Il Vangelo che abbiamo ascoltato domenica scorsa ci ha mostrato Gesรน che invia i dodici apostoli, due a due, nei villaggi della Galilea per annunciare lโavvento del Regno di Dio, per guarire i malati e aiutare i deboli e i poveri.
Lโevangelista parla esplicitamente di un โpotereโ conferito agli inviati perchรฉ possano operare tali cose.
Ovviamente non si tratta di un potere politico o economico; ma รจ un potere reale, una forza che opera guarigioni nel corpo e nel cuore. Il brano evangelico di questa sedicesima domenica ci narra il ritorno dalla missione delle sei coppie di apostoli.
Lโevangelista fa arguire la soddisfazione dei discepoli e di Gesรน il quale, pur conoscendo la scarsa preparazione di quel gruppetto di discepoli, aveva egualmente affidato loro questo compito; era sufficiente che obbedissero alla lettera alle sue parole per avere effetto: predicare che era giunto un tempo nuovo e ripetere i gesti di misericordia che lui stesso faceva. In effetti, lโobbedienza aveva dato i suoi frutti. E possiamo immaginare lo sguardo affettuoso di Gesรน mentre essi raccontavano quello che avevano operato. Erano felici quei dodici; e anche un poco stanchi, come accade ad ogni vero โmissionarioโ che dimentica se stesso per servire il Vangelo.
Al termine dei racconti Gesรน dice loro: โVenite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poโ!โ. ร una esortazione che suona vicina in questo tempo nel quale in molti ci si prepara al riposo o, forse ancor piรน, alla necessitร di un silenzio per nutrire la propria vita interiore. Queste parole di Gesรน si possono applicare certamente alla salutare pratica di momenti di ritiro spirituale, ma รจ opportuno pensarle legate anche al โriposoโ che la Messa della domenica deve rappresentare per tutti i cristiani. Non so se viviamo con questa sensibilitร la santa liturgia della domenica. Ma se dovessimo perรฒ trovare un testo evangelico per esprimere la spiritualitร della domenica, direi che queste parole di Gesรน sono adattissime. Nella Messa domenicale davvero siamo condotti โin disparteโ, ossia in un luogo diverso dalle nostre ordinarie occupazioni, fossero anche quelle delle vacanze, per poter dialogare con il Signore, ascoltare una parola vera sulla nostra vita, nutrirci di unโamicizia che resta comunque salda, ricevere una forza capace di sostenerci, una medicina che guarisce. Non si tratta di evadere dalla vita o di dimenticare i propri guai. Lโincontro con il Signore nella santa liturgia domenicale non ci separa dal tempo ordinario della vita, semmai fa come da cerniera tra la settimana che รจ passata e quella che sta per iniziare; รจ come una luce che illumina il tempo di ieri, per comprenderlo, e quello di domani, per tracciarne il percorso.
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ร quello che accade nel racconto evangelico, quando Gesรน e i discepoli salgono sulla barca per passare allโaltra riva. Il momento della traversata sulla barca, tra una riva e lโaltra, si puรฒ paragonare alla Messa della domenica, la quale appunto ci lega alle due sponde del mare, sempre affollate di gente bisognosa. Le folle, quelle di allora e quelle di oggi, sono senza dubbio lโoggetto primario della missione del Signore e dei suoi discepoli. ร su di loro che si dirige la compassione di Gesรน. Per questo il Vangelo puรฒ notare: โErano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiareโ. Lo stare โin disparteโ la Messa domenicale, appunto non significava perciรฒ una fuga, semmai un momento per irrobustire e affinare la compassione. Si tratta di ascoltare anzitutto il Signore, di far scendere nel proprio cuore le parole della Scrittura; esse sono come un respiro piรน grande dentro il quale far riposare la mente; o, se si vuole, rappresentano una boccata dโaria pura, di cui tutti abbiamo bisogno per pensare meglio, per sentire in modo piรน generoso, per recuperare le forze. Lโinizio della settimana successiva deve trovarci rinfrancati nello spirito e piรน vicini al sentire del Signore.
Giunti infatti allโaltra sponda del mare di nuovo cโรจ la folla ad attenderli. Forse la gente ha visto il percorso della barca e intuito il luogo dellโapprodo. Sono quindi corsi avanti e sono arrivati prima. Appena Gesรน scende dalla barca si trova di nuovo circondato dalla folla. Scrive Marco: โGesรน vide molta folla e si commosse per loro, perchรฉ erano come pecore sbandate senza pastoreโ. Giovanni Battista era stato ucciso da non molto tempo; e non cโera piรน nessun profeta. La Parola di Dio era rara. ร vero, il Tempio era pieno di gente e le sinagoghe affollate; tanto da far dire a molti che la religione aveva vinto. Eppure la gente, i poveri e i deboli soprattutto, non sapevano su chi confidare, su chi riporre la loro speranza, a quale porta bussare. Nelle ultime parole evangeliche riecheggia tutta la tradizione vetero-testamentaria sullโabbandono della gente da parte dei responsabili del popolo di Israele.
Il profeta Geremia lo grida a chiare lettere: โGuai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascoloโ. Sarร il Signore stesso a prendersi cura del suo popolo: โRadunerรฒ io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farรฒ tornare ai loro pascoliโ. Il segreto di tutto ciรฒ รจ nascosto nella compassione del Signore per il suo popolo. Questa compassione che portรฒ Gesรน a inviare i Dodici ad annunciare il Vangelo e a servire i poveri, continua a spingerlo, appena sceso dalla barca, a riprendere immediatamente il suo โlavoroโ. ร quello che continua a chiedere ai discepoli di ogni tempo.
Per gentile concessione di mons. Paglia โ Fonte
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia