mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 20 Novembre 2022

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In attesa del Signore

La preparazione al Natale del Signore è l’occasione per riflettere sulla venuta finale del Signore e l’occasione per verificare la nostra speranza cristiana e sostenerla.

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Questo mondo finirà. Giovanni, che ci conduce in questa riflessione, ci dice: “Il cielo e la terra di prima erano scomparsi” (Ap 21,1); il Vangelo di questa domenica presenta l’analogia di questa scomparsa con il diluvio universale che venne improvvisamente e da cui si salvarono soltanto la famiglia di Noè e ogni specie di animali. Noi aspettiamo il Signore, celebriamo ogni giorno l’Eucarestia “nell’attesa della sua venuta”.

Chi ci sostiene in questa attesa faticosa è la speranza. Noi viviamo di speranza. La tecnica e la scienza nella loro ricerca ci sostengono offrendoci ragioni di speranza, migliorando la condizione della nostra vita. Dopo il Coronavirus è arrivato il vaccino come per altre malattie. Ma una volta scoperto il vaccino non sono stati distrutti gli ospedali, perché non servivano più, anzi, sono stati ampliati prevedendo l’arrivo di nuove malattie. La speranza cristiana può salvare l’uomo dell’epoca tecnica, ricordando le sue contraddizioni, senza condannare gli innegabili valori che vi si trovano. Ma quando la tecnica tenta di dire l’ultima parola, il cristiano pretende che ci siano altre cose da dire.

La scienza può giudicare ciò che esiste, salvo restando la Sapienza redentrice di Dio, che riprende tutto l’universo infondendo la potenza agente di Cristo e del suo Regno.
La speranza cristiana relativizza tutte le speranze umane, senza ovviamente negarle, perché sa che l’oggetto della sua speranza è Cristo che verrà a trasformare tutte le cose. Anzi il cristiano deve scoprire che tutto ciò che respira ed agisce e tutto ciò che il mondo della tecnica ha inventato realizza e collabora a realizzare il disegno finale di Dio.

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La fine del mondo non sarà una distruzione, ma una metamorfosi, una trasformazione. Non tutto sarà distrutto, ma soltanto quello che non è costruito secondo il piano e il progetto di Dio. La fine del mondo sarà la maturazione di un germe infuso nella creazione, per cui il cristiano deve vivere simultaneamente nella lunghezza d’onda della vita eterna e della vita temporale. È chiaro che il mondo finirà. Quando? Non certo per consunzione delle energie o qualche altra ragione, ma quando Dio vorrà che si concluda questa esperienza. Come Lui lo ha creato sarà ancora lui a concluderlo.

Questo è alla base della speranza cristiana, nonostante tutte le legittime fatiche per allungare la vita dell’uomo e le preoccupazioni della conservazione dell’universo, questa fase del mondo finirà e di quello che abbiamo costruito resterà soltanto quello che è stato fatto secondo il disegno di Dio. Senza scendere nei particolari, è evidente che saranno distrutte tutte le fabbriche di armi, tutte le banche in cui non si fa l’interesse dei risparmiatori, certamente tutte le discoteche … e lascio a voi pensare cosa resterà alla fine.

Dopo lunghi anni di ministero sacerdotale, avendo cambiato diversi campi di lavoro, ho potuto notare che i miei successori si sono impegnati a demolire quanto, con tanta fatica, avevo costruito e ci sono realmente riusciti, meno che quello che avevo costruito nelle anime, quello è rimasto. Hanno cambiato destinazione agli ambienti costruiti per altri scopi; allontanati in malo modo i collaboratori, trasformati i presbitèri delle chiese già adeguati e speso denaro inutilmente, ma una cosa soltanto non sono riusciti né a cambiare né a demolire: quello che avevo costruito nelle anime che, anzi, è rimasto stabile e che resterà fino alla fine del mondo.

Vedendo demolire quanto avevo fatto, ho avuto la tentazione di pensare che fossimo alla fine del mondo e che stesse per arrivare il Signore. No. È la continua venuta del Signore che esige spazio per Lui e che elimina non soltanto le cose cattive, che spero di non aver fatto, ma anche le cose secondarie nei suoi confronti.

Questa prima tappa di preparazione al Natale del Signore ci impegna a misurare ogni nostra azione con l’eternità, chiedendoci se quello che stiamo facendo è destinato a rimanere o a finire perché ruba spazio a Cristo che viene.

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