Amare di più
Le parole forti con cui si apre il discorso di Gesù ci illuminano sul modo con cui il Signore aspetta il nostro amore. Gesù parla direttamente di genitori e di figli e la cosa ci rimanda immediatamente alla genealogia, la trasmissione della vita. Il padre e la madre rappresentano un radicamento nella razza umana e i figli e le figlie la sopravvivenza sulla terra. Gesù non dice che tutto questo è vano e disprezzabile. La chiesa non ha dissociato Gesù da sua Madre né da Giuseppe. Matteo e Luca ci raccontano una genealogia per radicare Gesù nella totalità del suo popolo. È necessario cercare di comprendere il vero significato di questo “amare di più” e liberarci dalla cattiva interpretazione di queste parole.
Se amo qualcuno più di Cristo, metto Cristo sullo stesso piano di questa persona. “Più” esprime sempre un comparativo di ciò che è dello stesso ordine. Ora, tra l’amore che abbiamo per i nostri genitori e Cristo c’è un cambiamento di livello. Amare è far esistere come essere umano, il più possibile; amare il Cristo, Dio, è ricevere da lui esistenza, riconoscere in Lui la sorgente di tutto, compreso l’amore che gli portiamo. Il Cristo non è uno dei personaggi della lista di coloro che conosciamo e amiamo. È fuori lista. Amare un essere umano più di Cristo significherebbe che nel nostro amore ciò che è e ciò che dice di essere amato è soggetto alla nostra bontà.
Perché, finalmente, amiamo il Cristo? Perchè Lui ci insegna che Dio è amore e perché attraverso di Lui e in Lui riceviamo il potere di uscire da noi stessi per amare veramente.
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Il testo evangelico che abbiamo letto è stato scritto in una chiesa minacciata, in una società dove scegliere la chiesa significava entrare in conflitto con parenti e amici: la situazione non è cambiata di molto. Ci cono ancora dei luoghi in cui dichiararsi per Cristo e per il Vangelo significa avvicinarsi alla prigione e alla morte.
Ci è prezioso sentire: “Chi avrà donato la propria vita a causa mia la troverà”. Si può proiettare questa frase sull’amore per i genitori. Amare i propri genitori, o la propria vita, rinunciando a Cristo, in realtà significa non amarli sufficientemente, perché è nel Cristo che la vita è amore. Come dice la Bibbia: “Il suo amore vale più della vita”. Perché è in questo amore e in questa Alleanza che si trova la vita. Questo si verifica ogni volta che accettiamo di perdere qualcosa per salvare il nostro amore per Cristo.
Tutto il cap. 10 ci parla della missione degli apostoli e dei discepoli, con le persecuzioni che li attendono, la necessità di essere attenti, le divisioni che la loro predicazione causerà. Termina invece con qualche frase sull’accoglienza dei discepoli. Chi accoglie un profeta come profeta e un giusto in quanto giusto avrà la stessa sorte del profeta e del giusto. Colui che riceve uno di questi piccoli, perché è discepolo di Cristo. Avrà la ricompensa.
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Nella logica del testo è assimilato al discepolo che riceve colui che dona, perché colui che riceve, riceve il Cristo e Colui che lo ha mandato. Riceve Cristo che viene da Dio. La ricompensa è Dio stesso.