mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 6 Febbraio 2022

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Lasciarono tutto e lo seguirono

La liturgia di questa domenica ci propone la dinamica della Vocazione religiosa, cioè di investire tutta la propria vita su Dio e il Suo vangelo. Uno dei problemi attuali della Chiesa è senz’altro quello delle vocazioni; oggi il Signore ci espone la dinamica della vocazione.

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La liturgia comincia facendoci ascoltare una delle storie più affascinanti della Bibbia, quella del Profeta Isaia.

Era l’anno 740 e quel giorno quel giovane aristocratico di circa venticinque anni si trova nel tempio di Gerusalemme durante una liturgia solenne davanti al Santo dei Santi. Questo giovane è rapito dallo spettacolo della maestà e della santità di Yahvé ed ecco che le parole stesse della liturgia gli rivelano una profondità insospettabile e lo introducono in un mondo ancora interdetto alla curiosità umana. “Santo, Santo, Santo, il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria”.

Mentre intorno a lui si celebra la Santità di Yahvé, lo stesso Dio degli eserciti si fa visibile ai suoi occhi. Da allora Isaia non è più lo stesso uomo, il suo destino prende un volto nuovo, la visione trasforma tutte le prospettive di Isaia e vede tutte le cose in maniera diversa. Potrà dire con Yahvé: “Da dove sono guardo tutto impassibile”. Isaia viene purificato dal suo peccato col fuoco e si rende disponibile a Dio per la sua missione: “Eccomi, manda me”.

Il testo evangelico ci presenta una esperienza analoga alla precedente, la scena però non è il tempio, ma il mare di Galilea dove gli apostoli, delusi per una notte di pesca andata a vuoto, stavano aggiustando le reti. Gesù ordinò loro di gettarle di nuovo. Di pesca se ne intendevano più di Gesù che ordinava di pescare ad un’ora insolita, dopo una inutile notte di lavoro. Eppure gettano le reti e prendono una quantità enorme di pesci. Pietro si getta ai piedi di Gesù, pregandolo di allontanarsi da Lui, perché peccatore. Tutti furono presi da stupore, ma Gesù disse a Pietro che d’ora in poi sarebbe stato pescatore di uomini. Il Vangelo conclude: “Lasciarono tutto e lo seguirono”.

Questa è la storia di ogni vocazione alla sequela di Cristo. Ogni uomo è chiamato a seguire Cristo, ma alcuni sono chiamati ad un servizio esclusivo e assoluto per Lui, alla sua sequela corporale, con tutti se stessi. Yahvé stesso aveva i Leviti a suo assoluto servizio nel culto, custodi del tempio. La tribù del figli di Levi era sacerdotale e si diventava sacerdoti per generazione, si nasceva sacerdoti. Gesù invece ha chiamato gli apostoli “perché stessero con Lui e per mandarli a predicare”. Ed espresse il desiderio che fossero molti a lavorare per Lui, perché ”la messe è molta, ma gli operai sono pochi”. I discendenti dei profeti e dei leviti, ma ancora di più degli apostoli sono i religiosi e i sacerdoti, che hanno fatto di Cristo la ragione unica della loro vita e dell’annuncio del vangelo l’unica professione.

Come si riconoscono queste particolari vocazioni alla sequela di Cristo? Ce lo spiega la parola di Dio che abbiamo ascoltato.

Prima di tutto è Dio stesso che si fa sentire, come avvenne per Isaia nel tempio, mentre era in preghiera, e per gli apostoli, quando li stupì col miracolo della pesca. Dopo l’esperienza di Dio, che può avvenire soltanto attraverso la preghiera, Dio fa sentire la sua voce. E’ la Chiesa che, attraverso l’evangelizzazione, propone la possibilità di investire tutta la propria vita in Dio. Annunciare la Vocazione, evangelizzare la Vocazione è indispensabile. È così che Dio parla.

“Come crederanno se non c’è chi annuncia”, scrive San Paolo. E’ indispensabile, poi, un fratello che accompagni nell’ascolto e nella risposta, perché Dio non impone, propone soltanto e lo Spirito non grida, ma suggerisce, per cui è necessario un discernimento per essere sicuri che è proprio Dio che chiama. Quindi la risposta generosa che, quando c’è la chiamata, è facile a formalizzare, perché Dio dà anche la grazia di seguirlo.

Oggi la Chiesa deve interrogarsi sulla sua capacità di ascolto del Signore che direttamente ha fatto il programma per ogni attività vocazionale. Insegnare a pregare per incontrare Dio, evangelizzare la vocazione, perché Dio parla attraverso la sua Chiesa, seguire fraternamente chi è coinvolto in questa avventura e pregare non soltanto “perché il padrone della messe mandi operai nella sua messe”, ma anche perché si responsabilizzi la Chiesa nella evangelizzazione vocazionale. Il mondo ha bisogno di Profeti e di Sacerdoti, Dio non può farceli mancare, ma, come in tutte le cose, attende la nostra collaborazione.

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