Mons. Roberto Tommasi alla Scuola del Lunedì il 30 novembre 2015 – libertà nella società plurale

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“Dopo i recenti attacchi terroristici che hanno colpito Parigi e molti stati africani, il tema della libertà risulta essere particolarmente sensibile e attuale”: con queste parole mons. Roberto Tommasi (preside della Facoltà Teologica del Triveneto) ha aperto l’ultimo incontro della Scuola del Lunedì al centro Onisto dedicato alla “libertà nella società plurale”.

“Oggi l’uomo europeo – ha continuato mons. Tommasi – tende a concepire la libertà in modo incondizionato, assoluto, quale totale assenza di limiti, per vivere nella spontaneità più radicale. Ma tale modo di intendere la libertà finisce col trasformarla (come già osservato, ad esempio, da Sartre) in una drammatica condanna”.

[ads2]La libertà ha in realtà effettivamente un carattere di obbligatorietà, ha spiegato mons. Tommasi. Senza libertà non vi è responsabilità e dunque non vi è possibilità di un’etica. Ma senza libertà non vi è probabilmente neppure umanità. “Se un tempo la differenza antropologica sembrava essere data dalla razionalità e poi dall’autoconsapevolezza, oggi si vede lo specifico dell’essere umano proprio nella libertà. Ed è proprio su tali riflessioni che si apre un confronto interessantissimo tra filosofia, teologia e neuroscienze”.

Che la libertà non si dia mai in modo assoluto, è facilmente verificabile da ciascuno di noi: “Ciascuno di noi deve innanzitutto ammettere di non essere artefice della propria libertà – ha spiegato il prof. Tommasi -, in secondo luogo ogni giorno facciamo esperienza della sua finitudine; da ultimo c’è il grande tema delle conseguenze delle nostre azioni, sulle quali non sempre possiamo intervenire: la libertà di fare una cosa non si estende alla possibilità di disfarla, di tornare indietro”.

In questo senso la libertà trova il suo principale limite nel senso di responsabilità del singolo perché la società civile non si trasformi in un bellum omnium contra omnes (Thomas Hobbes). Ma proprio qui troviamo un punto oggi cruciale: “Finora siamo stati abituati a pensare che la nostra libertà finisca dove inizia quella degli altri. Questo modo di pensare ci trasforma involontariamente in nemici gli uni degli altri. In realtà la mia libertà inizia con quella degli altri. Se gli altri non sono liberi non posso esserlo veramente neppure io”, ha concluso mons. Tommasi. La relazionalità è componente della libertà tanto quanto l’autodeterminazione e l’autorealizzazione: solo pensando la libertà in termini plurali sarà possibile costruire una società plurale nella pace.

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