Mons. Nunzio Galantino โ€“ Quando il dolore insegna ad amare

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Guerre dimenticate ma drammaticamente in atto, agguati infiniti e vittime di violenza premeditata. Ma anche giochi di potere che sembrano ignorare il valore della vita, anche quella di una sola persona, ricerca sempre piรน difficile di strade che portino a sanare ferite profonde, personali o sociali. Quelle che talvolta lasciano senza respiro. Eppure, in questo contesto, ho conosciuto persone che con la loro vita riescono a rendere grandi le cose piccole e permettono di non affogare. Dimostrano che ognuno di noi puรฒ contribuire a ritrovare la strada giusta e il gusto di vivere. A patto perรฒ di non allontanarsi troppo da se stessi e dalla propria intimitร . A patto cioรจ di capire che il segreto della vita รจ nascosto solo in noi, semplicemente perchรฉ siamo noi quel segreto: รจ quel nocciolo di vita, di amore, di dolore racchiuso in noi e che ciascuno si porta nellโ€™intimo.

In alcune persone che ho incontrato quel nocciolo si รจ come dilatato. Trasformandosi da nocciolo in frutto; riuscendo cioรจ a diventare quella materia prima di cui siamo plasmati grazie al lavoro di una vita. Soprattutto il lavoro fatto nei momenti in cui non sappiamo piรน chi siamo perchรฉ sepolti da bisogni e desideri fittizi, mossi da venti inaffidabili, agitati da passioni superficiali. Quando la nostra barca rischia di affondare, portata alla deriva in un oceano tanto piรน pericoloso perchรฉ sconosciuto.

Allora non resta che metterci silenziosamente in ascolto di noi stessi, guardarci dentro con occhi spalancati e cercare di afferrare quel nocciolo: solo tendendo lโ€™orecchio ed affinando il nostro tatto saremo capaci di intendere quel poโ€™di vita, di amore e di dolore deposto in noi. Ma cโ€™รจ bisogno di silenzio, perchรฉ รจ una voce delicata e che a volte sembra muta, una presenza che dobbiamo imparare a decifrare tra le ombre e i fruscii che vogliono nasconderla o soffocarla. Sรฌ, cโ€™รจ un invisibile che ci nutre. Nascosto nellโ€™osso cโ€™รจ un midollo che porta cibo e nutrimento, che noi non vediamo ma che genera una linfa profonda e ci consente il respiro. Cosรฌ in qualche nascondiglio del nostro cuore cโ€™รจ un seme segreto, qualcosa che assomiglia a una promessa, dove si fonde il visibile con lโ€™invisibile. รˆ essenziale sentir fluire questa linfa, rimanere in contatto con quel midollo che ci rende capaci di vedere lโ€™invisibile e toccare lโ€™impalpabile, e di prendere finalmente il largo con le vele gonfiate dal vento.

Lo sto ricordando e lo vado meditando in questi giorni che precedono la Pasqua. Il Risorto porta con sรฉ le sue ferite: Lui che ha sentito il brivido del germogliare di una carne intatta e nuova non ha rinunciato โ€“ come raccontano i Vangeli โ€“ a quel che di piรน prezioso aveva ricevuto, mani e piedi aperti, ferite da toccare increduli, per riconoscerlo. Mi piace pensare che anche le nostre cicatrici, quelle che portiamo sul corpo, ma soprattutto quelle del cuore, servano a identificarci, a farci riconoscere. Servono a distinguerci lโ€™uno dallโ€™altro, come ora ci distingue il colore degli occhi o dei capelli, la statura e la costituzione fisica, cosรฌ le nostre ferite ci renderanno straordinariamente unici. E quindi preziosi.

Ma รจ anche vero che il dolore cambia il nostro modo di vedere la realtร , ci apre nuove prospettive, ci affida il โ€œpesoโ€ diverso delle cose che avevamo vissuto prima che, bruscamente e senza permesso, quel dolore entrasse nelle nostre vite. Un peso e un colore che vanno allโ€™essenziale, che virano verso la scarna sostanza della vita, ormai liberata dalle zavorre della superficialitร . Ci riportano al midollo della vita, a quanto cioรจ abbiamo di piรน prezioso e bisognoso di protezione. Come un aratro il dolore scava dentro il nostro cuore, lasciando terra aperta e dolorante, costringendoci a guardare lโ€™erba dalla parte delle radici. Da quel punto cioรจ da cui parte e si trasmette la vita.
Da alcune mamme e da alcuni papร  ho imparato come si puรฒ imparare solo da chi ha attraversato il dolore. Si impara a sopravvivergli, si apprendono strategie per fare in modo che faccia un poโ€™meno male, si riesce a schivarlo quando รจ necessario e ad abbracciarlo quando รจ altrettanto necessario. Ma soprattutto il dolore ti insegna una cosa difficile e per la quale non ti saresti mai sentito pronto: ad amare al buio. Ad amare anche quando la persona per la quale o il progetto al quale questo amore era destinato, non ci sono piรน, nellโ€™azzardo di una speranza che ti fa sentire che quella persona o quel progetto ancora possono ricevere il tuo amore e ancora te ne possono regalare. Amare al buio, con il brivido e la paura di stare rischiando grosso, ma intuendo che รจ la sola cosa che puoi fare per raggiungere quel che hai perso. E diventa cosรฌ un amore trasfigurato, che deve lentamente subire un passaggio di stato: da solido, concreto, materiale a invisibile, intangibile, etereo.

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Eppure, come prima, vivo e reale. Un amore che, con il passare del tempo e dello sfinimento che ti fa assaggiare il dolore, si trasforma in dolce e succoso, distillato di essenze, denso e ricco come un balsamo. Maturato, come i frutti del gelso sotto al quale sostiamo.

NUNZIO GALANTINO

Fonte
Il Sole 24 Ore โ€“ Editoriali e commenti โ€“ 24 marzo 2018

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