1.โChi ama padre o madre piรน di me, non รจ degno di me; chi ama figlio o figlia piรน di me, non รจ degno di meโ. A prima vista, queste parole di Gesรน, che ci propone oggi il vangelo, suonano esigenti e in veritร lo sono. Appaiono piรน dure se le leggiamo in un โaltra versione, nella quale Gesรน dice che per amarlo e seguirlo bisogna essere disposti addirittura al rifiuto dei propri cari. Scrive infatti lโevangelista Luca: ยซSe uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc. 14, 26). Capite: odiare il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e perfino la propria vita per andare dietro a Gesรน! Si tratta quasi di una pretesa inaudita e umanamente inconcepibile, tuttavia รจ il divino Maestro che parla a coloro che vogliono seguirlo per cui, superata la prima immediata reazione emotiva, questa parola va ascoltata con attenzione e poi meditata, ed รจ bene invocare lo Spirito Santo perchรฉ ci aiuti a comprenderla in profonditร e accettarla con amore.
Tenendo perรฒ conto dello stile letterario dellโepoca e della lingua in cui si esprime, ci si rende conto che Gesรน non pretende il rigetto e addirittura lโodio per i propri genitori, tanto piรน che ciรฒ andrebbe contro lo stesso insegnamento divino (cf. Es 20,12; Dt 5,16), ben codificato nel quarto comandamento del Decalogo. Afferma in proposito il catechismo della Chiesa cattolica: โIl quarto comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilitร verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l’aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza. Gesรน richiama questo dovere di riconoscenzaโ(n.2218). Non possiamo nemmeno pensare che Gesรน esiga un amore totalitario ed esclusivo verso di lui, quasi geloso per la sua persona. Dobbiamo invece situare queste sue parole nel contesto di una totale fiducia verso di Lui, nella certezza che anche quando ci propone o domanda qualcosa di difficile e persino umanamente impossibile, lo fa sempre e solo per il nostro bene. Non si tratta allora di essere ciechi o fatalisti, nemmeno di lasciarsi guidare da una vana illusione nei momenti bui e complicati della nostra esistenza.
Il Signore ci chiama a conservare una fiducia saldamente radicata in Colui che รจ il sommo bene, il Dio che รจ Amore misericordioso, il quale, come scrive Alessandro Manzoni neย I Promessi Sposi, โnon turba mai la gioia dei suoi figli se non per darne loro una piรน certa e piรน grandeโ (cap. VIII). ย E se vogliamo seguirlo fedelmente esige che nulla e nessuno sia anteposto a lui, alla sua volontร e al suo amore. Ben comprese questo san Benedetto, il quale non dette inizio a fondazioni monastiche con lo scopo di evangelizzare le popolazioni barbare, come fecero altri grandi monaci missionari della stessa sua epoca. Volle invece aiutare, quanti erano desiderosi di dare un senso alla loro vita, a comprendere che lo scopo unico dellโesistenza umana รจ la sincera ricerca di Dio: “Quaerere Deum, cercare Dio”. Sapeva infatti che quando un credente entra in relazione profonda con il Signore non si puรฒ accontentare della mediocritร e di una religiositร superficiale. Per esprimere questโideale prese in prestito unโespressione di san Cipriano sintetizzandola cosรฌ nella sua Regola come programma per i monaci (IV, 21): “Nihil amori Christi praeponere, Niente anteporre allโamore di Cristo”. Rispondere โsรฌโ a tutto e in tutto a Gesรน: ecco cosa egli attende dai suoi discepoli. Eโ il cammino della santitร tanto piรน urgente in questโepoca in cui si avverte la necessitร di ancorare saldamente la storia personale e comunitaria a stabili e sicuri riferimenti umani e spirituali.
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2. Chi puรฒ avere il coraggio di scelte cosรฌ radicali? Dove attingere la forza per resistere alle molteplici difficoltร e tentazioni che rendono faticose anche le relazioni piรน comuni e quotidiane, ad esempio quelle familiari? Come accogliere un invito talmente radicale di Cristo? Torniamo al brano del vangelo odierno che chiude il lungo discorso di Gesรน detto โapostolicoโ o โmissionarioโ. Un discorso che, benchรฉ sia diretto agli apostoli, interessa tutti i cristiani, perchรฉ con il battesimo siamo chiamati e inviati ad annunciare il regno dei cieli ormai vicino (cf. Mt 10,7) e a far arretrare il potere del demonio (cf. Mt 10,1).
Qui lโevangelista ha raccolto consigli e indicazioni operative che il divino Maestro in svariate circostanze ha partecipato ai suoi ascoltatori delineando lโidentikit del missionario. A chi intende seguire le sue orme chiede anzitutto di pregare molto senza stancarsi ย e poi gli domanda di porre ogni fiducia in Colui che lo sceglie ย per una missione ben piรน grande di ogni umana possibilitร . Non gli assicura unโesistenza senza sofferenze e fatiche e anzi lo previene che contrasti e opposizioni, abbandoni e tradimenti, imprevisti e insuccessi saranno compagni inseparabili del suo cammino, senza escludere persino il martirio. E perchรฉ tutto questo? Perchรฉ la missione del credente si svolge in un mondo in cui da sempre si consuma lo scontro tra il bene e il male, tra la veritร e la menzogna mentre piรน intensa si fa la lotta di satana contro i veri amici di Dio.
Lโesperienza mostra che se si vuole essere coerenti con il vangelo ci si ritrova confrontati a opposizioni e gelosie, divisioni e incomprensioni, emarginazioni e persecuzioni. E mentre Gesรน continua a chiamare operai nella sua vigna, chiunque intende accogliere il suo appello, deve ben sapere cosa lo attende; al tempo stesso perรฒ puรฒ contare sul suo aiuto e sulla convinzione profonda che da Lui riceverร la forza e il coraggio di fare scelte radicali per mettere il Signore al primo posto nella sua vita e nella sua azione. ย In tale prospettiva si evidenza meglio la parola di Cristo: se i genitori, o chiunque altro a cui siamo legati da ogni tipo di vincolo di parentela e di amore o interesse umano, costituiscono un impedimento alla fedeltร al vangelo, non cโรจ altra scelta che riaffermare il primato assoluto di Dio mettendo in secondo piano tutto il resto e persino noi stessi. ย
Con il linguaggio semitico familiare a Gesรน, un linguaggio che utilizzava immagini assai concrete e si serviva di un modo di esprimersi ricco di antitesi e di forti contrasti, nel passo parallelo del vangelo di Luca Gesรน arriva persino ad utilizzare il verbo odiare: โSe uno viene a me e non odia โฆ.non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc 14,26). Tutto ciรฒ che ostacola nel seguire Cristo, siano persone o cose, va โodiatoโ, cioรจ deve essere considerato un ostacolo da eliminare senza paura e senza esitazioni. Alla luce di questa radicalitร , ci sentiamo stimolati a rileggere la nostra storia, a riflettere sulle nostre scelte e aspirazioni, e soprattutto a ben ponderare ogni decisione in questo nostro tempo dove domina la logica dei facili compromessi e si respira un clima di incertezza e confusione.
ย 3. โChi non prende la propria croce e non mi segue, non รจ degno di me. Chi avrร tenuto per sรฉ la propria vita, la perderร , e chi avrร perduto la propria vita per causa mia, la troverร โ. ย Gesรน continua nel parlare chiaramente e senza sconti.Prendere la propria croce non appare proprio il linguaggio piรน consono alla mentalitร oggi dominante che in ogni modo vorrebbe eliminare il dolore, la fatica e la sofferenza dallโorizzonte del vivere quotidiano. Eppure il vangelo non invecchia ed รจ sempre attuale. Rinunciare a tutto per Gesรน appare paradossale, ma รจ il gesto piรน liberante. โSe siamo morti con Cristo โ afferma san Paolo nella lettera ai Romani โ crediamo anche che vivremo con lui sapendo che la morte non ha piรน potere su di luiโ. Prendere, abbracciare la propria croce รจ quindi morire con Cristo uccidendo la prepotenza del proprio โegoโ, liberandosi dal peso dellโuomo vecchio, dalla schiavitรน del peccato e dallโinflusso del demonio, โil principe di questo mondoโ (Gv 12,31; 16,11).
โCosi anche voi โ prosegue lโApostolo โconsideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesรนโ. Sembra impossibile, ma lโesperienza dei santi prova che il vero discepolo non ha altra strada che far morire nel suo cuore tutto ciรฒ che appartiene alla mondanitร , allo spirito di questo secolo; smettere di considerarsi importanti agli occhi del mondo per aprirsi alla conoscenza vera di Cristo e in lui assaporare la bellezza della sua sequela. Liberati dallโenergia dello Spirito Santo, possiamo entrare con gioia e pace nel mistero della morte di Cristo, e con lui consegnare la vita al vangelo spendendola nel compiere solo e sempre la volontร divina, amando il prossimo in maniera gratuita e disinteressata. Vivere in Dio รจ il respiro della novitร del cristiano. Quanti uomini e donne nel corso dei millenni lo hanno compreso e realizzato: sono i martiri e i confessori della fede che veneriamo e invochiamo perchรฉ ci aiutino a imitarli. ย
Ma accanto a quelli iscritti nel catalogo dei santi della Chiesa cattolica, ci sono molti altri uomini e donne di Dio โsanti della porta accantoโ, come li definisce papa Francesco. Eโ lโeroismo di persone piรน o meno โnascosteโ come Chiara Corbella Petrillo o Benedetta Bianchi Porro e con loro una schiera di bambini, adolescenti e giovani, adulti e anziani dei quali non conosciamo il nome e vivono lโordinarietร del quotidiano. Accettando tutto ciรฒ che avviene nella loro vita, danno testimonianza di un amore concreto fatto di piccoli gesti e con serenitร subendo pazientemente prove e sofferenze fisiche e morali qualche volta veramente grandi. La loro testimonianza รจ quellโantidoto necessario per neutralizzare al veleno del secolo, che รจ lโattaccamento al successo, al piacere e allโapparire, al rifiuto di ogni forma di sofferenza e ricerca di tutte le comoditร e forme di ogni confort. Scriveva con intelligente lettura della storia in proposito G. K. Chesterton: โOgni generazione รจ convertita dal santo che ne รจ agli antipodi e piรน la contraddiceโ. ย
4. Sรฌ, perchรฉ i santi sono i soli che scrivonoย con il loro esempio la storia della speranza dellโumanitร ,ย e questa storia dura nel corso dei secoli. ย Pensiamo a Perpetua e Felicita, due donne del terzo secolo d. C. accomunate dalla fede cristiana. Al procuratore Ilariano che, avendo il potere della spada, disse a ciascuna di loro: โAbbi pietร dei capelli bianchi di tuo padre e della tenera etร d tuo figlio. Sacrifica agli dรจi per la salute degli imperatoriโ, risposero in maniera unanime: โNon facciamo sacrifici agli dรจiโ. ย E alla successiva richiesta: โSei cristiana?โ, piรน decisa e chiara la replica di ognuna di esse: โSรฌ, sono cristianaโ. (Passione di Perpetua e Felicita 6,3-4). Chiaro esempio di come allโamore per Cristo non sia da anteporre nessun altro amore legittimo, santo e buono fossero pure i legami familiari. Questo รจ il radicalismo cristiano, una sequela vissuta nellโamore appassionato per Cristo che fa del discepolo un credibile testimone del โRegno che vieneโ, grazie a una relazione che riempie lโesistenza e che conduce a non aver paura di sacrificare la propria vita. Un amore del genere non รจ immaginabile imporlo oppure riuscire ad ottenerlo grazie a uno sforzo volontaristico: lo si puรฒ sicuramente desiderare con unโardente aspirazione, ma solo la Grazia divina puรฒ renderlo possibile.ย
San Francesco nella Ammonizione VI, invita a volgere lo sguardo del cuore a Cristo buon pastore, che per amore nostro sostenne la morte in croce. Egli cosรฌ scrive: โGuardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore lโhanno seguito nella tribolazione e persecuzione, nella vergogna e nella fame, nella infermitร e nella tentazione e in altre simili cose; e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna. Perciรฒ รจ grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il raccontarle e predicarleโ. Se la croce รจ il segno e lโevento con il quale il Salvatore si รจ assunto tutte le nostre miserie per arricchirci del suo amore, perchรฉ aver paura di abbracciare ogni giorno la nostra croce e, alla luce dellโamore crocifisso, costruire ogni relazione con il prossimo? โChi accoglie voi โ dice Gesรน โ accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandatoโ. Perchรฉ esitare nel prenderci cura di quanti incontriamo sul cammino della vita, seguendo le orme del Maestro buon Pastore che morendo in croce fa dono della sua vita per tutte le sue pecore?.
AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina Facebook – Sito Webย Commento al brano del Vangelo di:ย ย โย Mt 10,37-42