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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 8 Dicembre 2024

Domenica 8 Dicembre 2024 IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - SOLENNITÀ
Commento al brano del Vangelo di: Lc 1, 26-38

L’acquedotto di Dio – Festa dell’Immacolata

Da trentacinque anni ho la grazia di vivere allo “Statuario” nella casa delle Suore serve di Maria-Compassioniste di cui condivido la vita. È un dono poter vivere in una comunità religiosa e in uno dei luoghi più belli di Roma, siamo immersi nelle antichità dell’Appia Antica.

Quasi ogni giorno, privilegio dei vescovi emeriti, faccio una camminata di un’ora (dovrei) nel parco degli acquedotti dove si incrociano l’Appio Claudio e l’Alessandrino, recitando il Rosario mentre penso a San Bernardo, autore di una bellissima predica per la natività della Madonna, che paragona Maria ad un acquedotto, che, appunto, si intitola “De acqueducto”. Mi sento più fortunato di Lui, perché credo che non sia mai stato al parco degli acquedotti dietro casa mia.

I “miei” acquedotti vanno nel cuore dei castelli romani dove prendono acqua, ottima e minerale, e la portano alla città per essere la vita della stessa Roma. Il cibo delle persone, degli animali e delle piante dipende da loro. Anche la pulizia per secoli è dipesa dal loro servizio. Immagine bellissima di Maria che dal cuore di Dio ha attinto l’acqua viva: il Salvatore del mondo.

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Degli acquedotti impressiona la solennità e la perfezione architettonica che da secoli rende più bella e ricca la campagna romana. Fino a pochi decenni fa erano perfettamente funzionanti e anche ora continuano a parlare della grandezza e bellezza di Roma.

Maria è l’acquedotto con cui Dio ci ha donato la vita, un acquedotto purissimo e libero perché l’acqua scorresse liberamente e giungesse integra, come uscita dal cuore del Padre. Stupisce il fatto che gli acquedotti siano così alti, sollevati tanto da terra. La campagna romana era paludosa e il minimo contatto con essa avrebbe inquinato l’acqua che, anziché portare la vita, avrebbe portato la morte. Maria è una come noi, della nostra terra, ma elevata sopra di essa, libera dal peccato originale e piena di grazia fin dal suo primo concepimento.

E’ bellissimo, quando mi aggiro sotto gli archi recitando il Rosario, pensare all’enorme quantità di acqua che è passata sopra di me irrigando la città di Roma, portando vita ai nostri padri, ai santi, agli scienziati, ai poveri, a tutti e rifornendo di acqua le stupende fontane con cui i Papi hanno abbellito la loro città.

Maria Immacolata è la madre di tutti noi ed è Immacolata per potere essere realmente tale . Essere priva del peccato originale e delle sue conseguenze significa che non è condizionata in niente nell’amore, neppure dalla carne per cui dovrebbe amare il figlio che ha partorito più e al di sopra di ogni altro come avviene per ogni mamma, anche la nostra. Maria è nostra madre e ci ama come ama suo Figlio naturale, Gesù. Pensando a Lei e pregandola posso immaginarmi tra le sue braccia come Gesù stesso, perché mi ama con lo stesso amore. Maria non può preferire nell’amore: ama tutti allo stesso modo. Potrebbe ingelosirci, invece deve esaltarci, perché in Lei ci troviamo tutti resi realmente fratelli.

Ritornando all’immagine dell’acquedotto che impressiona per la sua resistenza, è lì da secoli, e per la forza che esprime contro il logoramento del tempo, penso a Maria come ce la presenta la Chiesa usando le Parole della Scrittura: una Madre “forte come un esercito schierato in battaglia”, e una vera mamma si immagina solo così nei confronti dei figli in pericolo.

In questa festa risuona in tutta la Chiesa l’esaltazione del popolo nei confronti di Giuditta: “Tu gloria di Gerusalemme, tu gioia di Israele, tu onore del nostro popolo”. Tu sei l’acquedotto con cui Dio ci ha donato e ci dona la salvezza.

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