitato.
Siamo tentati allora a volte di sentirci in diritto di chiedere e, quando non veniamo esauditi, siamo delusi, tristi, a volte così arrabbiati da abbandonare la fede che ci aveva permesso di fare la nostra richiesta.

Non è una novità del nostro tempo, ci ricorda don Willy Volonté commentando il Vangelo di questa domenica, in cui due fratelli, apostoli, in altro vangelo spinti dalla madre ambiziosa per loro, chiedono un posto speciale nel governo messianico: oggi l’equivalente di primo ministro e ministro degli esteri.
Gesù non li rimprovera, ma pone loro una domanda cruciale: “siete capaci di bere il calice che io bevo?”, quello stesso calice che accetterà dal Padre nell’orto degli ulivi.

Al di là della vicenda particolare, il maestro ne approfitta per riportare l’ambizione anche legittima nella logica che lui stesso applica in modo ferreo e conseguente: non c’è primato se non nel dono.
Il dono non è qualcosa di astratto. Di Gesù dice la lettera ai Filippesi che svuotò sé stesso assumendo la condizione di schiavo, colui che serve senza discutere, che prima dei diritti accoglie il servizio.

Non è né Gesù, né la chiesa a promuovere la schiavitù, che anzi fu condannata fin dall’inizio, anche se ci vollero 19 secoli perché fosse abolita e oggi si ripete con nuove agghiaccianti forme, ma conclude don Willy che forse oggi “vi sono lacune gravi nel corpo sociale e politico, perché pochi sentono di essere servitori degli altri: si vogliono tanti diritti e si riconoscono pochi doveri. Gesù, il Signore di tutti, è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire.”

Nel giardino del Re, quello della scelta decisiva, l’erba voglio non c’è.


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