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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 26 Maggio 2024

Domenica 19 Maggio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 15,26-27; 16,12-15

La famiglia divina di Gesù – S.S. Trinità

È un mistero assolutamente prodigioso che la vita profonda di Dio venga ad abitare nella nostra anima, se è in stato di Grazia, come se l’oceano tutto intero fosse contenuto in una spugna. È un mistero straordinario. È la rivelazione che ci fa il Nuovo Testamento.

Per capire a che livello collocare l’inabitazione di Dio in noi, può essere utile ripensare ai vari modi con cui Dio è presente in tutto il mondo, in tutte le cose create.

Tutti gli esseri (atomi, fili d’erba, moscerini…) sono tenuti in vita da un’azione misteriosa di Dio che li sostiene al di sopra del nulla. Ammesso (cosa impossibile!) che Dio si dimenticasse per un istante di loro, tutta la creazione cadrebbe nel nulla. Questa si chiama presenza per conservazione. Dio è presente in tutte le cose, niente gli è nascosto. Il raggio della sua conoscenza discende fino al più profondo degli esseri.

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È la presenza per conoscenza. È ancora presente per potenza di attivazione. Tutte le attività ontologicamente giuste vengono da Dio attraverso le creature. È l’atomo del radio che dà il raggio, ma è Dio che dà al radio la forza per irradiarlo. È Dio che dona al roseto di dare la rosa. Il “Sì” che un uomo dice in un momento difficile è l’uomo che lo dice, ma è Dio che gli dona la forza di dirlo. La radice profonda da cui parte tutta l’attività è l’essere e questo essere è sostenuto immediatamente da Dio, sospeso da Dio al disopra del nulla.

Questo è tutto nell’ordine naturale, ma c’è un’altra presenza soprannaturale di Dio nell’anima di cui nessuno può dirci niente se non la Rivelazione divina che ce lo ha comunicato. Un giorno vedremo Dio nella sua intimità, non solo negli effetti della sua presenza. Un giorno la nostra anima vedrà lo splendore di Dio faccia a faccia. È una cosa folle pensare come sarà possibile che l’anima si immerga nella presenza trascendente di Dio, nel fuoco della divinità, senza che sia immediatamente ridotta in cenere, volatilizzata! San Paolo lo spiega dicendoci: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, allora conoscerò perfettamente come anch’io sono conosciuto”.

L’anima resterà sé stessa, creatura immersa nell’oceano dell’essere infinito. San Giovanni dice nella sua prima lettera: “Ciò che noi saremo non è ancora manifestato. Sappiamo che, quando si manifesterà, saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”. Dice ancora: “Ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora manifestato”. E San Paolo ai fedeli del suo tempo, appena usciti dal paganesimo, diceva che era stato donato loro lo stesso Spirito Santo che grida in noi e fa dire all’anima: “Padre!”.

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Dio che, nella sua immensità, è presente in ogni essere come nella formica, come conservazione, lo è ancor più in ogni essere umano al punto che la Trinità, spinta dall’amore, viene ad abitare nell’anima, inondandola della sua grazia per purificarla ed abitare in essa. Per grazia è una nuova natura che viene depositata in noi. Pietro dirà: “Perché diveniate partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4). Questa grazia fa diventare i figli degli uomini dei Figli di Dio.

L’anima fa una sola cosa con Dio senza essere annientata, ma mantenendo il suo essere. L’anima resta creatura e Dio Creatore ad una distanza infinita, ma c’è un’intercomunicazione, un’interpenetrazione per amore.

San Giovanni della Croce dice questo con l’immagine del vetro penetrato dal sole. Quando il raggio passa attraverso il vetro, il vetro è tutto illuminato, diventa splendente come il sole, ma resta vetro, distinto dal sole. Così l’anima illuminata dall’amore di Dio resta anima, ma tutta attraversata dall’amore. Dio potrà dire all’anima: “Tu sei mia sorella, mia sposa”. Siamo abitati dalla Trinità e il nostro destino è quello di sperimentarne la presenza in noi per dire come Giovanni della Croce: “Miei sono i cieli e mia è la terra. Miei sono i popoli. I giusti sono miei e miei i peccatori. Gli angeli sono miei, e la Madre di Dio e tutte le cose sono mie. Dio stesso è mio e per me, perché Cristo è mio e tutto per me. Cosa chiedi anima mia, cosa cerchi? Tieni! È tutto qui. Tutto questo è per te. Non stimarti inferiore. Non fare attenzione a quanto cade dalla tavola del Padre”.

Il cammino di preghiera ci conduce a sperimentare, a scoprire, da chi siamo abitati e in chi staremo per tutta l’eternità.

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