mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 30 Ottobre 2022

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Zaccheo

Credo che uno dei problemi della Chiesa di oggi sia che non ci si è accorti che gli alberi sotto cui passiamo sono pieni di Zacchei. Gente che non vuole unirsi alla folla, ma che non è né indifferente né ostile, che “cerca di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riesce a causa della folla, poiché era piccolo di statura”. Dopo sessantadue anni di sacerdozio devo testimoniare che ancora non ho trovato “de visu” nessuno che mi negasse di essere affascinato da Cristo e non mi manifestasse il desiderio di conoscerlo. Ho incontrato dei sedicenti atei soltanto nei libri.

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Rimasi sconvolto quando, sullo stesso aereo che ci conduceva a Bologna al funerale di Don Giuseppe Dossetti, mi trovai accanto ad un eccellente, anzi eccellentissimo comunista, non battezzato, che dinanzi al mio stupore, sapendo che andavamo allo stesso appuntamento, mi disse “Sì. Vado dove va Lei. Ho incontrato soltanto due volte don Dossetti e, finalmente, mi sono reso conto di aver incontrato quel cristiano che cercavo da tutta la vita”. Credo che la sociologia religiosa debba rivedere i suoi schemi.

Quando incontrai il primo nunzio apostolico a Mosca mi disse che era costretto a credere al valore del battesimo: “In Russia ci sono cinquanta milioni di persone che dicono di sapere di essere stati battezzati, ovviamente di nascosto, e non hanno mai avuto una lezione di catechismo, né partecipato ad una liturgia. Finito il comunismo sono usciti fuori e ora riempiono le chiese”.

Sant’Agostino, meravigliato del nostro stupore, ci direbbe: “Ci hai fatto per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.

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Gesù si rivolge a Zaccheo “chiamandolo per nome”; lo esorta a scendere dal suo nascondiglio. Lo sorprende dicendogli di voler andare a casa sua, pur sapendo benissimo che sarà immediatamente denigrato e criticato: “Ha accettato l’ospitalità di un peccatore!”. La Chiesa dei nostri tempi non è riuscita a parlare con gli Zacchei in questo modo. Forse cosa analoga può accadere sul piano civile. Molte persone, forse in un primo periodo di euforia generale, continuano a guardare alla rinascita del nostro paese con curiosità e offrendo fiducia a certi politici sperano che siano loro quelli “che dovevano venire”. Invece, occupati ad organizzare i propri sostenitori e a discutere con gli oppositori, si sono scordati dei veri Zacchei che desiderano essere ascoltati, “chiamati per nome”. Forse proprio a causa di questa noncuranza molti “esattori delle tasse” non hanno cambiato vita, perché molte ingiustizie non sono state colmate e molte aspettative deluse.

È triste pensare che questa potrebbe essere stata la stessa esperienza della Chiesa sedotta dal modo con cui il mondo conquista gli uomini confondendo così la testimonianza con la propaganda e l’evangelizzazione col proselitismo.

Cristo, oggi, passa attraverso la Chiesa e la Chiesa siamo noi. Ancora, come i Greci, la gente ci chiede “Vogliamo vedere Gesù” e, se anche non lo chiede formalmente, tocca a noi far venire la voglia di vederlo, di conoscerlo, e di seguirlo.

Lo chiamò per nome. Non c’è nessuna altra forma di chiamata. Non esistono per Cristo le adunate planetarie. Un altro disse “operai del mondo, unitevi”, ma per fare la rivoluzione, non la conversione. Cristo conquista uno per uno. Rimasi molto colpito dal discorso che Papa Wojtyla fece ai giovani che riempivano l’arena di Verona: “Ora andate a casa, tornate alle vostre parrocchie e ciascuno chieda ad un sacerdote cosa Gesù vuole da lui, altrimenti tutto quello che abbiamo fatto non serve”.

Zaccheo potrà apparire un incorreggibile individualista. Un non integrato. Non lo fa per presunzione, come potrebbe sembrare, è consapevole della sua “piccola statura” e delle sue grandi debolezze. È disposto ad uscire dalla sua sfera privata solo se “viene chiamato per nome”.

Gli Zacchei in mezzo a noi non sono pochi; il destino del mondo, della Chiesa e della società dipende molto più di quanto siamo disposti ad ammettere anche dal fatto di riuscire a conquistare questi Zacchei oppure no.

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