Mons. Giovanni D’Ercole – Commento al Vangelo del 28 Maggio 2023

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1. Nella liturgia del giorno di Pentecoste risuona con insistenza e con vigore l’invocazione: “Vieni, Spirito santo”. Un’invocazione che in verità accompagna il cammino della Chiesa, di cui lo Spirito santo è l’anima, dalla Pentecoste quando ha avuto inizio la missione della Chiesa e il tempo dello Spirito santo. Per questo l’una e l’altro restano intimamente uniti e la stessa vita della Chiesa si percepisce appieno grazie all’azione dello Spirito.  La Chiesa è una perché lo Spirito la unifica; è santa perché lo Spirito la santifica; è cattolica ed apostolica grazie allo Spirito che continua a soffiare sugli apostoli e sull’intero popolo di Dio, infondendo il coraggio dell’annuncio e trasformandolo in un corpo vivente dove crescono, come scrive san Paolo, i frutti “spirituali” cioè “l’amore, la gioia, la pace, la magnanimità, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, la mitezza, il dominio di sé”. Quando però appaiono i frutti della carne, “fornicazioni, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal. 5), tradiamo la nostra missione e purtroppo, come spesso avviene, offriamo una contro-testimonianza al vangelo.

2. E’ pertanto importante lasciare agire in noi lo Spirito Santo ed i testi biblici dell’odierna solennità, nella veglia come nella messa del giorno, sono un invito a entrare nella sua intimità. L’evangelista Giovanni narra che nel giorno di Pasqua Gesù “soffiò” sugli apostoli e disse loro “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv.20,22). In verità, già prima della sua passione, aveva assicurato ai discepoli che avrebbero ricevuto lo Spirito “che il Padre manderà” (Gv14,25) e aveva aggiunto “perché prenderà del mio” (Gv16,14). Nella prima lettera ai Corinzi, che oggi ascoltiamo, l’apostolo Paolo ricorda che “noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito”(12, 13), mentre nella lettera ai Galati  aveva precisato  che “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio” (Gal 4,6) che è “Spirito di Cristo”. Senza lo Spirito santo non è dunque possibile accogliere Gesù e la fede rischia di diventare un insieme di concetti, ma senza la vita. Comprendiamo allora come l’evento che ci genera alla vita di Dio, cioè il battesimo, sia per eccellenza opera dello Spirito santo e il rito battesimale, considerato come la caparra dello Spirito nei nostri cuori, ci conferisce il dono dello Spirito e si configura quasi come una Pentecoste personale. Possa l’odierna celebrazione essere non solo una solennità da commemorare, ma l’occasione propizia per rivivere nella loro piena potenzialità i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, in modo che tutta la nostra esistenza diventi anticipazione, qui sulla terra, della vita nuova della risurrezione.

3. Un mistico ortodosso del secolo XI, san Simeone il Nuovo Teologo, nel sottolineare l’incidenza dello Spirito santo nella tradizione orientale, affermava che “scopo della vita dell’uomo è la ricerca dello Spirito santo”.  Nella nostra tradizione occidentale, in verità, la presenza dello Spirito santo non è stata così marcata e forse ancor oggi nella vita di non pochi fedeli la Terza Persona della Trinità resta un po’ uno “sconosciuto”, per cui è sempre più importante desiderare di inoltrarci nella sua conoscenza. Un buon impulso a questa riscoperta si deve al Concilio Vaticano II che, nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, “Lumen gentium”, offre un’ampia riflessione sulla missione dello Spirito santo nella Chiesa: lo Spirito dimora in essa e nei cuori dei fedeli come in un tempio; prega in loro e li guida verso la verità tutta intera; li unifica nella comunione e nel servizio. E’ ancora lo Spirito santo a provvedere ogni comunità di diversi doni gerarchici e carismatici e ad abbellirla dei suoi frutti.  Ringiovanisce le nostre comunità con la forza del vangelo e le rinnova continuamente mentre guida la Chiesa verso il compimento della perfetta unione con il suo Sposo, Gesù. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, si chiude  con questo grida di amore e invito alla  speranza: “Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. Colui che attesta queste cose dice: “Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù” (22, 17-21). Possa ognuno di noi entrare sempre più nel dinamismo mistico dello Spirito santo. Il catechismo degli adulti ci aiuta a conoscerlo e a invocarlo come Persona-amore; Persona-dono; Amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere dove il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro. Soffio del Padre, mentre dice il Verbo, Amore-dono increato che ci ottiene la vita, la santificazione e la gloria. Spirito ricco di novità inesauribile, forza dell’amore (cf.341). 

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4. Conoscere lo Spirito santo è entrare in un mistero di grazia e di amore, che solo nella fede possiamo cercare di intuire. Siamo abituati a sentire parlare della kénosi del Figlio di Dio, cioè del suo svuotamento e totale annientamento perché incarnandosi Dio si è spogliato per amore degli uomini della sua natura divina (v. Fil 2,6-11). La tradizione dell’oriente cristiano parla molto anche della kénosi dello Spirito santo, che agisce in noi per santificarci come “carità in kénosi”. Lo Spirito cioè opera in modo nascosto, con estrema umiltà nel pieno rispetto della libera volontà dell’uomo. “Lo Spirito bussa, ma non sfonda la porta”, amano dire i nostri fratelli orientali, per sottolineare che la sua opera si conforma alle esigenze e alle attese di ogni credente e, quando gli si apre la porta, produce una miriade di frutti diversi come ammiriamo nella vita dei santi, presenti in ogni epoca dentro e fuori delle nostre comunità ecclesiali. Da qui la ricchezza e la pluralità dei carismi che lo Spirito suscita in ogni angolo della terra; da qui la maniera diversa di pregare e le tante modalità spirituali che caratterizzano la grande famiglia dei credenti.   Lo Spirito santo ama coltivare un rapporto personale con ciascuno e, in maniera misteriosa, introduce coloro che lo accolgono nel mistero della vita divina. Diversi Padri della Chiesa, come ad esempio sant’Ireneo e sant’Atanasio, affermano che “Dio ha creato il mondo perché il Figlio di Dio potesse diventare uomo, al fine che l’uomo potesse diventare Dio per grazia e partecipare alle condizioni dell’esistenza divina, cioè, Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare Dio”. Se questo è vero, prosegue l’insegnamento dei Padri della Chiesa, “l’immagine di Dio” è ciò che l’uomo ha ricevuto gratuitamente, mentre la “somiglianza divina” è il compito che gli è affidato e per portarlo a compimento occorre che diventi “pneumatoforo” cioè portatore dello Spirito, aprendo il suo cuore pienamente alla volontà del Padre celeste, illuminato e guidato dallo Spirito santo.

5. A fronte di un mondo che sembra allontanarsi sempre più dal Dio di Gesù Cristo, si registra in questo nostro tempo un impressionante “risveglio cristiano” come ad esempio nell’Asbury University di Wilmore, cittadina del Kentucky negli USA, dove dal febbraio di quest’anno continuano ad arrivare persone da ogni parte del mondo. E’ come se si fosse aperto il paradiso – si legge nelle cronache – e si moltiplicano le testimonianze di quanti affermano di aver incontrato una dolce presenza, aver sperimentato una pace profonda, e un potente senso di trascendenza. Sembra essere in atto un ripristino improvviso, potente ed entusiasta del vigore religioso all’interno di una chiesa protestante. E se è vero che la parola “risveglio” non compare nella Bibbia, è però spesso usata per descrivere le effusioni dello Spirito di Dio che si traducono in una trasformazione individuale e collettiva, in un maggior amore per il prossimo e nell’audacia nel testimoniare il Vangelo. Questo prodigio può rinnovarsi in ognuno di noi, nelle nostre comunità e parrocchie se con fede docile lasciamo agire lo Spirito santo. Proprio a questo tende il moltiplicarsi di veglie e incontri di preghiera in ogni angolo del mondo.  Anche oggi, nella sequenza che oggi precede il canto al vangelo, assai ricca di richiami biblici ed esistenziali, noi così coralmente invochiamo: ”Vieni Spirito Santo, manda a noi un raggio della tua luce, vieni datore dei doni. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna”.

6. Come gli apostoli raccolti nel cenacolo con Maria, facciamo della nostra esistenza un’incessante invocazione dello Spirito santo: Vieni, Spirito della vita, soffia con potenza in noi e nelle nostre famiglie e comunità  rendendoci un cuor solo e un’anima sola, come si legge dei cristiani della prima ora. Aiutaci, Spirito di verità, a saper riconoscere i tuoi interventi nella nostra esistenza personale e nella vita della Chiesa; insegnaci, Spirito di pietà e di sapienza a domandare ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Prega in noi e per noi perché tutta la nostra esistenza diventi lode e ringraziamento. Spirito potente, dono ineffabile del Padre celeste, vieni in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma tu stesso intercedi con insistenza per noi (Cf. Rm 8,26). E tu, Maria, Madre della Chiesa, Sposa dello Spirito santo, associata a Lui in questo ministero di grazia, ottienici una costante rinnovatrice effusione di amore divino. Aiutaci a sbarazzarci di tutto ciò che ostacola la voce dello Spirito dentro di noi perché non ci lasciamo permeare dallo spirito di questo mondo. E le nostre persone vivano immerse  nell’amore dello Spirito divino  perché tutta l’esistenza possa diventare una liturgia, che trasforma in lode e ringraziamento a Dio, tutto ciò che costituisce la nostra realtà, anche le cose più semplici e quotidiane, le nostre preoccupazioni e sofferenze e persino la nostra incapacità o impossibilità a vivere il vangelo. E con il santo card Henry Newman ci permettiamo di ripetere:

“Spirito Santo, anima della mia anima, io Ti adoro, illuminami, guidami, rinvigoriscimi, dimmi cosa debbo fare e comandami. Ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che desideri da me ed accettare quanto Tu permetta mi accada, fammi solo conoscere la tua volontà. Ricevi, o Spirito d’Amore, la consacrazione perfetta ed assoluta che oggi Ti faccio di tutto me stesso, affinché Ti degni d’essere d’ora in poi, in ogni istante della mia vita ed in ogni mia azione, il mio Direttore e Guida, la mia Luce, la mia Forza e tutto l’amore del mio cuore. Maria, Madre mia, concedimi questa grazia, sono tutto tuo”. Amen!

AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina FacebookSito Web
✝️ Commento al brano del Vangelo della Messa del giorno: ✝ Gv 20,19-23