mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 20 Marzo 2022

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Urgenza e pazienza

Sono allโ€™ordine del giorno episodi dolorosi che colpiscono la nostra attenzione: terremoti, incidenti, attentati, omicidi in famiglia. Perchรฉ? Di chi รจ la colpa? Cosa ha fatto Dio? Dovโ€™era?

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Due fatti tragici avevano colpito Gerusalemme: la rivolta dei Galilei, oggetto di una repressione sanguinosa da parte di Pilato; la caduta della torre di Siloe, che aveva provocato la morte di diciotto persone.

Gesรน non tira le conclusioni della gente: โ€œDio li ha puniti!โ€. Al contrario afferma che questi poveri uomini non erano piรน peccatori degli altri e non meritavano quelle disgrazie, per cui la causa va cercata altrove.

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Questi lontani avvenimenti di Gerusalemme riguardano anche noi. Come reagiamo? I consumatori di informazione cercano le ragioni dei colpevoli e giustificano le punizione anche se tirano in ballo Dio: โ€œSe Dio esistesse sarebbe dovuto intervenire!โ€. San Paolo nella seconda lettura di questa domenica ci avverte: โ€œChi crede di stare in piedi, guardi di non cadere!โ€. E Gesรน invita a mettere in gioco noi stessi, a riflettere sugli eventi e a interpretarli come segnali.

La prima parte del vangelo ci invita ad affrettarci ad entrare in un cammino di conversione. La conversione รจ un cambiamento di mentalitร , un altro modo di pensare, un altro modo di vedere il Signore, vedere gli altri e il mondo in cui viviamo, di vedere noi stessi. Eโ€™ un ritorno verso Dio. Implica un cambiamento di comportamenti come conseguenza di un cambiamento interiore.

Il sacramento che ci viene riproposto in questo tempo di quaresima con cui accogliere il dono di Dio รจ il sacramento della Confessione.

Oggi esiste una reale crisi di questo sacramento. Perchรฉ? Credo che manchi una reale evangelizzazione di questo grande dono che Dio ci fa per offrirci sacramentalmente il suo perdono, per farci sentire il suo abbraccio misericordioso. La confessione non ha nulla a che vedere col confessionale del โ€œGrande fratelloโ€, in cui vengono messe in pubblico le cose segrete e neppure con lโ€™incontro con lo psicologo. Tirando fuori le nostre cose piรน intime si pensa che la persona venga liberata, sperando non venga distrutta, da una psicanalisi profonda. La confessione ha due momenti: il proprio dolore per i peccati commessi, perchรฉ offesa fatta a Dio, a noi stessi e ai fratelli e il perdono che arriva da Dio attraverso il ministero del sacerdote, ministro di Dio. Il sacramento della riconciliazione non รจ un colpo di spugna su una vita o una guarigione istantanea, ma un trattamento da rinnovare contro una malattia cronica. Ricevuto con fede, il sacramento ci conduce verso un vero cambiamento.

La parabola del fico, nella seconda parte del vangelo, insiste sullโ€™urgenza della conversione, ma aggiunge anche la certezza che una nuova occasione รจ data al peccatore, perchรฉ accolga in se stesso la vita. Il vignaiolo – agricoltore della parabola spera contro tutto, anche contro il proprietario, tentato di applicare una misura drastica riguardo al fico sterile.

Il giardiniere ci offre il volto del Dio vivente per il quale โ€œla pazienza รจ lโ€™altro nome del suo amoreโ€. Da notare che pazienza non significa mancanza di invito. Non cessa di tendere la mano, non scoraggia mai dopo gli errori, le sterilitร . Dio non รจ paziente nel senso che si accontenta di attendere, anzi, fa di tutto per riportarci a Lui. Semina sulla nostra strada segni discreti, ma insistenti. Ci dร  fratelli e sorelle per avvertirci e accompagnarci; รจ prodigo di spinte costanti e perseveranti. Ne siamo coscienti? Ne approfittiamo?

La pazienza di Dio non รจ indifferenza. Non รจ indifferente circa i frutti incerti che possiamo produrre come se questo importasse poco. La fiducia che ci mostra dovrebbe toccarci in particolare ogni volta che riceviamo il sacramento della riconciliazione. Potremmo dire: โ€œSignore, io credo in te! E tu credi alla mia conversione?โ€. โ€œLa tua reiterata misericordia รจ il sostegno della divina speranzaโ€.

Il Signore non ci guarda come siamo, ma come dovremmo e potremmo essere. Non ci abbandona alla nostra mediocritร  e alla nostra pesantezza. Non cessa di vederci fruttificare per il Regno. Il perdono di Dio fa rivivere in noi il meglio di noi stessi, perchรฉ ci ha creati a sua somiglianza.

In questo tempo di conversione dobbiamo ripetere lโ€™umile preghiera del contadino: โ€œLasciaci ancora questโ€™anno โ€ฆ forse porteremo frutto!โ€ oppure: โ€œSignore, sii paziente con me! Concedimi una dilazione!โ€. Non possiamo dimenticare, perรฒ, che ha subรฌto un duro castigo chi ha rifiutato di rimettere al suo compagno un debito insignificante. La conclusione della parabola รจ seria: โ€œTaglialo, perchรฉ non deve sfruttare il terrenoโ€. Dio non ama le piante ornamentali.

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