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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 9 Febbraio 2025

Domenica 9 Febbraio 2025 - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 5,1-11

La vocazione degli apostoli

La parola di Dio che oggi ascoltiamo ci parla delle vocazioni. La prima lettura ci presenta quella del profeta Isaia che avviene nel tempio durante lo splendore della liturgia; il vangelo narra quella degli apostoli sul lago di Galilea. Gesù è agli inizi del suo ministero pubblico e tra le prime cose che fa sceglie i suoi collaboratori.

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Sono tanti gli insegnamenti che derivano da queste scelte, dal modo con cui avvengono, la ragione per cui sono chiamati e, per quanto ci riguarda, tirare le conclusioni delle scelte di Gesù per la Chiesa in cui viviamo.

È Gesù che sceglie personalmente i suoi collaboratori più diretti in un contesto di evangelizzazione “mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio”.

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Nella scelta degli apostoli appare chiara l’importanza della presenza di Dio nel contrasto tra la pesca andata a vuoto che avevano fatto da soli e la pesca fortunatissima, miracolosa, che avviene per l’intervento di Gesù. Viene così presentato lo stile del lavoro apostolico: in comunione con Cristo, “Senza di me non potete far niente”.

Mentre Pietro è sconvolto dinanzi a quanto è avvenuto, riconoscendo tutta la sua indegnità, Gesù lo esorta a non temere, perché “d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Il ruolo che affida al primo degli apostoli è diventare “pescatore di uomini”. Sembra assurdo sentir dire da Gesù che gli uomini sono da pescare, portare nella rete di Cristo, per unirli a Lui. Il ruolo degli apostoli consiste nel portare tutti a Cristo. Direbbe il Papa, non significa fare proselitismo, ma certamente parlare di Cristo, proporre Lui, evangelizzare Lui come Verità e unico Salvatore del mondo, perché gli uomini siano illuminati nella verità e siano salvati.

Col miracolo Gesù garantisce la riuscita del lavoro apostolico: “Riempirono tutte e due la barche fino a farle quasi affondare”. È la profezia di quanto sarebbe avvenuto nella Chiesa a tutti gli evangelizzatori secondo Cristo.

I tre apostoli che erano sulla barca ed avevano assistito al miracolo “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. Gli apostoli seguono Cristo lasciando tutto, sono i suoi primi e veri discepoli.

Questa scena evangelica, piena di fascino, ci introduce nell’esperienza di vita di Chiesa. Gli apostoli hanno avuto dei successori che continuano la loro esperienza e condividono la loro vita con Cristo. Non si tratta di una esperienza fisica di Lui, ma spirituale. I Vescovi continuano la missione degli apostoli che, attraverso la successione apostolica, legano la Chiesa a Cristo fondatore e che continua attraverso di loro la sua opera di salvezza.

Giovanni l’apostolo giustifica la sua predicazione dicendo di aver visto ciò di cui ha dato testimonianza: “Quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita”. Agostino parla del vescovo che annuncia “ciò che ha sperimentato nella fede. Il vescovo è il testimone della Resurrezione di Cristo e non può dispensarsi dal dire la sua esperienza di Lui”.

Qual è il ruolo della gerarchia nel corpo mistico di Cristo? Di tutte le immagini che vengono proposte la più adeguata mi pare quella dello scheletro. Un corpo non sta in piedi senza le ossa. Ovviamente non sono il cuore né i vari sistemi biologici, ma lo scheletro è indispensabile perché il corpo stia in piedi. La realtà umana della Chiesa è quella comunemente più contestata. Certamente è voluta da Cristo che ha concepito la sua Chiesa come una realtà organica e ben ordinata di cui la gerarchia è una parte importante.

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