mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 27 Agosto 2023

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Tu sei il Cristo

Cio che appare con evidenza è che la parola “Tu sei il Cristo”, tu, Gesù di Nazareth, di cui conosciamo la famiglia non viene “dalla carne e dal sangue”. Traduciamo: tutti i ragionamenti del mondo, tutte le deduzioni, tutti gli studi storici ci lasciano alla soglia della fede. Per dire “Gesù è il Signore” ci vuole la potenza dello Spirito, “nessuno va al Padre se il Padre non lo attira. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre. La Parola della fede è dunque un evento mistico: è Dio stesso che si pronuncia in noi. Ma si produce una mutazione nel credente.

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Rileggiamo il testo: a “Tu sei il Cristo” risponde “e tu Figlio di Giovanni, sei Pietro”, nuova creazione, nuova nascita. L’origine di Gesù, il Padre, parla anche di Simone, che accede ad una nuova creazione perché la Parola che parla in noi è la Parola che ci fa essere. Dicendo Simone “Tu sei il Figlio” diventa lui stesso figlio di Dio. In quanto figlio di Dio anche Simone può diventare Pietro.

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Pietro. Cosa significa essere “Pietra”? La Scrittura ci indica la Roccia di Israele cioe Yahveh, è colui su cui si può appoggiare il piede quando si affonda nel vuoto, è anche colui sul quale si può costruire solidamente e non sulla sabbia. Nel libro di Daniele (2, 31-36) questa pietra che rotola dalla sommità del monte e viene ad infrangere i piedi degli idoli, gli esegeti vedono l’immagine del Messia. Finalmente Pietra è un titolo di Messia. Il Cristo -Pietra è la chiave di volta dell’edificio umano ma può divenire per coloro che la rifiutano “pietra d’inciampo”.

Questo è il solo modo di presentarsi agli uomini. Quando Gesù trasmette il suo proprio titolo di “pietra “ a Simone significa che è la Chiesa, il suo corpo visibile, che è investita di questa funzione. Dinanzi a Pietro e dinanzi ad essi gli uomini sanno cosa vedere. Questa presa di posizione dinanzi al popolo di Dio (è la fede che è in gioco) e la presa di posizione dinanzi al popolo di Cristo è la presa di posizione dinanzi a Cristo e dinanzi a Dio “Chi accogli voi accoglie me e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato”-

Legato e sciolto nei cieli. I Cieli (al plurale) sono un modo per dire Dio senza nominare il nome impronunciabile, interdetto per rispetto. Avendo trasmesso a Simone il titolo messianico di Pietro, Gesù gli da la funzione di giudice alla fine dei tempi. Si può meravigliarsi di un tal potere dato agli uomini. Le azioni del popolo di Dio e di Pietro sulla terra avranno un riscontro in Dio stesso, modificheranno qualcosa in Dio. Di riscontro anche la Chiesa sarà presenza di Dio agli uomini.

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Questa è la forza dell’affermazione della fede. Questa fede è una fede pasquale (e non ce n’è un’altra) perhè le forze della morte e le potenze dell’inferno non potranno niente contro l’edificio che ha Cristo per pietra fondamentale. Ciò che si infrange contro questa pietra è la morte e tutto quello che è il male dell’uomo. Il vangelo è stato scritto in una chiesa in cui il personaggio Pietro prendeva sempre più importanza ma lo stesso evangelista ripete la promessa di Cristo al cap 18,21 e questa volta è indirizzata a tutti gli apostoli. E per questo tutti siamo coinvolti.