Il Vangelo parla di un amministratore e dei suoi traffici piรน o meno leciti. ร un brano che a prima vista appare molto strano. Sembra, infatti, che Gesรน porti ad esempio per i discepoli un uomo che si mostra leggero e truffaldino nellโamministrazione dei beni altrui. Ma, per comprendere correttamente il testo evangelico, รจ necessario inserirlo nel contesto.
Lโevangelista Luca nel capitolo 16 pone lโinsegnamento di Gesรน sullโuso della ricchezza (vi รจ una certa consequenzialitร con il capitolo precedente ove, con la vicenda del โfigliol prodigoโ, si mostrano i guasti che provoca il voler usare le ricchezze solo per sรฉ). Il testo evangelico vuol dire, in sintesi, che il problema non sta nei beni in se stessi, ma nel cuore di chi li usa, come รจ scritto nel Vangelo di Matteo: โLa dovโ รจ il tuo tesoro, sarร anche il tuo cuoreโ (M t 6,21). La questione centrale sta nel vedere dove abbiamo il nostro cuore, dove sono dirette le nostre vere preoccupazioni.
In questo contesto Gesรน parla dellโamministratore di una grande proprietร . Costui viene accusato presso il padrone di svolgere in modo illecito il suo ufficio. E le accuse debbono essere talmente evidenti che il padrone decide di licenziarlo immediatamente; gli concede solo il tempo di preparare e consegnare i registri. Ma la vicenda ha una svolta inattesa. Lโamministratore vede davanti a sรฉ unโalternativa impossibile: mettersi a fare il mendicante, oppure zappare la terra; due sbocchi per lui insopportabili.
Per sfuggirvi escogita unโaltra truffa ai danni del padrone. Fa un giro presso i debitori del padrone, riesce a corromperli e defalca le somme dei loro debiti. In compenso essi si impegnano ad accoglierlo e mantenerlo appena licenziato. Ne emerge un uomo con pochi scrupoli; e meraviglia leggere la conclusione dellโevangelista: โIl padrone (Dio) lodรฒ quellโamministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezzaโ (v. 8).
ร ovvio che il padrone non approva il furto perpetrato ai suoi danni per ben due volte. Resta, invece, sorpreso dallโabilitร dellโamministratore nel cavarsi dal guaio in cui si era cacciato con la sua condotta disonesta. Insomma, Gesรน non loda lโinganno. E ancor meno raccomanda ai suoi discepoli di rubare con abilitร per farsi cosรฌ degli amici. Tantโรจ vero che questโuomo viene messo non tra i โfigli della luceโ, ma tra i โfigli di questo mondoโ. Quel che viene portato ad esempio รจ lโabilitร di questโuomo nel cercare la sua salvezza.
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Tale abilitร , che in tanti pongono nelle cose della vita ordinaria, Gesรน vuole trasferirla sul piano della salvezza. In altri termini, Gesรน sembra dire agli ascoltatori: โQuellโamministratore come conquista la salvezza? Come evita di zappare la terra o di mendicare? Come assicura il suo futuro?โ. La risposta รจ: โEssendo generoso verso i debitoriโ. In effetti, il suo futuro e la sua stessa vita dipesero dalla sua generositร . Con essa legรฒ a sรฉ i debitori. E Gesรน aggiunge: โProcuratevi amici con la disonesta ricchezza, perchรฉ quandโessa verrร a mancare, vi accolgano nelle dimore eterneโ (v. 9).
Procurarsi amici. Ma si badi bene. Lโamicizia non si compra, si costruisce con la generositร . Con un cuore pronto e disponibile. Qui sta il centro della parabola odierna: la generositร verso i debitori (ossia verso i poveri e i deboli) salva la nostra vita e il nostro futuro. Siate amici dei poveri e sarete salvi. Questa รจ la scaltrezza che chiede oggi il Vangelo. Lo chiede a noi suoi discepoli. E lo chiede ai paesi ricchi perchรฉ comprendano che la loro salvezza, anche terrena, dipende da una rinnovata attenzione ai paesi poveri; dal non lasciarli soli in balia dei loro problemi. E, perchรฉ no! A condonare a essi quel debito che mai riusciranno a pagare e che li spinge sempre di piรน verso lโabisso.
Il commento piรน efficace a questa parabola รจ forse la frase di Gesรน riportata da Paolo mentre sta dando il suo addio ai responsabili della comunitร di Efeso: โCโรจ piรน gioia nel dare che nel ricevereโ (At 20,35). Paolo lasciava loro questa frase quasi a compendio della vita. ร una indicazione semplice circa la via della felicitร e della gioia. Perchรฉ siamo tristi? Perchรฉ le nostre giornate scorrono spesso senza gioia? Non abbiamo capito che la gioia non sta nel ricevere, ma nel dare. Noi, abituati come siamo a cercare per noi stessi, ad accumulare per noi, talora anche in modo forsennato, non riusciamo a gustare la bellezza della generositร e della gratuitร , la gioia del dono della propria vita per gli altri. Non si parla qui di eroismo. A volte basta dare unโora di tempo ma con generositร e volentieri, a chi ha bisogno ed รจ solo.
ร sufficiente dare un filo di amicizia, un aiuto materiale, una visita in ospedale, una semplice parola di conforto. Ritornano le altre parole di Gesรน: โHo avuto fame e mi avete dato da mangiareโ (Mt 25,35). ร questa la via della gioia. Lโaltra, quella della difesa e del cercare anzitutto per sรฉ, porta alla tristezza.
Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia