Oggi รจ la domenica del povero Lazzaro, di colui che giace alla porta del ricco, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cade dalla mensa. Nellโultimo saluto durante i funerali preghiamo augurando al defunto di poter โcon Lazzaro, povero in terra godere il riposo eterno del cieloโ. Il Vangelo vuole che incontriamo oggi i tanti poveri Lazzaro, ci insegna a commuoverci delle loro piaghe, a scandalizzarci per la fame. Accorgiamoci di lui, perchรฉ Lazzaro ci accoglierร nel cielo, intercederร per noi.
โAvevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bereโ. Gesรน vuole che gli uomini non vivano โspensieratiโ, da buontemponi, come dice il profeta Amos, che sciupano la vita e pensano che tutti siano come loro. Da โspensieratiโ si accetta un mondo di sofferenza e si costruisce un abisso dโamore che non si puรฒ piรน colmare. Il contrario di un cuore spensierato e superficiale non รจ una vita da eroi o agitata: รจ un cuore umano e buono.
โCโera un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamenteโ. Questโuomo, senza nome, non รจ descritto come uno sprecone, e neppure come uno sfruttatore dei suoi servi. ร uno come tutti e si comporta nello stesso modo di quelli della sua condizione: vive spensieratamente la sua ricchezza. Il problema sta nel prosieguo della narrazione: โun mendicante di nome Lazzaro giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del riccoโ.
Lโevangelista in questo caso, riporta il nome, Lazzaro, e marca la differenza tra la sua situazione e quella del ricco. Questo quadro, che contrappone senza mezzi termini la vita consumista da una parte e la miseria piรน nera dallโaltra, non era affatto considerato unโingiustizia dalla teologia degli scribi. E non ritenendola tale, con facilitร si tranquillizzava la coscienza con la dottrina dellโelemosina. Insomma, allora come oggi, si trovano le ragioni per far restare le cose come sono, per non cambiare neppure una palese ingiustizia come quella descritta dal Vangelo. Dopo la morte dei due protagonisti, si apre una scena completamente diversa. Ma questa volta appare chiaro quale sia il pensiero di Dio e il suo giudizio.
Il ricco e Lazzaro sono ambedue โfigli di Abramoโ. Ma Lazzaro siede con questi alla mensa celeste; il ricco, non accolto nei tabernacoli eterni, รจ caduto nel luogo dei tormenti.
Se il ricco avesse aiutato Lazzaro, costui lโavrebbe accolto nel cielo. Ma solo ora comprende la veritร della vita; ed รจ troppo tardi. Implicitamente, il ricco ammette lโinevitabilitร della sua attuale triste condizione, come prima accettava tranquillamente la sua spensieratezza e le sue vesti di porpora e bisso; non chiede infatti di cambiare luogo ma solo di poter essere sollevato un poco; gli basterebbe toccare con la lingua un dito bagnato nellโacqua. Ma anche questo รจ impossibile; neppure Dio puรฒ superare lโabisso che lโuomo si costruisce attorno.
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Eppure, in questo mondo si continua la creazione di abissi tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, tra etnia ed etnia e, infine, sul piano planetario, tra paesi ricchi e paesi poveri. Lazzaro รจ il barbone accanto a noi, รจ lo straniero, รจ una etnia oppressa, รจ un popolo violentato e sfruttato. Dalla parabola, tuttavia, appare con estrema evidenza la predilezione di Dio per Lazzaro e per chi รจ, in ogni tempo della storia e in ogni parte del mondo, nelle sue stesse condizioni.
Il ricco ed il povero muoiono. Ed il mondo si rovescia. Come nella beatitudini: beato diventa il povero, mentre il ricco rimane solo con la sua ricchezza che non scalda, non soddisfa, anzi tormenta. Il mondo alla rovescia รจ Lazzaro con Abramo, nel seno dโAbramo; mentre il ricco rimane senza qualcuno che lo accolga, senza consolazione; era sazio ed ora ha fame; rideva ed ora piange. I tormenti del ricco di cui parla il Vangelo non sono una minaccia. Gesรน non spaventa, anzi rassicura gli uomini. Ma il Signore cerca di spiegare la vita cosรฌ comโรจ davvero. Svela al ricco che non รจ nella ricchezza che trova la gioia ed il futuro. E che senza lโaltro rimane solo e si costruisce un inferno.
Che fare? Cโรจ speranza per il ricco? Puรฒ cambiare il ricco? Questa domanda angustia non poco Gesรน. ร piรน facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli, dirร . Amรฒ quellโuomo ricco ma non fu amato. Che fare? Dobbiamo colmare tanti abissi dโignoranza, di distanza, di assenza di parole, di mani che non si tendono, di consolazione che viene negata. Colmiamo questi abissi, come lโamministratore disonesto, investendo in misericordia; come il Samaritano, che con la compassione vuole bene ad uno sconosciuto e lo fa diventare il suo prossimo. Gesรน sembra insistere, descrivendo la risposta dโAbramo al ricco, che non abbiamo bisogno di fatti miracolosi per convertire il cuore, per colmare questi abissi. Basta il Vangelo, che apre il cuore degli uomini e lo rende umano e vicino agli altri.
Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia