Natale
Natale ci impone una fermata, diremmo una “statio”. Avviene in tutto il mondo, il clima di festa avvolge e coinvolge tutti. La ragione è il ricordo di un avvenimento unico nella storia: Dio è diventato uomo. E’ lo specifico della fede cristiana, importante ricordarlo in questi tempi in cui le religioni si incontrano col rischio di confondersi.
Il cristianesimo è la religione che crede che Dio è diventato uomo e si è chiamato Gesù. Da quel momento la storia si è divisa in due: prima di Lui e dopo di Lui.
La prima cosa da precisare è che Natale non è il compleanno di Gesù Bambino ma la sua vera nascita. Quello che avvenne duemila anni fa si rinnova oggi attraverso i cristiani che , come Maria mettono a disposizione la propria persona a Dio che si incarna di nuovo attraverso di loro e si rende presente nel mondo. Gesù è presente nel mondo attraverso di me , attraverso di te. Compito di ciascun battezzato è vivere in maniera da non fargli fare brutta figura ma di rivelare “la benignità e l’umanità di Dio”. Natale ci richiama questo impegno che deriva dal nostro battesimo.
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Questi giorni tutto parla di festa e attraverso tante luci si riesce ad intravedere anche il Bambino anche se sembra essere sostituito da un albero che, detto con rispetto, mi ha sempre richiamato l’albero della cuccagna, tipico delle feste dei nostri paesi, Il Natale cristiano ci porta davanti a Lui.
Lo incontriamo con la sua famigliola in una grotta, “giacente in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”, ci informa il Vangelo.
La prima cosa che ha sempre colpito, non però gli artisti che ci hanno dato le splendide natività, è la povertà dell’ambiente che avvicina Gesù ai poveri fin dalla sua nascita.
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La cosa non mi ha mai convinto. Quanti sono i bambini che nascono o non nascono più poveri di Lui! Penso agli aborti, a coloro a cui non è concesso neppure di nascere perché ingombranti, penso ai neonati abbandonati nei cassonetti delle nostre città, penso a coloro che mancano di genitori e non cito i milioni di bambini che muoiono di fame, di sete e delle più semplici malattie perché non possono essere curati.
Questa non è povertà ma miseria e Gesù non la vuole ma la detesta fin dalla nascita. Quella di Gesù è povertà, una virtù cristiana. A Lui mancano tante cose ma non l’ essenziale: due genitori che lo hanno accolto, una famiglia che lo educherà. Mancare di famiglia non è povertà è miseria.
Ecco la prima lezione del Natale: la famiglia è un diritto di tutti e se è un diritto è anche un dovere di dare a ciascuno una famiglia, ai bambini, per nascere e ai vecchi per morire.
Il Bambino suscita sempre desiderio di novità. Anch’io un giorno ero così ma …..purtroppo sono invecchiato e questo mi mette dinanzi cose che non avrei voluto o altre che sono rimaste desideri inattuati. Gesù stesso ci suggerisce “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”. Ecco , proprio così “Ridiventare Bambini”.
Ma come? La differenza che c’è tra un un bambino e un anziano è che il primo non ha passato ma soltanto futuro, mentre il secando ha molto passato e poco futuro, ciò che invecchia, pesa è proprio il passato, rende furbi, astuti, sfiduciati e a volte delusi. Il Natale ci offre l’occasione di “Rinascere di nuovo”, dimenticare il passato e protendersi verso il futuro “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede”.
La vita naturale invecchia ma quella spirituale “cresce di giorno in giorno”, Natale è l’occasione di rivedere la qualità della nostra vita spirituale. Sarebbe sorprendente scoprire di essere senza una vita spirituale. In questo caso è possibile “rinascere di nuovo”.
Una nuova nascita porta sempre in Famiglia clima di novità e sguardo verso il futuro. Il nuovo nato sono io, sei tu, per portare il profuma della novità di vita nel nostro mondo.