mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 9 Luglio 2023

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I saggi e i sapienti

Il testo evangelico di questa domenica ci presenta Gesù in una particolare situazione: intorno a lui c’è una crisi. Perfino Giovanni si pone questioni sulla identità di Gesù: “Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù spiega che la gente di questa generazione rifiuta il messaggio liberatore di Gesù. Anche le città del lago restano sorde al suo messaggio. In questa situazione si situa il Vangelo di questa domenica. Difronte a coloro che rifiutano la Buona Novella, Gesù designa coloro che l’accolgono: “i piccoli e i poveri” nel senso biblico, coloro che, liberi da tutto, compresa la scienza e la sapienza su cui ci si appoggia, accettano di lasciarsi istruire, accogliendo la Parola che viene di fuori. Soltanto loro sono il luogo di una creazione possibile. In essi la parola creatrice può fare apparire il nuovo.

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La sapienza di Dio è la sua maniera di essere e di agire ed è inaccessibile all’uomo. Anche se l’Uomo, verso cui Dio ci conduce, è ugualmente inaccessibile: “Ciò che saremo non è ancora stato manifestato” si tratta di “ciò che l’occhio non vede, l’orecchio non ha udito e neppure il cuore dell’uomo ha sperimentato” (1 Corinti 2,9), una sapienza tutta nascosta che l’uomo può ricevere, ma che non può produrre da se stesso. Aprendo la Bibbia vediamo che ciò che è rivelato è la debolezza di Dio e il trionfo di questa debolezza su tutte le forme oppressive e malefiche.

Si tratta della sapienza della Croce, attraverso la quale il Padre si è rivelato. Colui che fa funzionare la sua sapienza e la sua scienza non può che eccederci: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e a Colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” dirà San Giovanni. La rivelazione data nel Cristo passa attraverso le sue Parole e i suoi atti e culmina nel libro aperto, il “Documento” che è la Croce.

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C’è una coerenza totale. La rivelazione è indirizzata ai piccoli, è fatta dal Cristo, che è venuto come un giudeo povero, in un piccolo paese. È venuto in un tempo e in un luogo dove non si decidevano le sorti del mondo. Così è da leggere la prima lettura: il Re viene non su un carro da guerra e su un carro trionfale, ma su un asino, cavalcatura pacifica e paesana. E l’asino è piccolo, giovane. Tutto questo suggerisce la pace contraria alla violenza. Il messaggio proclamato dal Cristo, la rivelazione che porta, è un “piccolo messaggio”, indegno di attrarre l’attenzione dei potenti. Di fatti non è col messaggio evangelico che uno può stabilire una supremazia. Disgrazia supplementare: Colui che rivela il Dio della pace e della non violenza si fa uccidere dalla violenza. E anche questo fa parte del messaggio. Leggevo un articolo sulla guerra santa dell’Islam: Maometto è la figura del vincitore e Gesù quella del vinto. E il sommo è che tutto questo rivela Dio, come è Dio: colui che si abbandona nelle mani degli uomini. Coerenza totale: Dio, il Cristo, la sua opera e il suo messaggio, i destinatari del messaggio, dall’alto in basso, tutto è povertà.

L’ultimo versetto del Vangelo di oggi conferma ciò che è stato detto: “i piccoli” di cui si tratta sono quelli su cui pesa il fardello. Quale fardello? Quale giogo? Queste due parole nella Bibbia designano la legge. Questo aspetto non è da ignorare. Gesù è venuto a chiamare i peccatori, coloro per i quali la legge è troppo pesante. E il peso della legge si raddoppia col peso del peccato. Ma c’è anche il peso delle povertà materiali, il giogo di tutte le servitù umane. Gesù non è venuto ad abolire o alleggerire la legge o sopprimere i rapporti sociali, ma portando con Lui il proprio fardello, uniti a Lui sotto lo stesso giogo “troveremo riposo”. Il riposo è il settimo giorno, la fine del lavoro e dello sforzo. Perché tutto questo lavoro e questo sforzo? Ciò che fa correre gli uomini è il desiderio di essere riconosciuti. Il Cristo ci offre questo, ma per una via che è follia per ogni sapienza umana.