mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 3 Aprile 2022

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Voglio la misericordia

L’Adultera. Nella Bibbia l’adulterio più che un peccato sessuale era un peccato di ingiustizia. Consiste nel riprendersi ciò che era stato donato. “Il corpo della donna appartiene al marito e il corpo del marito alla donna”, dice San Paolo. Così la parola “adulterio” serve a qualificare la condotta d’Israele quando si allontana dall’Alleanza per riporre la fiducia in altri. L’idolatria è adulterio come il passaggio ad un uomo straniero o ad una donna straniera. Curioso: la legge (Lv 20,10; Dt 20, 22) prevede la morte dei due colpevoli. Qui i farisei portano soltanto la donna. Gli uomini che vengono a rivendicare l’osservanza della legge osservano soltanto la metà della legge. Non è serio. Ma Gesù li lascia parlare.

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Il linciaggio. La lapidazione è un’esecuzione crudele. Una forma di uccisione collettiva: difficile dire qual è la pietra che colpisce a morte. La responsabilità così è di tutti. Chi comincia l’operazione, che getta la prima pietra, esce dalla responsabilità anonima del gruppo. Si designa così in qualche maniera come giudice. Gesù, stimolando il primo a lanciare il sasso, rinvia ciascuno alla propria responsabilità, senza rifugiarsi nella legge e nell’anonimato.

I farisei, la donna e Gesù. La donna in partenza non è che un oggetto: ciò che interessa ai farisei non è il suo adulterio, ma l’uso che possono farne per mettere Gesù in difficoltà. E’ lo strumento in un conflitto che non la riguarda. E’ per questo che nessuno le rivolge la parola (si parla di lei, ma non a lei) e lei non parla.

E’ come se fosse già morta. Non ha più un avvenire davanti a sé: solo la lapidazione. Gesù parla a lei e le prospetta un futuro. La parola Va’! è importante per gli evangelisti, perché significa l’apertura di una strada che si apre davanti a chi è arrestato, bloccato. E’ una parola di resurrezione. “Ecco, io faccio un mondo nuovo” (prima Lettura). Ciò che la donna sperimenta qui è il passaggio dalla morte alla vita. La potenza della Resurrezione è in fondo il perdono e l’annullamento del peccato.

“Nessuno ti ha condannata?”: i lapidatori sono partiti. Hanno fatto, in sintesi, tutta l’esperienza di Israele. Sono venuti armati della legge, ma la legge gli è stata data, perché prendano coscienza del fatto che non possono osservarla, non possono donare a Dio niente in cambio del suo amore e che, di conseguenza, l’alleanza di Dio con l’uomo è grazia e gratuità. Capiscono che la legge che condanna la donna condanna loro stessi e che la pietra gettata tornerà a cadere su di loro.

Se ne vanno in punta di piedi, perché capiscono che la loro salvezza è da cercare altrove. Scopriranno l’amore ricevuto più che donato? L’amore che dinanzi al peccato si fa perdono? Gesù solo davanti alla donna è Dio dinanzi all’umanità. E la parola che dice rivela Dio: “Neppure io ti condanno”. E’ la parola che Dio dice all’uomo sempre. I farisei se ne sono andati senza condannare, perché anche loro sono peccatori. Il Cristo non condanna, perché è l’unico senza peccato. In Lui non c’è che amore. Sulla sedia del giudice non c’è più nessuno: “Nessuno, Signore”, dice la donna.

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