mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 11 Dicembre 2022

277

Sei tu colui che deve venire?

Avvicinandoci al Natale, la parola di Dio nutre la nostra speranza facendoci vedere la condizione verso cui andiamo e nello stesso tempo lo stile di vita dell’attesa della realizzazione della grande speranza: il ritorno del Signore Nostro Gesù Cristo.

Giovanni chiede un’intervista a Gesù, tramite, i suoi inviati per sapere se è Lui “Colui che deve venire o se devono aspettare un altro”. La risposta di Gesù è la descrizione di quella che sarà la realizzazione finale dell’umanità dopo il suo ritorno: non ci saranno più sofferenze di nessun genere, non ci saranno ciechi, storpi, sordi, malati e morti. Descrive esattamente la condizione dell’umanità dopo la sua venuta.

Continua dopo il video

- Pubblicità -

Gesù stava già offrendo ai suoi seguaci dei segni di come sarà la condizione finale, anche se con una differenza sostanziale: i morti che venivano fatti risorgere da Gesù sarebbero di nuovo morti, mentre dopo la resurrezione finale la morte sarà vinta per sempre. Le malattie da cui guariva sarebbero tornate, mentre alla fine non esisterà più la sofferenza del corpo ormai glorificato, come quello del Risorto. Mentre per i contemporanei del Signore quello che Gesù faceva era offerto come un segno della sua identità, per noi è un’indicazione dell’oggetto della nostra speranza: un’umanità nuova.

Mentre Giovanni chiede a Gesù la sua identità, Gesù descrive quella di Giovanni: un profeta, e ce lo offre come esempio, d’altra parte “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista”. Il Battista è una delle figure che, insieme a Isaia e alla Madonna, ci è stata proposta come modello dell’attesa, maestro dell’Avvento. È colui che indicherà ai suoi discepoli il Messia, con un nome che gli si imprimerà per sempre nel cuore: “l’Agnello di Dio”. È l’uomo rapito completamente dalla sua missione di battistrada di Cristo; non è una canna sbattuta dal vento, non abita nei palazzi dei re e neppure indossa vesti sontuose.

- Pubblicità -

Al contrario, egli desidera sparire dopo aver annunciato “Colui che deve venire”. Si dichiara “amico dello Sposo” che è presente e lo ascolta. Esulta di gioia alla voce dello Sposo, ha il cuore pieno di gioia e desidera soltanto che lo Sposo cresca per lasciargli il posto. Dopo aver svolto il suo ruolo, aver indicato ai suoi seguaci Colui che dovevano seguire, denuncia il male dei regnanti e per amore della verità viene ucciso per il capriccio di una concubina del re. Sembra una squallida fine per “il più grande dei nati di donna”; è stato il modo per sparire e, con la corona del martirio, entrare nel Regno di cui era stato profeta.

Guardare a Gesù come oggetto della nostra Speranza e imitare Giovanni come profeti nel mondo, è il messaggio e l’impegno per questa terza tappa di preparazione al Natale del Signore.

Abituato a vedere Giovanni nelle stupende sculture di Firenze, di cui è patrono, mi ha particolarmente colpito la sua immagine nel portale del Duomo di Chartres: il giovane Giovanni, non col volto furente, ma dolcissimo che contempla l’Agnello di Dio: Giovanni contemplativo.

Il cristiano deve essere come Giovanni, un precursore di Cristo nel mondo. Lo sarà se contemplativo, un mistico. Uno che dopo averlo cercato lo ha trovato e ha sperimentato la sua presenza. Il teologo Karl Ranher dice che i cristiani di domani o saranno dei mistici o non saranno, e credo che abbia proprio ragione, perché si può annunciare solo ciò che si è sperimentato, solo così si è profeti. Perché il profeta sia credibile deve esprimere che Cristo è l’unico interesse e l’unica passione della sua vita, amare Gesù più di se stesso e desiderare che soltanto Lui cresca. È questa la proposta che Giovanni offre alla Chiesa di sempre e a ciascun cristiano in particolare: non è semplice mettere sempre Dio al primo posto e desiderare che soltanto Lui cresca. Potrebbe addirittura capitare di servirsi di Cristo per crescere noi, oppure, come, mi diceva qualcuno, scegliere “gli ultimi” per essere i primi.
La purezza e la libertà assoluta di Giovanni si staglia davanti a noi come un gigante irraggiungibile. Se lo scoraggiamento ci assale offriamo al Signore almeno il desiderio di liberarci da noi stessi perché “Lui cresca e io diminuisca”.

Fonte