Non sono uso a guardare indietro nĆ© faccio troppi calcoli sul domani: piuttosto che soppesare e prevedere preferisco, quando e come mi riesce, lāimpegno concreto e appassionato di ogni giorno. Detto questo, il passaggio al nuovo anno rappresenta comunque per tutti un momento di bilancio e di rilancio. Qui cerco di farlo gettando uno sguardo al recente cammino della Chiesa italiana, cercando di intravedere gli orizzonti che la attendono e gli obiettivi da raggiungere, a partire dalle sfide che la storia ci presenta.
Negli ultimi anni, la vita della Chiesa ĆØ stata positivamente sconvolta dallāelezione di Papa Francesco, della quale sta per compiersi il quinto anniversario. Siamo riconoscenti anzitutto a lui, che con il suo progetto di riforma ha spinto a rimescolare le carte della Chiesa italiana, esortandola a ripensare sempre di piĆ¹ ai motivi che la spingono e le coordinate del suo vivere. Sulla scia del Concilio, ci ha indicato con forza la via della solidarietĆ con gli ultimi e della condivisione delle vicende umane, per far sƬ che la testimonianza evangelica sia autentica e non solo di facciata.
Lo scossone ĆØ stato e rimane forte, diciamoci la veritĆ . Francesco costringe la Chiesa, nella sua azione pastorale, ad assumere una prospettiva ampia, che la porti a guardare sempre piĆ¹ fuori di se stessa, verso il mondo e i poveri, per mantenere viva la sua identitĆ profonda, segno di quellāamore di Dio per gli uomini che abbiamo appena celebrato nel Natale.
Ć un impegno che ā se la Chiesa italiana fa suo nella vita quotidiana delle comunitĆ ā ĆØ stato messo nuovamente a fuoco in occasione della Settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata questāanno al tema cruciale del lavoro. PerchĆ© non resti un convegno fine a se stesso occorre davvero che tale impegno divenga ogni giorno piĆ¹ pressante e spinga a una revisione delle attivitĆ e delle strutture ecclesiali, nellāottica della missione e della caritĆ .
La Chiesa, del resto, non rimane se stessa se non si immerge nelle pieghe della storia, se non condivide con i poveri e non opera in ogni modo per favorire e costruire il bene comune.
In questāottica, non ĆØ un caso che la pace sia lāobiettivo che ci poniamo fin dal primo giorno dellāanno con la Giornata mondiale, dedicata questāanno ai migranti e ai rifugiati, cioĆØ a tutti coloro che āfuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, povertĆ e degrado ambientaleā (dal Messaggio di Papa Francesco). Qualcuno storcerĆ il naso, poi, nel vedere pochi giorni dopo ā precisamente il 14 gennaio ā la Chiesa celebrare anche la āGiornata mondiale del migrante e del rifugiatoā, per rafforzare il nostro impegno nel tendere la mano a chi lascia la propria terra in cerca di una condizione piĆ¹ stabile, dignitosa e umana. Da troppi pulpiti viene diffuso il timore che lāaccoglienza metta a rischio la nostra tenuta sociale, e si propone come rimedio la logica dei muri, per elevare da ogni parte divisori invalicabili, per tenere lontano chi ĆØ piĆ¹ povero e ciĆ² che ĆØ diverso, cioĆØ quanto potrebbe scomodarci o metterci in discussione.
Non va forse in questa direzione la mancata approvazione in Senato allāantivigilia di Natale della legge sul diritto di cittadinanza? Una volta di piĆ¹ la miopia e il calcolo impediscono alla politica di muoversi secondo giustizia, di vedere lāinstabilitĆ di un mondo abitato da evidenti disuguaglianze e di non comprendere quanto sia precario un benessere non condiviso.
La Chiesa non rimane alla finestra. Consapevole del suo dovere di solidarietĆ , e del fatto che senza inclusione non puĆ² darsi la pace, anche grazie ai fondi dellāotto per mille ha approntato anche questāanno numerosi progetti, sia a sostegno di Paesi poveri e zone bisognose, sia al fine di realizzare una maggiore inclusione degli indigenti italiani e di quanti giungono in Italia fuggendo dalla miseria e dalla guerra. Le comunitĆ e le associazioni sono impegnate su tutto il territorio in una quotidiana opera di assistenza, che muove migliaia di volontari e richiede mezzi ingenti. Cā da augurarsi e da lavorare perchĆ© il nuovo anno veda ridursi le chiusure egoistiche e porti un maggiore coinvolgimento da parte di tutti.
Un ultimo tema, tra i tanti che mi scorrono davanti, ĆØ quello dei giovani. Su iniziativa di Papa Francesco, lāanno che sta per iniziare vedrĆ impegnata la Chiesa anche in un Sinodo dedicato proprio a loro. Non si tratterĆ di un convegno realizzato da alcuni esperti nĆ© di un momento isolato, ma di un cammino che compiremo per i giovani e insieme ai giovani, per sintonizzarci insieme e comprendere il modo di rendere la Chiesa e la societĆ piĆ¹ aperte.
Attraverso queste e altre tappe, la Chiesa italiana si propone nel 2018 di crescere nella via del Vangelo e nella fedeltĆ alla storia. Si propone in altri termini di imparare sempre di piĆ¹ la misericordia, che non ĆØ un semplice sentimento, ma coinvolgimento nella sorte dellāaltro, uscita da se stessi e impegno solidale. Sono queste le vie che ci proponiamo di percorrere insieme a tutta la societĆ , in uno stile di confronto e collaborazione che ci ricordi la natura del bene comune, il quale – come la tematica ambientale e gli stessi dati economici non mancano di ricordarci – non puĆ² essere raggiunto dagli uni a scapito di altri, ma nello spirito di chi cammina in cordata e avanza avendo cura di procedere insieme.
Fonte
Il Sole 24 Ore ā Editoriali e commenti ā 30 dicembre 2017, pag. 8