mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 18 Dicembre 2022

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Giuseppe, non temere!

Durante tutto l’Avvento ci siamo preparati al ritorno finale di Cristo, esercitandoci nella Speranza cristiana ed eccoci arrivati a celebrare la prima venuta di Cristo, avvenuta storicamente 2022 anni fa. Sembra un tornare indietro, ma non è vero: la nascita di Gesù a Betlemme è l’inizio della fine. Con la sua venuta tutto si è compiuto: la creazione, la redenzione e la salvezza di ogni uomo. Opportunamente la storia si divide in due parti, prima e dopo di Lui. Dio ci ha detto tutto in Lui e l’umanità ha raggiunto il culmine della sua reale perfezione nel fatto che Dio stesso è diventato uomo.

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Il tempo, da allora, scorre verso la fine sicura che sarà l’inizio del mondo nuovo, quando Dio sarà tutto in tutti e ogni perfezione sarà compiuta.

Siamo in cammino verso quella meta: il secondo ritorno di Cristo, meta della nostra speranza. Cristo, venuto e risorto, è già presente in mezzo a noi ed è Lui stesso che ci conduce nel pellegrinaggio verso il traguardo della nostra vita. “Io sono la via”, ci ha detto: ci accompagna nella fede verso la visione.

In questa attesa ci viene presentata la figura di Giuseppe di Nazareth, modello di come si attende il Signore e si cammina verso di Lui. La sua avventura è paradigmatica e il suo atteggiamento un insegnamento.

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Il Signore viene all’improvviso, quando meno te lo aspetti, proprio “come un ladro di notte”. Giuseppe aveva organizzato la sua vita nella normalità, la legalità e l’amore del Signore. Si era fidanzato con la più bella ragazza del villaggio ed era pronto per il matrimonio quando viene a trovarsi nella situazione più imbarazzante in cui un fidanzato può trovarsi. Non sa capacitarsi come possa essere avvenuta per Maria una cosa simile. Gli appare un Angelo in sogno e non è che gli spiega cosa potrebbe avvenire se lui accettasse, come avvenne per Maria, ma gli dice cosa Dio ha fatto e cosa deve fare lui. Dio è il padrone assoluto di tutte le cose; è Lui che realizza il piano della nostra salvezza, a noi la libertà di accettarlo. Immaginarsi lo stupore di Giuseppe e quando poi si è confrontato con Maria, verificando la sua esperienza con quella di Lei.

Dio viene quando vuole, come vuole e nella maniera che Lui sceglie e da parte nostra ci è richiesta l’accettazione assoluta, perché il Suo piano di salvezza proceda secondo il Suo disegno.

L’esperienza di Giuseppe è la nostra: siamo nel disegno di Dio, non sfuggiamo dal suo sguardo neppure un istante. Egli ci guida con sapienza e giustizia per condurci alla salvezza. Mette sulle nostre labbra la preghiera che esprimerà tutta la nostra fede: “Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà”.

Dio sceglie il modo più originale per venire ed esserci vicino. Certamente quello che scelse per Giuseppe fu unico e irripetibile, ma anche per noi è sicuramente inatteso: Colui “in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” si manifesta come vuole, sempre per il bene dei suoi figli. Impensabile, ma vero, ci gratifica e ci conduce anche attraverso i nostri nemici, che crediamo essere un impedimento alla realizzazione dei nostri piani di lavoro, ma che invece, a conti fatti, si scopre che la loro presenza è stata provvidenziale per il nostro bene. A Giuseppe Dio mandò l’Angelo, a noi è il Suo Spirito che ci suggerisce e ci conduce. Al contrario di Giuseppe, invece di dormire è importante essere ben svegli, come ci ha esortato l’apostolo Paolo, per accorgerci della presenza del Signore, della sua venuta e soprattutto della sua Parola, perché quando parla non grida e non urla, ma suggerisce, per cui l’attenzione deve essere la caratteristica di chi attende. Anche nella Sua venuta nella carne Gesù non ha scelto la visibilità e l’ufficio delle comunicazioni del Re, ma una grotta durante la notte con l’unica partecipazione di poveri pastori.

L’esperienza di Giuseppe di Nazareth ci dice che Dio viene quando vuole e come vuole. Non prevede nessun comitato organizzativo per realizzare il Suo Natale, ci dice soltanto di vigilare e pregare perché “la nostra liberazione è vicina”.

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