La chiesa dei Santi
Il mese di novembre comincia con l’invito a prender coscienza della completezza della Chiesa con tutti i suoi componenti, nessuno escluso. In sintesi, si dice la Chiesa trionfante, il paradiso; la Chiesa purgante, il purgatorio; e la Chiesa pellegrina che siamo noi.
Il primo Novembre la Chiesa ci trasporta con la sua proposta di contemplazione a vedere quella “grande folla” che nessuno poteva contare e che Giovanni vide per noi: il Paradiso. La nostra patria, dove Gesù è andato a prepararci un posto e dove ci attende Lui con tutti i nostri cari, che hanno già raggiunto il loro posto. Cosa fanno, cosa faremo?
Sant’Agostino sintetizza così l’agenda degli abitanti del paradiso: “Gaudebimus, videbimus, amabimus”, godremo, contempleremo e ameremo. Santa Teresa era preoccupata, giovane com’era, di far sempre la stessa cosa per tutta l’eternità: “Chissà che noia!” e, sicuramente ispirata, dice: “Io passerò il mio Paradiso facendo del bene sulla terra”. Da qui l’icona di questa giovanissima carmelitana che dal Paradiso getta petali di rose sui suoi devoti. È quello che faremo anche noi e, vi garantisco, che sapere che in paradiso ci sono i miei genitori e mia sorella che lavorano per me, e lo sento, è una bella consolazione e mi dà sicurezza.
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Crediamo nella “Comunione dei Santi”: il cielo è vicino e i rapporti con i nostri fratelli non si sono rotti con la morte, ma si sono incrementati e approfonditi. Non è indifferente per la mia fede sapere che sarò per sempre accanto a quella famiglia attraverso la quale Dio mi ha dato tutto.
È fondamentale per la nostra fede pensare al Paradiso. Pensare che i nostri migliori desideri si realizzeranno, perché Dio non ci illude dandoceli. Pensare…pensare… a niente, perché San Paolo, citando Isaia, dice: “Occhio non vide, orecchio non udì cosa ha preparato Dio per coloro che lo amano”. Non ci resta che disporci alle sorprese di Dio.
Il due novembre invece la Chiesa ci fa contemplare la situazione dei nostri fratelli che sono in attesa di entrare alla presenza di Dio. Sono lì “per farsi belli”, quindi è una bella attesa, come la sposa la mattina delle nozze che si prepara per la cerimonia. Come si sta in Purgatorio? Bene. Sicuramente meglio che in terra, perché ormai sono sicuri di entrare in paradiso, sono salvati, non corrono più il rischio di andare all’inferno. Cosa fanno? Pregano e desiderano. Pregano per noi e noi possiamo pregare per loro, celebrare la Messa, offrire sacrifici e affrettare così l’ora della glorificazione. Entrare in questa dinamica vuol dire coltivare la devozione alle anime del Purgatorio. Anche questi nostri fratelli sono Chiesa e ci insegnano come vivere: desiderare, amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte e le forze e curare di purificare il cuore, perché possa essere degno, quando verrà la nostra ora, di entrare alla festa delle nozze eterne.
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È il giorno in cui si visitano i nostri cimiteri. Il culto dei defunti è presso tutti i popoli segno di grande civiltà e lo facciamo anche noi per onorare quanto resta di quel corpo con cui ci hanno servito e amato ed è in attesa di essere glorificato come avvenne per Gesù e per Maria. La festa dei santi e il ricordo dei defunti è una sosta di pace in cui siamo invitati a pensare al futuro, ma a quello vero, pensare alla Patria dove anche per noi c’è preparato un posto.