1. ” Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…a un mercante che va in cerca di perle preziose… a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci”: il tesoro nascosto in un campo, il mercante di perle che ne trova una imperdibile per il suo valore e la rete dei pescatori gettata in mare che viene tirata su piena di pesci. L’odierna liturgia offre alla nostra riflessione altre tre brevi parabole che chiudono il capitolo tredicesimo del vangelo di Matteo, definito appunto il discorso delle parabole.
La parabola potrebbe sembrare a prima vista una semplice storiella, una favola per bambini, ma non è così, perché lo stile parabolico che Gesù utilizza nella sua predicazione, costituisce un metodo arguto e profondo per donare utili insegnamenti di vita. Metodo che ha il grande vantaggio di indicare in modo semplice e conciso i paradigmi esistenziali della vita e della crescita spirituale. Lo costatiamo nei rapporti quotidiani, quando ricorrere a un esempio ci riesce più utile che perderci in mille spiegazioni. Attraverso le parabole, come lui stesso spiega, Gesù vuole dirci in cosa consiste il regno dei cieli, la sua preziosità, la grazia di averlo trovato e il rischio di perderlo.
2. “Il regno di Dio” è un termine presente nei vangeli sinottici, mentre “regno dei cieli” è tipico del vangelo di Matteo, tuttavia l’una e l’altra espressione sono la stessa chiave interpretativa per capire il messaggio evangelico. Per questo, sin dall’inizio del cristianesimo e lungo il corso della storia, questi termini sono stati oggetto di analisi, di studio e di interpretazione con diverse accentuazioni e la riflessione prosegue anche in questo nostro tempo. Ma che significa l’espressione regno di Dio o regno dei cieli?
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E’ chiaro che non indica un regno terreno da definire e delimitare nel tempo e nello spazio; è piuttosto l’annuncio che Dio è il Signore della storia la cui signoria è presente, attuale e si realizza malgrado tutti gli ostacoli che possano frammettersi. Il vangelo ci mostra che attraverso la presenza e l’attività di Gesù di Nazareth Dio si è inserito nella storia dell’umanità in modo del tutto nuovo. Per questo l’evangelista Marco afferma all’inizio del suo vangelo che il «tempo è compiuto» (cfr. 1,15). In Gesù, vero Dio e vero Uomo, Dio interviene e regna in maniera divina, escludendo ogni forma di potere mondano, cioè regna con l’amore che va «sino alla fine» (Gv 13,1), sino alla croce.
Tutta la vita di Gesù, il suo insegnamento e l’attività apostolica sono la prova che in Lui, Dio si è fatto vicino e regna in maniera assolutamente nuova e definitiva. E dal giorno della Pentecoste il regno dei cieli si realizza attraverso la presenza nella storia di Cristo risorto con la forza dello Spirito Santo. Per cui ovunque viene proclamato il nome di Gesù si manifesta con potenza l’azione dello Spirito Santo. I segni della presenza di questo regno divino sono molteplici e sorprendenti, alcuni visibili come miracoli e guarigioni e ogni tipo di impegno dell’uomo al servizio dell’autentica giustizia e della pace, frutto del perdono; altri segni sono interiori, invisibili, forse più importanti come la conversione dei cuori, la guarigione integrale dell’uomo, la santità nelle sue variegate forme carismatiche.
Dio regno nel cuore di coloro che in Gesù incontrano il volto del vero Dio, Padre misericordioso e pronto e abbracciare ogni essere umano e a donagli la sua stessa vita. E quando Dio regna nel cuore di un uomo vi semina la gioia che avvolge tutto e tutto rinnova. Di questo parlano le tre piccole parabole dell’odierno vangelo.
3. Il tesoro nel campo e la perla preziosa sono immagini che evocano la sorpresa di chi scopre la straordinarietà del dono di Dio, tesoro capace di dare senso nuovo alla vita. Si è felici e la gioia rende pronti ad affrontare ogni genere di difficoltà. Ma Dio regna veramente nella nostra vita e nelle nella nostre famiglie? Con queste parabole il vangelo ci stimola a riflettere sulla fede e sulla nostra adesione a Cristo. Se Lui regna in noi, pur fra le immancabili difficoltà dell’umana esistenza e pur tra tanti nostri difetti e peccati, nel cuore nasce la gioia perché, come afferma papa Francesco, “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. E la gioia è strettamente legata alla santità, alla “chiamata alla santità” che è per tutti.
In effetti, “essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17), perché all’amore di carità segue necessariamente la gioia. Queste parabole ci ricordano che se da Gesù ci facciamo tirar fuori dal nostro guscio e ci lasciamo cambiare la vita, potremo realizzare ciò scrive san Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti»” (Fl.4,4). Ed il testo evangelico commenta che «pieno di gioia» lo sconosciuto fortunato vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13,44).
E’ vero! Soltanto quando si è decisi a rinunciare a tutto e a morire a se stessi, può nascere nel cuore la gioia evangelica. Ci sono esempi di santi canonizzati e di altri non riconosciuti tali dalla Chiesa che offrono esempi luminosi di vita evangelica, perché la gioia non sparisce mai nelle loro esistenze pur in mezzo a difficoltà, incomprensioni, sofferenze e persecuzioni. A Pietro che chiede: “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?” (Mt 19,27), Il Maestro risponde che chi lascia tutto quel che ha per seguirlo ritrova tutto e molto di più. Stesso messaggio offre la parabola del mercante che, scoperta la perla preziosa è disposto a tutto pur di acquisirla e non perderla più.
La terza invece, con gli angeli che separano i pesci buoni dai cattivi, ci riconduce alla parabola del grano e della zizzania di domenica scorsa e c’insegna che la gioia si coltiva con la virtù della pazienza e dell’attesa vigilante. Infatti, il definitivo discernimento tra il bene e il male, tra chi è buono e chi è cattivo non è affidato agli uomini sulla terra, ma è compito degli angeli e avverrà alla fine della vita e della storia.
4. Un’ultima considerazione. In genere trovare il tesoro e la perla preziosa per noi è incontrare Gesù, e quando questo avviene si è pronti a grandi gesti di distacco da tutto, perché siamo in possesso della perla più preziosa che esista, del tesoro più grande della vita. Si potrebbe però considerare un’altra prospettiva: “Sono io, sei tu la perla preziosa; il mercante è Gesù che è venuto a cercarti e ti ha trovato: Per me, per te ha dato tutto se stesso comprandoci a prezzo del suo sangue”.
E’ la storia delle grandi conversioni da sant’Agostino a san Francesco, da sant’Ignazio a tanti altri uomini e donne che trovati da Gesù si sono scoperti capolavori di bellezza e sono diventati luci di amore di santità nella gioia. Se è così, come puoi dire che vali poco o addirittura nulla e attendi di essere valorizzato dalla stima degli altri? Perché non capisci che Dio ti ama così come sei ed è Lui a trasformarti in raggio di luce infinita? Lasciati “comperare” da Gesù perché la vita che propone, cioè la santità, è veramente per tutti e non importa da dove parti anche se sei il peggiore degli esseri umani.
Quello che il vangelo annuncia è la novità dell’amore divino che sa riscattare ciò che era perduto e trasformarlo in capolavoro di bellezza e di santità. Occorre ripartire da qui per capire come vivere la nostra relazione con Dio e scoprire il significato, l’importanza e il valore del dialogo da intrattenere in permanenza con Lui. Se nonostante le tue miserie capisci di essere la perla preziosa di Cristo lasciati abbracciare dalla sua misericordia e farà di te il tesoro la perla preziosa ritrovati. Amen!
AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina Facebook – Sito Web