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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 12 Maggio 2024

Domenica 12 Maggio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 16, 15-20

Ascensione e desiderio del cielo

Tutti desidereremmo abbracciare Gesù come la Maddalena la mattina della Resurrezione. Ma Gesù ha frenato la Maddalena non facendole compiere questo atto di amore, perché “ancora non sono salito al Padre”.

Dopo quaranta giorni “mentre gli apostoli lo guardavano, salì al cielo e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. Lì ora “siede alla destra del Padre”. “Io sono nel Padre e il Padre è in me”; “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Gesù ci ha promesso che verrà di nuovo. “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; altrimenti ve lo avrei detto: io vado a prepararvi un posto.

Quando sarò partito vi preparerò un posto. Verrò di nuovo e vi condurrò con me, perché là dove sono io siate anche voi” (Gv 14, 2-3). Si possono distinguere tre venute di Gesù. La prima volta facendosi uomo. Verrà poi alla fine del mondo per risuscitare i morti e accogliere nella sua Gloria “tutti coloro che avranno desiderato con amore la sua gloriosa manifestazione”.

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Ma prima ancora di questa sua ultima venuta ha promesso di prendere nella sua intimità in questa terra coloro che per la loro santificazione saranno divenuti capaci di vedere con gli occhi del loro cuore: “Colui che mi amerà sarà amato dal Padre mio; e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui.

Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e abiteremo in lui”. (Gv 14,21-23) Non c’è niente di più bello di lasciarsi toccare, penetrare da Cristo. La vita cristiana consiste nel lasciarsi raggiungere da Lui. Questa conoscenza intima di Cristo è fatta per crescere giorno per giorno fino a quando lui si manifesterà e potremo infine vederlo faccia a faccia ed entrare completamente nella sua gioia.

L’Ascensione non è un allontanamento del Cristo, ma, al contrario, la possibilità di una unione nuova più intima. Dopo che il Cristo fu tolto dal loro sguardo, gli apostoli si sentirono orfani. Ma in seguito, quando gli fu dato “lo Spirito di verità” entrarono in una conoscenza nuova, più profonda del loro Signore, secondo la promessa: “ancora un poco e non mi vedrete, un po’ ancora e mi vedrete di nuovo”.

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Molti desidererebbero essere vissuti all’epoca di Cristo per vederlo con i propri occhi, ma dimenticano le parole di San Paolo: “Se noi abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così”. Non possiamo conoscere Gesù Verbo incarnato che con gli occhi del cuore. Questa conoscenza intima che dobbiamo cercare come il vero tesoro della nostra vita.

È questa che ci trasforma interiormente e ci fa comunicare alla vita. La contemplazione del Cristo glorificato sveglia in noi una “nuova speranza”, la grande speranza della vita in pienezza che compirà tutti i desideri profondi del nostro cuore.

La venuta nei nostri cuori ci fa gustare sulla terra qualcosa della gioia della vita eterna, ma rimaniamo nell’attesa del “faccia a faccia” della piena glorificazione della nostra umanità. “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù: è là che è Cristo assiso alla destra del Padre. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi, infatti, siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, vostra vita sarà manifestata, allora apparirete anche voi con Lui nella gloria.” (Col 3,1-4). Questa speranza, anziché allontanarci dai nostri impegni terreni, ci permette di assumerli fino in fondo e di riconciliarci con la nostra condizione umana, con i limiti e le debolezze della nostra natura corporale.

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