Natale
“O Cieli piovete dall’alto, la terra germini il Salvatore!”. L’attesa è universale. È in tutti la convinzione che dopo averle provate tutte, finalmente, abbiamo bisogno di un Altro che ci salvi: abbiamo bisogno di un Salvatore.
La creazione fisica è animata da un’attesa specifica. “Questa sorella- scrive Papa Francesco- (la terra) grida in ragione del degrado che le abbiamo causato con l’utilizzazione irresponsabile e l’abuso dei beni che Dio ha posto in essa… Tra i poveri più abbandonati si trova la nostra terra oppressa e devastata che “geme nelle doglie del parto”. E non dimentichiamo che noi stessi siamo polvere. Il nostro corpo è formato di un elemento del pianeta” (Laudato Sii). E la speranza della creazione sembra avere per meta ultima la rivelazione escatologica dei figli di Dio, con cui la creazione tutta intera è solidale.
L’umanità attende la pace, la giustizia, la fraternità e anche il pane. È una umanità assetata, ai margini della disperazione che finisca la guerra, che questa terra ridiventi vivibile. Dopo aver stabilito la relazione tra l’attesa della creazione e quella dei figli di Dio, Paolo parla della fragilità paradossale della speranza dei “santi”, “salvati nella speranza” che attendono con perseveranza quello che rimane invisibile ed essi non sanno chiedere, ma lo Spirito Santo intercede in loro, per loro.
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In questo clima di speranza sull’orlo della disperazione si apre la Rivelazione della salvezza: Dio è la nostra Speranza, non come una proposta lontana trasmessa in rete dal cielo, ma Egli stesso è venuto in mezzo a noi in maniera talmente straordinaria che perfino la Madonna si chiese come potesse essere possibile e a Lei fu risposto che “Tutto è possibile a Dio”.
Lo ripete anche a Noi: “Tutto è possibile a Dio”, anche cambiare il cuore degli uomini.
Dio è venuto in mezzo a noi e lo abbiamo riconosciuto. Da 1700 anni ha fatto riconoscere la sua identità alla Chiesa. Gesù Cristo è vero uomo e vero Dio. Lui è “la nostra pace”, vuole entrare nel cuore degli uomini, perché la pace sia universale.
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L’umanità è appesantita dall’aspettativa irrealizzabile di una beatitudine assoluta, quella che ci è promessa in cielo la si è immaginata nella vita terrena. Marx e Freud, i falsi profeti del futuro, hanno trasferito verso il basso, dal cielo alla terra, la speranza, perché l’uomo potesse essere felice.
Cristo ci ripete in questo Natale: “Io sono la porta” e ci invita a passare attraverso di Lui per entrare nella vera vita, quella evangelica.
Dio non si smentisce. È venuto tra noi e bussa al cuore per essere la nostra pace, che comincia sempre dal cuore dell’uomo, dove Dio dimora. Natale proclama la sua venuta. Aspetta di essere accolto per arrivare dalla Grotta di Betlemme fino ai campi di battaglia, passando tra i Parlamenti dove, prima che altrove, vuole nascere e portare in tutti “sentimenti di pace e non di dolore”.