mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 10 Settembre 2023

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La chiesa comunione

I testi delle tre letture di questa domenica possono essere presi nel senso morale. La prima lettura ci dice: per la vostra integrità è indispensabile avvertire i “cattivi” ‘perchè la loro condotta li conduce alla morte. La seconda lettura presenta l’amore degli altri come una legge, non un lusso. Il primo grado di questo amore consiste di non far niente di male al prossimo. Il vangelo perfeziona la consegna di Ezechiele. Rimettere un fratello sulla giusta strada sorpassa l’impegno individuale.

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Da notare che nel passaggio tra i due e tre testimoni, la chiesa, c’è sempre il passaggio da un’azione privata ad una azione ufficiale. Chi si rifiuta di ascoltare due o tre testimoni non si esclude dalla comunità ma che si rifiuta di ascoltare la comunità essa stessa esclude. Considerare come pagani e pubblicani deve essere compreso alla luce di tutto ciò che dice il Vangelo dei pagani e pubblicani. La comprensione e la carità rimangono.

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Se considerassimo i testi soltanto come un modo di comportarsi dimenticheremo qualcosa di essenziale. L’Antico Testamento ha rivelato un Dio legato ad un popolo. Il vangelo libera l’uomo dalla sua solitudine e lo inserisce in una comunità. Il cristianesimo è una religione della comunità.

Il compimento della nostra personalità e il nostro accesso a Dio e per conseguenza la nostra verità e la nostra gioia di vivere, tutto assolutamente si gioca nella maniera in cui noi ci riferiamo agli alri. Creando la Chiesa Dio non crea una religione in più, manifesta che l’uomo non può esistere realmente senza i suoi legami. Essere immagine di Dio è essenzialmente questo e la chiesa lo dimostra già.

In questa prospettiva pare che le ultime due frasi del vangelo siano in contradizione a questo mentre sono indispensabili per capire l’insieme.: E’ quando gli uomini si intendono e si uniscono nel nome di Cristo sono in comunione con la loro origine e Il loro fine. E’ perché la nostra verità di uomo è di essere insieme non possiamo disinteressarsi di ciò che fa il nostro fratello.

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“Tutto ciò che avrete legato sulla terra sarà legato anche in cielo”, è detto al plurale mentre a Pietro è detto a singolare e non si tratta di una svista dell’evangelista. Oscilliamo sempre tra una religione della comunità che può divenire una ideologia e una religione della persona che può divenire un mito ingrandendo ed espandendo se stessi. Nella Scrittura le cose sono più complesse, c’è un popolo al primo piano ma al primo piano c’è anche Abramo, Isacco, Giacobbe, David ecc… uomini che più che realizzati personalmente nella loro originalità incomparabile, sono per il popolo.

La stessa cosa avviene per Gesù Cristo che è l’uomo universale ricapitolante tutti gli esseri, perché l’uomo-Gesù che ha vissuto trenta anni in Palestina può essere tutti perché è Lui . Il resto è Lui con la sua Resurrezione. Pietro e la Comunità sono nello stesso rapporto come ciascuno di noi. La Comunità esiste veramente soltanto se ciascuno ha la sua consistenza propria. Essa non nega noi stessi ma ci fa essere ciascuno se stesso.

Da questo la carità che consiste ad amare l’altro non di un amore astratto, di un amore indistinto ma ciascuno per quello che è e come è. La comunità comincia là. Non si può avere la Chiesa senza questo rispetto e neppure si può avere il cristiano standard, conforme ad un robot perchè c’è un Padre , un Figlio e lo Spirito santo.